Completiamo il nostro piccolo omaggio a Stephen King analizzando la sua saga fantasy per eccellenza: la Torre Nera!
Riprendiamo il nostro piccolo viaggio nell’opera e nella mente del maestro dell’horror, Stephen King. Abbiamo visto insieme i caratteri principali, lo stile e i più grandi successi che hanno portato King sempre più vicino al Walhalla degli scrittori più importanti di tutti i tempi. Lo spirito fantasy che lo ha spinto negli anni, lo ha portato a scrivere opere intense e surreali, passando dai vampiri, agli spiriti infestatori, fino agli alieni. Il tratto caratteristico che accomuna quasi tutte le sue opere è lo sfondo e l’atmosfera horror, con locations suggestive ed inquietanti e personaggi che lo sono anche di più. Ma, cosa che molte persone non sanno, Stephen King ha praticamente iniziato la sua attività in modo leggermente diverso: stiamo parlando della serie di libri di “La Torre Nera”.
Tra le sue prime opere troviamo “L’ultimo cavaliere”, capostipite della fortunata serie sul pistolero Roland di Gilead. Il nostro caro autore comincia a scrivere molto presto il primo romanzo della serie, che verrà poi pubblicato solo nel 1982 in un’edizione limitata, e poi riveduto e corretto per una seconda edizione nell”88, disponibile per le masse. La stesura della saga subisce diversi stop: prima viene abbandonata, poi ripresa e corretta, infine terminata solo nel 2012, poco meno di due anni fa. Per King, questa serie è stata tra le più amate e le più odiate: terminarla ha richiesto anni e diversi sforzi, ma lui stesso ha affermato: “La Torre Nera è il grande contenitore di tutta la mia opera letteraria, il piedistallo dal quale ha spiccato il balzo finale verso la vetta”. Riscuotendo inevitabilmente molti consensi, la saga è stata trasformata anche in una serie a fumetti della Marvel. Cosa non da poco, insomma.
Sulla trama non vorrei sbilanciarmi troppo, in modo da non “spoilerare” nulla a chi volesse intraprendere la lettura degli otto romanzi de “La Torre Nera” (più i volumi a parte pubblicati dall’autore, ambientati nella stessa dimensione). Il protagonista è Roland Deschain, proveniente dall’ormai distrutta città di Gilead, ultimo rimasto in vita (o così pare) di un’antica stirpe di cavalieri dediti all’uso delle pistole. Il mondo di Roland, il Tutto-Mondo, è descrivibile come una dimensione parallela alla nostra realtà, terribile e maestosa e a tratti anche collegata con il mondo che conosciamo, sotto più di un aspetto. Roland intraprende un viaggio lungo e tortuoso, incontrerà demoni, spettri, entità soprannaturali e persone più o meno ostili. Alcune di queste provenienti dalla nostra New York. Ognuno di loro arriva da un diverso momento degli anni ’70 newyorkesi, e si uniranno al nostro eroe a formare il suo kat-et, ovvero la sua compagnia.
Roland è all’inseguimento di una persona misteriosa e apparentemente malvagia e demoniaca, capace di resuscitare i morti, controllare le menti e molto altro ancora. Il suo nome è Walter, il mago, il quale sembrerà a tratti ostacolare Roland, mentre in altre occasioni sembrerà quasi voler essere raggiunto dal pistolero. Roland insegue Walter per un unico scopo, che dà ragione alla sua esistenza e alle sue peripezie: il mago è l’unico a conoscere con precisione come riuscire a raggiungere la Torre Nera, dalla quale anela a comandare il Tutto-Mondo. Ma, in realtà, il mago altro non è che un servo di un entità assai più pericolosa, il sanguinario Re Rosso. Da parte sua Roland spera di raggiungere la Torre in modo da prevenire la distruzione totale del suo mondo ad opera di forze oscure.
Questo è solo un quadro generale della storia di Roland di Gilead. I romanzi sono ricchi di ambientazioni incredibilmente dettagliate e maestose, l’atmosfera è molto cupa e, nonostante gli eventi inspiegabili e intrisi di magia, rimane comunque credibile e realistica. Il mondo devastato e solitario di Roland si rifà a diverse esperienze dell’autore. Importantissimo è stato il contributo di Sergio Leone, che appassionò con la sua “Trilogia del Dollaro” il giovane Stephen King, che quindi decise di omaggiarlo e in parte imitarlo ambientando le vicende della Torre Nera in un mondo molto simile al Far West americano. Molto interessante è anche il confronto tra il Tutto-Mondo kinghiano e “The Waste Land” di T.S. Eliot, al quale si è liberamente ispirato nel descrivere il degrado umano e climatico che imperversa nei romanzi della serie.
Ma ciò che più ci interessa è il suo rapporto con Tolkien. Tra le più grandi passioni del giovane Stephen, i libri di Tolkien lasciarono un segno indelebile nel giovane animo dello scrittore americano, tanto che la decisione e l’idea del viaggio di Roland, lasciando stare altre influenze come quella di Lovecraft, ebbe inizio proprio grazie all’ormai indimenticabile autore de “Il Signore degli Anelli”. La passione sfrenata per il fantasy e l’animo un po’ hippie riescono a scuotere il suo spirito creativo fino a dare forma ai primi passi del pistolero sulla carta, “non tanto per imitare Tolkien, ma per riuscire a sfiorare con le dita quel mondo incredibile che lui solo avrebbe potuto incidere così bene nelle pieghe della mia anima” (cit.). La stessa Torre Nera, in effetti, potrebbe essere considerata senza problemi una trasposizione della famosa torre di Barad-dur.
Il primo libro, nonostante le revisioni e le correzioni finali, risente molto, nello stile, dell’estrema giovinezza di Stephen e può apparire molto diverso e più caotico rispetto agli altri romanzi della serie. Ma tolto questo, la saga nel suo complesso è tra le più importanti, apprezzate e profonde opere del “Re del Terrore”, a tratti oscuro ed enigmatico, a tratti affascinante e travolgente, definito a buon titolo il “Magnum Opum” di Stephen King. E con questo scorcio alla grande saga della Torre Nera chiudiamo il nostro piccolo excursus nell’opera di King, tra i più grandi dei nostri tempi, che a settant’anni suonati continua a sfornare successi. E speriamo che continui a farlo ancora per molto tempo.
– Giovanni Vietri –