Prima parte di un dossier critico sul genere fantasy: quali sono gli scrittori che meritano davvero di essere letti?
Il fantasy puro è spesso denigrato da gran parte della popolazione italiana over 45. Per quanto torto gli si voglia dare, il fantasy non è per tutti: sia dall’ottica dello scrittore che da quella del lettore, solo alcuni all’interno di queste due categorie meriterebbero di consumare alberi per scrivere di fantasy, e gli altri di impugnare la copertina dei fantasy che fanno storia.
In questo piccolo spazio settimanale è interessante sviluppare una critica sulla qualità degli scrittori moderni di fantasy. Ammetto di non potermi più inserire tra i divoratori di questo genere per lo scarso tempo a disposizione, e neppure tra gli scrittori non altrimenti occupati (mi sembra un termine più elegante) che si cimentano nella battitura quotidiana della tastiera, ma è importante capire quale sia il punto di vista del lettore medio tanto per far crescere il settore quanto per comprendere la weltanschauung (troppo?) di chi apprezzerebbe libri di alta qualità e non solo per bambini come li indicano gli ultra cinquantenni.
Perché diventare scrittori fantasy? Chi ve lo fa fare? La passione forse, di certo non il denaro, valutato che la contrattualizzazione di uno scrittore da parte della società editoriale comporta un guadagno per lo scrittore di 3-4 euro su 20 euro di copertina del libro, che tra l’altro vengono versati solo al raggiungimento di determinati target di vendita, come avviene per la pubblicazione di qualsiasi libro di narrativa. Questo quando si è così straordinariamente fortunati da trovare un editore. Altrimenti ci si butta sul selfpublishing e/o l’autofinanziamento, o addirittura la sola pubblicazione in versione ebook online, dove il guadagno è quasi del 100% del prezzo di vendita, ma stiamo sempre intorno ai 3 euro a copia venduta, se non meno.
È davvero così necessario tediare mamma, papà, zii e nonni con i propri capolavori?
D’altra parte la critica – necessaria per cominciare a vedere gli scaffali delle librerie con volumi di altro rilievo più che copertine con rose sgocciolanti sangue ovunque – non si muove solo per i piccoli scrittori in cerca di fama.
I libri fantasy che vengono graziati dall’industria cinematografica, nel periodo direttamente coincidente con l’uscita di un film o quello subito dopo, fanno la fortuna dell’autore che si vede cadere in testa milioni di dollari, come è successo con i nomi più altisonanti del 21° secolo (Harry Potter, JK Rowling donna più ricca d’Inghilterra; Il Trono di Spade, George RR Martin che si svaga comprando cinema; ecc…). Ma è lecito chiedersi se dietro le spettacolarizzazioni date da effetti speciali hollywoodiani e trame tagliuzzate per tirarne fuori il meglio, si celi davvero un autore di qualità.
“La dottrina è discorde” direbbe un qualsiasi giurista, ma sicuramente è facile trovare chi, portando l’esempio di George Martin, lo critica pesantemente e accusa i suoi fan di sopravvalutarlo (ndr, anche uno dei doppiatori italiani della serie tv), non dimenticando che per concludere il ciclo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sta impiegando decenni ed in molti dei suoi libri ci sono decine, se non centinaia di pagine morte in cui la storia evolve con grande sofferenza per il lettore.
Non voglio dubitare che ad oggi ancora esistono autori di classe e testi che meritino il tempo perso dietro migliaia di pagine di storie fantasy, ma i tempi di Tolkien o di R. A. Salvatore non sembrano più nei paraggi.
La prossima settimana tratteremo gli altri immeritevoli di essere annoverati quali cultori del fantasy e, mentre Kant scrisse la sua Critica alla ragion pura, noi scriveremo la nostra Critica ai lettori (alcuni).
– Alessio Giaquinto –