Se il genere umano avesse sospettato di quante creature lo circondino ogni giorno, forse avrebbe smesso di contattare strane forme di vita aliene nell’universo.
Palindra Stevenson, archeologa scozzese specializzata in storia russa, ha appena rinvenuto fra i resti di un di un accampamento una colossale armatura e uno strano medaglione sul quale vi è un’incisione in uno strano alfabeto.
Viktor Juriev è un guerriero cosacco che avrebbe dovuto perdere la vita proprio nell’ottobre 1582. Tuttavia la sua natura di immortale gli ha consentito di sopravvivere allo scorrere dei secoli.
Tybaerius Siclair è un vampiro millenario, amico di vecchia data di Viktor e sovvenzionatore del museo dove verrà custodita l’armatura e con esso il medaglione. Ma Coralie, la vecchia compagna di Viktor, nutre un particolare interesse nei confronti di quel medaglione e delle sue capacità.
Torniamo a noi. Sono stata breve sulla trama perché ritengo che Palindra sia un libro tutto da scoprire. Così come le rivelazioni archeologiche si sradicano fino a formare la storia, allo stesso modo la trama risulta un mix perfetto di esoterismo, storia, mito e il mondo dell’urban fantasy. Un po’ come un Indiana Jones in gonnella, attraverso la scoperta di Palindra la trama trova modo di districarsi e diradarsi in un corso di epoche differenti tra loro. Dall’antico Egitto, Londra, la steppa russa e la terra di Uruk. Quello che Elena Ticozzi Valerio fa non è solo raccontare la sua storia, ma anche lanciare uno spunto per farci conoscere quella che è pur sempre la storia del nostro mondo. L’autrice dà modo di essere preparata sugli argomenti che si trova ad affrontare. Sicuramente alla base vi è una profonda documentazione su miti e leggende dei popoli che ha deciso di trattare e ancore degli eventi storici che ha voluto inserire all’interno della trama e che finiscono per incastrarsi con le vicende vissute dai suoi protagonisti. È un elemento questo che ho trovato particolarmente interessante. Spesso mi è capitato di leggere racconti che finiscono per ritrovarsi parecchi anacronismi all’interno della trama. Mi è capitato di leggere di chi non conosce il tempo che descrive. Elena lo fa e lo dimostra anche citando spesso le sue fonti (per quelli più ignoranti sugli argomenti trattati, come la sottoscritta). Ottimo anche perché induce un lettore a provare curiosità verso quegli argomenti, sempre che il suddetto lettore sia un soggetto curioso, appassionato di storia e cultura.
In conclusione, se dovessi scegliere un pubblico per questo libro sceglierei chi ha già un amore per le antichità, tanto per cominciare. Ho l’impressione che siano quelli che potrebbero apprezzarlo maggiormente e forse comprenderlo al meglio.
Per il resto, la scrittura è chiara, i periodi non sono complessi, lo stile lineare. Forse l’unica difficoltà l’ho trovata con le parole straniere che mi hanno costretta a dover interrompere la lettura per cercare nelle note non solo il significato, ma anche come leggerle in quanto scritte molte con alfabeto cirillico (credo).
Simpatica l’appendice finale con la lingua Tukcin, il piccolo dizionario e alcune regole di grammatica, mi hanno fatto sospettare un profondo amore per le lingue anche da parte dell’autrice.
In ogni caso, nell’attesa dell’intervista, vi rimandiamo, se vi abbiamo incuriosito, al link di Amazon dove è possibile acquistare Palindra.
–Eleonora Carrano–