Devastazione e morte accompagnano quasi tutte le vicende de “Il Trono di Spade”. Ma tutto questo cosa comporta?
Il grande ed articolato mondo creato da George R.R. Martin nella famosa saga de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” è notoriamente caratterizzato da una più che discreta abbondanza di morte. Come tutti gli appassionati dei libri o della serie sanno, ciò non si applica solo alle migliaia e migliaia di soldati e cavalieri che perdono la vita nei molteplici scontri che avvengono per il Westeros e anche oltre. Molto spesso, infatti, il buon vecchio Martin tende a far fare una brutta fine anche a personaggi centrali e, ancor più spesso, in modi piuttosto brutali o inaspettati.
I primi due libri italiani e la prima stagione della serie TV della HBO a loro dedicata si aprono in modo molto indicativo con una serie di morti, a partire da personaggi secondari, per arrivare in un climax ascendente, fino al re stesso e infine al protagonista, per così dire, di questa prima parte della storia. E andando ancora più avanti, apparirà sempre più evidente come la morte tenda a raggiungere prevalentemente personaggi che mai ci si aspetterebbe di veder crepare. In particolare, i “buoni” sembrano spirare più in fretta dei “cattivi”. Questa caratteristica del mondo di “Game of Thrones” è ormai diventata più che famosa e Martin sembra sempre di più un indefesso e crudele boia armato di mannaia, pronto ad affettare il primo personaggio di nobili intenti che gli capita davanti.
La morte di Lord Eddard Stark rende conto di un importante aspetto implicito della filosofia del Westeros, una filosofia che, tutto sommato, potrebbe applicarsi bene anche nella nostra dimensione: l’estremo altruismo, l’integrità morale e la sincerità molto spesso non vengono ripagati. Anzi, a ripagare Ned del proprio animo buono e cavalleresco ci pensa il boia Ilyn Payne, che dona un gentile bacio gelido al collo del signore di Grande Inverno. In un universo fantasy di questo tipo, il realismo impregna buona parte della narrazione. Attraverso intrighi, inganni e corruzione si ottiene molto più che con l’onestà e la verità. E così è il malvagio Joffrey a sedere sul freddo e appuntito Trono di Spade.
Al di là del mare, nelle terre dothraki e nelle Città Libere, sembra che la giustizia agisca in modo diverso, almeno in parte. Il malefico e folle Viserys, affamato di potere, viene incoronato, sì, ma con oro liquido incandescente. La sorella Daenerys conosce per un p0′ la felicità prima che il suo Drogo gli venga portato via, ad opera di una strega vendicativa. Ed è soprattutto in queste terre che la magia opera a livelli più alti nella trama, addirittura dando alla luce tre draghi, razza estinta da tempo. Ma la magia è un potere che va oltre le possibilità umane e il suo uso è pericoloso. La morte oltre il Mare Stretto sarà molto spesso caratterizzata proprio da questo aspetto.
Il richiamo della tomba sembra meno intenso nel caso di determinati soggetti, o almeno così sembra. Il prototipo del vecchio condottiero, astuto ed esperto, denota anche una certa abilità nella schivare la falce della nera signora. È il caso, ad esempio, di Tywin Lannister che, nonostante l’età, resiste e vince molte importanti battaglie. Il giovane lupo Robb Stark ha dalla sua il vigore e il coraggio, ma la sua giovinezza lo porta inevitabilmente a commettere errori. E in un mondo come questo, una sola debolezza può costare cara. Molto cara. Un altro tipo di personaggio che sembra essere molto caro a Martin è lo storpio, il deforme o semplicemente il reietto, il dimenticato. Nonostante tutto, Brandon Stark sopravvive a quasi tutta la sua famiglia, pur non avendo l’uso delle gambe e Jon Snow, bastardo bistrattato dai più, riesce a trovare un suo equilibrio. Tyrion Lannister è un ibrido, si potrebbe dire: il suo nanismo lo rende poco meno di uno storpio ma il suo cervello fa si che possa avere un ruolo ugualmente centrale e sopravvivere a più di una battaglia.
Tornando a Jon Snow, è inevitabile parlare dei Guardiani della Notte. Un ordine incredibilmente pericoloso e privo di ogni gioia carnale, i cui adepti sono destinati a nient’altro se non alla morte. Come ultimo baluardo contro gli orrori dell’estremo nord, i difensori della Barriera sono perennemente a contatto con la morte, che si presenta qui in molteplici modi. Che sia il fuoco delle battaglie o il ghiaccio delle montagne, ogni loro passo potrebbe essere l’ultimo. Con l’arrivo degli Estranei, morti che camminano armati di lame di ghiaccio, diventa quanto mai emblematico il loro ruolo: lì, oltre la Barriera, il loro destino è affrontare la morte stessa ogni giorno.
In una terra in cui le mogli sono presto vedove e infanti vengono uccisi brutalmente, la morte può rendere il paesaggio opprimente. Quello che ci si chiede è: ma è davvero necessario? Il triste destino di molti importanti personaggi e di tante povere anime valorose può sembrare, in effetti, una cattiveria eccessiva e immotivata. Basti pensare alla famiglia degli Stark, continuamente martoriata e intrisa di lutto. Ma, alla fine, anche queste morti hanno un senso. Il senso che do io a tutto ciò è questo: è inutile indorare la pillola, il mondo è quello che è e non esistono eroi immortali. Che siano i buoni o i cattivi, la morte può abbracciare chiunque e il fato diventa l’unico vero regista.
– Giovanni Vietri –