Tempo di interviste qui su Isola Illyon. Solo per voi signori, Samuele Vinanzi, autore di Prect en Rahkoon.
Benvenuto sull’Isola di Illyon, Samuele, visto che è la prima volta che sei qui con noi vuoi presentarti ai nostri lettori e dirci come è nata questa tua passione?
Ciao Eleonora e grazie per il benvenuto! Mi fa piacere potermi ritrovare in prima persona tra le pagine del vostro sito, dopo averlo tanto frequentato. Come hai già detto tu, mi chiamo Samuele e abito a Palermo, dove attualmente sto terminando il mio percorso di studi in Ingegneria Informatica. Molte persone a cui lo racconto sembrano stupirsi del fatto che sia possibile coniugare due settori così diversi tra loro: mentre i miei studi mi portano a mantenere un approccio molto pragmatico verso il mondo, fatto di strutture logiche ed equazioni, il mio lavoro di scrittura mi impone di mandare tutto all’aria per dare libero sfogo alla fantasia. D’altronde entrambe le cose richiedono svariate ore di fronte ad un computer, battendo tasti e perdendo gradualmente la vista, quindi tanto diverse poi non sono: si tratta solo di multiclassare!
La voglia di scrivere è nata per caso, stimolata da ciò che mi ha portato ad iniziare questo mio libro: prima di questo avevo scritto qualcosa, ma niente di serio e quasi tutto lasciato a metà. Solo in seguito capii che quello che mi mancava era una storia di cui innamorarmi.
Perché Prect en Rahkoon? Abbiamo letto il significato del termine all’interno del romanzo, ma che significato ha per te?
Questa è una bella domanda, che ha una risposta molto poco seria. Nel libro, “Prect en Rahkoon” è il nome che questi amici, quasi dei bambini, scelgono per il loro gruppo sotto consiglio del loro amico elfo. Nella sua lingua, infatti (la stessa di papà Tolkien, il nostro santo patrono), vuol dire letteralmente “dolore del drago”. Questi ragazzi, così giovani e pieni di energia, si sentono talmente forti insieme, grazie al legame che li unisce, da sentirsi in grado di sconfiggere persino un drago. Per fortuna che non ci abbiano provato sul serio, altrimenti sarebbero diventati il “Kolator en Rahkoon”, il “cibo del drago”!
Nella vita reale ha lo stesso, medesimo significato: era il nome del nostro gruppetto di amici, tutti appassionati del mondo fantasy. La motivazione, però, è meno epica: ci piaceva come suonava!
È vero che l’idea di questo libro è nata dal gioco di ruolo?
È assolutamente vero! Da dieci anni a questa parte, io e i miei migliori amici ci riuniamo settimanalmente per giocare di ruolo da tavolo (non facciamo D&D ma qualcosa di simile, chiamato GURPS). La storia che potete trovare nel libro, in realtà, non è nata con l’intento di essere destinata ad un pubblico di lettori, bensì per costituire la trama di una delle mie primissime campagne: i miei amici hanno creato i loro personaggi, hanno infuso in loro una parte di sé stessi e li hanno lanciati all’avventura tra le peripezie che io mettevo sul loro cammino. La storia è durata un anno e, alla fine, sotto consiglio dei miei amici ho deciso che sarebbe stato simpatico scrivere tutto in maniera migliore, sotto forma di un romanzo. Poco fa parlavo della ricerca di una storia di cui innamorarmi e credo non potesse essere altro che questa, dato che vi sono coinvolti in prima persona i miei migliori amici, alcune delle persone più importanti della mia vita.
I tuoi personaggi sono ispirati a qualcuno di tua conoscenza? A quale di questi ti senti più vicino?
Come ho appena detto, ognuno dei personaggi rappresenta uno dei miei amici. Quando sono stati creati, sono stati infusi di ciò che caratterizzava ognuno di loro: i sogni, le paure, una parte sostanziosa del loro carattere. Spero di essere riuscito a dipingere un ritratto delle loro personalità in chiave fantasy, perché in fondo è per questo che ho iniziato a scrivere il libro: per creare una sorta di monumento per il gruppo di amici che mi è sempre stato accanto sin dalla tenera età.
C’è uno dei personaggi al quale mi sento più vicino, ed è quello che interpretavo io stesso, il druido Nexos. Ebbene si, lo confesso: sono uno di quei Game Masters che scendono direttamente in campo. Mea culpa: non so resistere alla tentazione di interpretare il ruolo. I miei giocatori non se ne sono mai lamentati, comunque (non penso abbiano mai osato farlo).
Quale è stata la cosa più difficile nella stesura del romanzo?
Questo libro è stato il mio primo vero e proprio progetto di scrittura. Posso affermare senza problemi che ho imparato a scrivere mentre portavo avanti questo lavoro. Provenivo da un passato fatto di piccoli racconti, la maggior parte dei quali lasciati incompleti, e da una pluriennale esperienza di gioco di ruolo play-by-chat, a cui avete recentemente dedicato un articolo. In sostanza, avevo la mia esperienza, ma quella era tutta un’altra cosa. Quando iniziai quest’esperienza, non avevo idea di cosa sarebbe diventata e cosa avrei dovuto affrontare. Durante gli anni della scrittura avevo costantemente l’impressione di essere circondato da un immane lavoro che sembrava non terminare mai: ogni volta che scrivevo, mi rendevo conto di quanto ancora vi era da scrivere. Immagino che avrei finito col cedere se non fosse stato per il totale ed energico sostegno che ho sempre ricevuto dai miei amici.
Il tuoi rapporti con la tua Casa Editrice. Parlacene.
Curiosamente, l’apporto dei miei amici alla nascita di questa storia non è ancora terminato: è stato uno di loro, infatti, a suggerirmi il nome di questa casa editrice. Ammetto che l’editore appariva molto contento del romanzo e voleva cogliere l’occasione per avviare una collana di opere fantasy, cosa che aveva già in mente di fare da un po’ di tempo. Da lì a breve è stato stilato il contratto e devo ammettere che ha da sempre lavorato con serietà: l’editing è stato pulito e professionale, la cura della grafica di copertina addirittura superiore alle mie aspettative. Non posso che essere soddisfatto del rapporto professionale che si è venuto a creare tra di noi. Forse ogni tanto hanno difficoltà a tenere il passo con me, a causa del mio entusiasmo che mi porta a correre a destra e a manca nel tentare di organizzare eventi, ma ammetto che questa sia colpa mia e non loro!
Ultima domanda, che non è proprio una domanda. Autopromozione. Perché leggere Prect en Rahkoon.
Potrebbe essere passato inosservato nel corso dell’intervista, ma questo libro parla di amicizia. Diverso tempo addietro, su un forum online, lessi un topic che si intitolava: “Meglio trovare un amico o un nemico?”. Le risposte che lessi mi sconvolsero: a detta della maggioranza era meglio trovare un nemico perché perlomeno ti avrebbe attaccato frontalmente e non alle spalle. Io non credo che le cose stiano così.
Devo la maggior parte di ciò che sono diventato alle persone con cui mi sono ritrovato circondato sin dai primi anni della mia adolescenza, i più difficili per chiunque. Non credo che sarei la persona che sono ora, nel bene e nel male, se non fosse stato per loro. È per questo che ci tengo a diffondere questo messaggio: gli amici sono i migliori compagni nell’avventura della vita. Insieme si è più forti e si possono raggiungere vette altrimenti inaccessibili.
Ma non temete, il libro non si prolunga in smielati sentimentalismi: la storia di questo gruppo è una grande avventura che si svolge in una terra fantasy tanto variegata e piena di paesaggi diversi quanto colma di pericoli. I misteri sono frequenti così come i combattimenti, che spero riescano a condurre il lettore proprio al centro dell’azione. I protagonisti sono così diversi tra di loro che, da quanto mi è stato detto sinora, molti riescono a trovare in almeno uno di essi quello giusto in cui impersonarsi.
Spero che il libro possa avere successo, ma soprattutto che possa piacere al pubblico. Non cerco la notorietà, né spero di fare la mia fortuna con esso: voglio, genuinamente, che la gente possa apprezzare una storia in cui ho versato tutta la passione e l’energia di cui ero capace. Voglio poter dare a molti un’occasione per poter sognare: un lusso che, al giorno d’oggi, è sempre più raro.
-Eleonora Carrano-