Si avvicina la fine del nostro percorso, le ultime novità fantasy saranno soddisfacenti?
Siamo quasi giunti al capolinea nel nostro viaggio nel mondo fantasy sul grande schermo. Abbiamo seguito gli sviluppi del nostro genere preferito dal grande boom de “Il Signore degli Anelli” fino al 2011. Vediamo, ora, insieme cosa ci ha offerto il 2012, oltre alla fantomatica e farlocchissima fine del mondo.
Arriva l’ultimo (finalmente) episodio della “Twilight saga”, ovvero “Breaking Dawn – Parte 2”, che non si distingue molto dai suoi predecessori per la sua scarsa qualità. Da sottolineare che c’è, forse, solo la battaglia finale che può benissimo vincere il premio per la scena meno epica della storia. Ottimo lavoro, ragazzi.
È stato poi il tempo de “Il cacciatore di giganti” di Bryan Singer, del quale abbiamo già diffusamente parlato in altri articoli sulla nostra amata isola. Dopo di questo, Tim Burton sforna il suo “Dark Shadows”, un’interessante rivisitazione del più classico e inflazionato ideale di vampiro. Con il solito Johnny Depp come protagonista, il film risulta piuttosto interessante, con molti aspetti ironici e una trama simpatica e non troppo banale, ricca di divertenti riferimenti e critiche ai più stupidi cliché degli anni ’70. Peccato si perda un po’ nella parte finale, che non riesce ad essere all’altezza del resto della pellicola.
Degno di nota è anche “Il Cacciatore di Vampiri” di Timur Bekmambetov (nome impronunciabile, lo so) che, nonostante sembri a prima vista un normalissimo film sui vampiri in stile Underworld, contiene idee molto interessanti e originali. Già parlando del protagonista ci rendiamo conto della “stranezza” del film: il cacciatore di vampiri è nientepopodimeno che Abraham Lincoln in persona. Il film racconta quasi biograficamente la storia del famosissimo presidente americano, condita però con l’espediente della “storia segreta” del suddetto, un’ipotetica e misteriosa carriera da killer di succhiasangue. Il film in sé non è un capolavoro, ma finalmente si torna a vedere qualcosa di originale.
E, ovviamente, anche per chiudere il cerchio, per così dire, non si può non parlare dell’attesissimo primo capitolo della nuova trilogia targata Peter Jackson: “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”. Per tutti gli appassionati della fortunatissima saga de “Il Signore degli Anelli”, questo film è quanto di più vicino ad una manna dal cielo possa esserci. Il ritorno nella Terra di Mezzo viene accolto in modo visibilmente positivo, ma è inevitabile fare confronti con i suoi predecessori. Il film risulta essere discretamente curato ed appassionante, ma suscita un po’ di delusione nei nostri cuori: non si riesce a percepire quello stesso pathos e quello stesso coinvolgimento che invece era quasi palpabile nella scorsa trilogia. Soffermiamoci un po’ di più su alcuni aspetti di questa pellicola. Innanzitutto, c’è da dire che la scelta stessa di riproporre un’altra trilogia è abbastanza discutibile, in quanto il materiale fornito da Tolkien bastava per due film al massimo. Ma ai produttori conviene allungare un brodo così succulento, e quindi vai con la trilogia. Inoltre, la regia stessa era stata inizialmente affidata a Guillermo del Toro, il quale aveva già cominciato a scegliere alcuni attori e ad abbozzare la sceneggiatura, quando all’improvviso, uscito dal nulla, arriva il signor Jackson che lo spodesta e lo riduce ad essere un misero co-sceneggiatore. La scelta del cambio di regia è azzardata: da un lato è giusta per un motivo di continuità stilistica (lo stesso regista riesce quasi sicuramente a darti lo stesso feeling), ma perlopiù la scelta è stata dettata da un motivo commerciale (il regista della precedente trilogia che torna con un prequel, ecc.).
Insomma, il carattere commerciale del cinema moderno comincia seriamente a deteriorare quello che potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio per film originali e davvero degni di essere visti. Registi geniali ma troppo intraprendenti per gli avidi produttori, come il suddetto del Toro, vengono scartati perché ritenuti eccessivamente visionari e si preferisce puntare sul commerciale, sul “sicuro”, tutto ciò a discapito della qualità delle pellicole.
Il 2012 ci ha mostrato alcuni interessanti segni di miglioramento, ma continua a mostrare la mancanza di impegno nel risolvere determinate questioni: basterebbe dare spazio alle idee più originali, magari anche un rivisitare trame ormai diventate cliché rendendole innovative (come ne “Il cacciatore di vampiri”), sponsorizzare maggiormente registi e sceneggiatori più intrepidi. Sperimentare, insomma, è la chiave per raggiungere la perfezione: restare fermi sul conosciuto, sul trito e ritrito, non porterà a niente di eccelso. Speriamo, quindi, che nel prossimo futuro, il leggero decadimento subito dal cinema fantasy possa trasformarsi in un risollevamento da premio Oscar!
-Giovanni Vietri-