Gnomi, mezzelfi e demoni in lotta tra loro. L’umanità sembra essere a rischio, e c’è chi cerca di combattere per salvarla. Chi e cosa si è disposti a sacrificare per far sì che non avvenga la distruzione?
“Ogni volta che ti troverai in difficoltà e dovrai prendere una decisione importante, guarda dentro te stessa e troverai la risposta.” Questa frase mi ha colpita particolarmente fin dall’inizio del libro, e solo capitolo dopo capitolo si rivelerà il fulcro della storia..
“Il Cristallo di Necros” di Paolo Parente è un romanzo fantasy che si svolge nelle terre di Greemdahl, abitate da gnomi che hanno cercato di tenersi lontani dalle guerre di conquista che gli umani hanno attuato nel corso degli anni. A Sàrbel, uno dei paesi piccoli e pacifici colonizzato dagli gnomi, vivono Alex e la sua famiglia, composta dalla madre e da Syndara, una mezzelfa trovata dal papà nelle vicinanze della loro casa ed adottata poco dopo. Lui lavora nel negozio di Wiltorb, uno gnomo che si occupa di armamenti di ogni tipo, e dopo la consegna di un’arma molto particolare, una spada con incastonata una pietra di colore rosso (un cristallo catalizzatore per l’esattezza), Alex da’ inizio al disegno del proprio destino. Per mano sua quella sera muore un ragazzo, Ronnie, e questo terribile evento lo porta a fuggire senza dare più sue notizie alla famiglia… Qui si fa un salto in avanti di sette anni: troviamo Syndara cresciuta e adottata nuovamente da Arold, un anziano gnomo proprietario di una locanda, dopo la morte della madre di Alex. Ormai abile cavallerizza, si diletta in spettacoli serali facendo incrementare le entrate quotidiane. Stanca di essere limitata ad un’esistenza di “quasi reclusione”, in quanto mezzelfa e spirito libero, va via da quel luogo per cominciare la sua vera vita. Nel suo percorso, incontra le figure del mezzelfo Syn, lo stregone Fanael, e il druido Lothar, apparentemente una banda di persone oscure, ma che col tempo si rivelano degni compagni di avventura. Nel frattempo, Alex contatta la sorella tramite un emissario e lei scopre che si trova nelle prigioni di Keros dove, anche se a malincuore, si reca per capire cosa sia accaduto. È Syn, invece, ad ascoltare il racconto di Alex, il quale venuto a conoscenza che l’imbarcazione dove ha lavorato durante i sette anni di assenza trasporta clandestini portatori di un virus, è costretto a fuggire, ma viene catturato: lasciando intendere di aver rivelato ad altri quanto appreso, viene incarcerato anziché ucciso. A Syn fa il nome di un certo Valdon, uno gnomo che si occupa di affari illegali, ed in cambio di lavoretti del genere rilascia un bel po’ di soldi che forse gli permetteranno di pagare la cauzione. Da quel momento in poi, si imbatteranno in figure losche, in traffici illeciti, nei seguaci di Atoris, nell’esercito di Onlux, in maghi e licantropi, e figure mostruose come Mareg e Byron.
Fin dai primi capitoli la scrittura di Parente appare molto fluida e dettagliata, al punto da prendere spesso forma e contorni. La figura di Alex mi ha dato lo slancio per iniziare a leggere con avidità fino al capitolo terzo, momento in cui però lo scrittore fa il salto temporale di sette anni mettendo in un cantuccio Alex, che apparentemente sembrava il protagonista principale. Lo abbandona, così, durante il momento più tragico della sua vita, continuando a fare la spola da un capitolo all’altro, facendo perdere a volte l’ordine reale della storia. Questo, però, ha fatto sì che a prendere forma sia la figura di Syndara, che assume sempre più importanza capitolo dopo capitolo. Una mezzelfa che nasconde in sé lo spirito libero di un elfo, e che dopo la fuga di Alex è costretta a crescere da sola, a farsi strada lavorando e lasciare il paese nativo per seguire ciò che la sua reale natura le ricorda continuamente, scoprendo sé stessa, affrontando mille pericoli e paure. L’incontro con Syn le cambia poi la vita: con lui si creerà una sorta di legame silente nonostante siano in continuo combattimento. Affronteranno i pericoli più disparati e la banda la considererà sempre più parte integrante della stessa. La crescita di Syndara si nota soprattutto negli ultimi capitoli, quando è costretta a far fronte alle vicende che la condurranno nel profondo della trama sviluppata dallo scrittore di volta in volta, e ai pericoli che metteranno a rischio la sua vita come quelli degli altri. La ragazzina di Sarbèl ormai ha subito un cambiamento inevitabile, e si troverà a fronteggiare il male oscuro e pericoloso dei seguaci di Necros. Ma non solo, perché affronterà il coinvolgimento con Syn, “assaggerà” una parte della magia che Fanael gli insegnerà, e arriverà persino alla trasformazione in licantropo, sopo essere stata morsa da un essere soprannaturale..
Ciò che la legherà alla storia, o meglio all’evoluzione della stessa (e quindi alla riuscita del disegno iniziale), sarà un medaglione ritrovato nella foresta, raffigurante un drago, che le mostrerà la strada per sconfiggere il male oscuro di Byron, intento a controllare tutto e distruggere l’umanità.
Sarà proprio nelle ultime battute che la frase “Ogni volta che ti troverai in difficoltà e dovrai prendere una decisione importante, guarda dentro te stessa e troverai la risposta” ritornerà più prepotente che mai, quando Syndara, di fronte al pericolo imminente della distruzione, farà una scelta da cui dipenderà il destino di tutti.
La lettura de “Il Cristallo di Necros”, sebbene sia stata a tratti interessante, in altri si è mostrata un po’ troppo lineare e scontata nell’evolversi, anche se lo scrittore ha cercato in più punti di creare curiosità, riuscendo a stupirmi negli ultimi capitoli con l’unica figura femminile all’interno del libro, e facendo sì che mi appassionassi alla sua storia. Volete sapere sapere come acquistare il libro e avere altre informazioni sull’autore? Allora vi rimando al suo sito ufficiale. Buona lettura!
Charlotte la Strega
–Maria Carotenuto–