La community dei videogiocatori è nata oramai trent’anni fa, tra internet connesso al telefono di casa ed il primo Red Alarm, o Unreal Tournament. Ai tempi era composta dalla feccia della società o quasi, stoici individui capaci di mettere il joystick davanti ad un clitoride (sia per incapacità che per volere) e, se abbiamo raggiunto tutt’ora un livello nella classe sociale odierna, questo lo dobbiamo a loro. Probabilmente piangerebbero sangue nel vedere le gamer girl, ma va bene lo stesso.
Il succo del discorso, però, è un altro: anche ai tempi, la community si divideva in merito alla questione “doppiaggio italiano nei videogiochi” (seppure non fosse diffuso come lo è adesso) e, tra la gente che adorava le voci originali e quella che preferiva l’audio in italiano, non correva buon sangue. Oggi come siamo messi? Chi ha vinto la battaglia?
DOPPIAGGIO SÌ, DOPPIAGGIO NO
In molti ricorderanno la piattezza immonda della voce di Revolver Ocelot quando, in Metal Gear Solid per la prima PlayStation, passava dall’avere due mani ad averne la metà. Queste persone probabilmente ricorderanno il momento con un brivido di terrore e raccapriccio, ma il tunnel delle memorie spiacevoli non è finito qua. Per gli amanti dei videogiochi sparatutto, difatti, sarà difficile dimenticare perle di doppiaggio cagnesco come Alpha Prime o il famigeratissimo Jericho. Pietre miliari della bruttezza del doppiaggio capaci di innervosire anche il fan più accanito, segno di una regia al sonoro fatta con i piedi, incapace di far trasparire la benché minima emozione attraverso le voci dei protagonisti.
Non è riuscito a salvarsi da questa classifica nemmeno il celebre Half Life 2 che presenta, nel prime fasi del gioco, delle guardie con accento russo atono pseudo robotico. È solo grazie alle voci dei protagonisti che il titolo si salvò dall’essere un fallimento totale – parlo sempre di doppiaggio, eh, non di qualità del gioco. “E vabbeh, sono giochi vecchi” direte voi. E invece no, perché di obbrobri del genere ne abbiamo anche di recenti, partendo da Mirror’s Edge (con la piattissima voce di Asia Argento) e terminando con Dead Space (con il romano stretto di suo padre Dario). Una non proprio bella performance per la famiglia, quindi. Personalmente trovo orribile anche il doppiaggio italiano di World of Warcraft, con i dialetti vari inseriti un po’ alla carlona nell’orda e nell’alleanza (più per una questione di stile che di bellezza delle voci, per intenderci).
Parlando invece di giochi con un grande doppiaggio, mi sposto su titoli già eccellenti e forse più belli in italiano che in inglese (mi sbilancio nel dirlo, ma aspettate ad aggredirmi). The Last of Us, con la voce di Lorenzo Scattorin (Jayce di League of Legends, Padre Gastoghe di Bloodborne) nei panni di Joel, sa davvero emozionare: certo, dietro ci sono già una gran bella trama, situazioni emotive al massimo e dei personaggi davvero ben costruiti, quindi il grosso è bello che fatto. Stessa cosa vale per Gea Riva (Ellie di The Last of Us, Nami di League of Legends e Lili di Heroes of The Storm) e Beatrice Caggiula (Tess di The Last of Us, Miss Fortune di League of Legends e Sarah Fisher in Splinter Cell). La parte iniziale del capolavoro Naughty Dog è sembrata, a me, più emotiva in italiano che in inglese, e ve lo dico avendo ascoltato prima la versione americana (è da escludersi quindi l’effetto farfalla).
Merita menzione anche Bioshock, celebre titolo sparatutto che ha saputo ingraziarsi migliaia di fan grazie all’ambientazione, alla trama e al doppiaggio davvero ben fatto. In sostanza, non tutte le ciambelle escono con il buco, ma ci sono ciambelle che escono con un buco molto più bello di quello fatto dal pasticcere, per intenderci.
Il vero problema è che i doppiatori sono costretti spesso a lavorare con il solo copione in mano, senza alcuna indicazione di dove si trovi il personaggio o cosa abbia fatto precedentemente. Sarebbe ovviamente tutto più facile se si potesse vedere il videogioco e doppiarlo in tempo reale, seguendo la trama passo passo. Purtroppo, però, spesso anche per ragioni di segretezza o per paura che spezzoni di gioco finiscano in rete con largo anticipo rispetto alla pubblicazione vera e propria di quel titolo, le software house decidono di procedere in questa maniera. E pensare che tanti prodotti di qualità eccellente li abbiamo proprio grazie alla bravura di gran parte dei nostri doppiatori: l’inconfondibile Riccardo Rossi che presta la voce ad Eomer, giusto per citarne uno, o Pino Insegno su Aragorn, il compianto Gianni Musy su Gandalf, Renato Novara (Ezio Auditore), Francesco Bulckaen (Obi Wan nella nuova trilogia)… insomma, questi personaggi assumono una nuova ricchezza proprio grazie alla lingua italiana (che non a caso è rinomata per essere molto difficile, seducente e particolare).
Da poco, tra l’altro, tutta l’America dei doppiatori di videogames è in subbuglio: sembra difatti che Will Weathon e company non se la passino meglio dei doppiatori del bel Paese, con stipendi troppo bassi e spesso costretti a lavorare in condizioni disastrose. Chissà, forse sarà la volta buona nella quale dall’America proverrà qualcosa di interessante e intelligente, anziché caffè annacquato e cibo spazzatura…
– Yari Montorsi –