Mi sono preso qualche giorno in più di tempo prima di dare un giudizio definitivo su Ni No Kuni II: Il Destino di un Regno, l’ultima fatica fantasy marchiata Bandai Namco e Level-5: ho voluto sviscerare a fondo il titolo per capire come l’azienda che ha dato alla luce le saghe del Professor Layton e di Yo-kai Watch avesse deciso di affrontare i feedback non del tutto positivi che aveva ricevuto al tempo della pubblicazione del primo episodio, Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea.
Partiamo parlando della trama: in questo capitolo non vestiamo di nuovo i panni di Oliver e Lucciconio, ma si compie un salto temporale di svariate centinaia di anni che ci immerge nella storia del principe Evan, erede al trono di Gatmandù che si ritrova alle prese con un tradimento da parte di un cospiratore del regno che reclama la corona. Il giovane, per scampare alla morte, fugge quindi dalla sua casa e si rintana lontano, ma l’incontro con Roland, misterioso visitatore che pare provenire da un altro mondo, lo convince a tentare di riconquistare la sua terra.
Come si intuisce facilmente da quanto letto fin ora, la software house ha deciso di riproporre un’avventura dai toni fortemente fiabeschi, i quali ancora una volta si sposano alla perfezione con lo stile grafico adottato, che seppure non sia stato direttamente curato dallo Studio Ghibli come per il prequel, ne ricalca fortissimamente lo stile. Le sequenze animate sono come sempre spettacolari, e le musiche e l’art direction non possono lasciarvi indifferenti se siete appassionati dei lavori di Miyazaki e soci.
Uno dei punti più discussi de La Minaccia della Strega Cinerea fu il sistema di combattimento: vuoi per il fatto che il gioco nacque come un titolo portatile (debuttò infatti su Nintendo DS nel 2010, e solo l’anno successivo fu convertito per PlayStation 3), vuoi perché l’azienda decise di puntare particolarmente sul pubblico nipponico, la critica e il pubblico occidentale furono piuttosto divisi tra chi apprezzò molto la possibilità di “catturare” creature da utilizzare in battaglia, e chi proprio non riuscì a digerire quella sensazione di già visto ispirata molto allo stile Pokémon.
Beh, oggi possiamo dire che con Ni No Kuni II Level-5 è maturata e ha trovato lo stile perfetto per la serie: Il Destino di un Regno, infatti, adotta un più comodo e apprezzabile sistema di combattimento in stile action RPG, con scontri in tempo reale conditi da combo da realizzare in rapida sequenza e dalla possibilità di avere armi da portare con sé in battaglia da switchare in base alle necessità. La quasi totale assenza di caricamenti e il fatto che nella maggior parte dei casi le lotte avvengano senza cambio di scenario, poi, piazzano una bella ciliegina su questa gustosissima torta naif.
Level-5, comunque, non si è voluta fermare all’RPG, andando a inserire nel gioco anche delle componenti da RTS e da gestionale, sebbene piuttosto semplificate. Nel primo caso esse si traducono in battaglie campali dove l’utente decide fondamentalmente solo come schierare le proprie truppe, lasciando poi che siano loro a darsele di santa ragione, e intervenendo solo con alcune tecniche speciali di Evan, come il supporto aereo. Questa modalità è senza infamia e senza lode, non riuscendo comunque a dare grosse soddisfazioni al giocatore, che nella maggior parte dei casi finirà quasi certamente per abbandonarle presto. Altro discorso, invece, vale per la parte gestionale: qui l’utente è invitato letteralmente a creare il proprio regno, andando alla ricerca di popolani che abbiano particolari abilità, risolvendo i loro problemi e reclutandoli per la costruzione e il miglioramento dei propri edifici. Anche in questo caso parliamo di una modalità abbastanza semplificata e accessibile, ma che a lungo andare è in grado di regalare molte soddisfazioni.
Insomma, qualcuno potrebbe dire che Ni no Kuni II si sia rivelata “semplicemente” una bella sorpresa, ma altri più saggi e lungimiranti diranno giustamente che il titolo sia una piacevole conferma di quanto di buono avesse già seminato il team di sviluppo otto anni fa. E poco importa se il livello di difficoltà sia generalmente settato verso il basso: afferrate il pad e affrontate l’avventura di Evan con gli occhi di quel bambino che è dentro di voi e che non ha mai smesso di sognare.
–Mario Ferrentino–
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