Sono sicuro che tutti voi amanti del fantasy che leggete Isola Illyon almeno una volta nella vita vi siate trastullati con la fantasia, magari immaginando (o forse desiderando!) di essere potenti maghi, avventurieri incalliti, nani, elfi e altro ancora.
In effetti è stato questo lo spirito di chi ha creato i primi giochi di ruolo, e successivamente i LARP. Ma cosa succede se queste fantasie arrivano all’estremo, se qualcuno volesse essere una creatura fantastica ben oltre il limite di una sessione di gioco? Deve essere più o meno quello che ha provato Luis Padron, un ragazzo argentino che da qualche anno ha dedicato anima e corpo (specialmente corpo) a diventare nell’aspetto esteriore più simile possibile a un elfo.
Appassionato di fantasy fin da adolescente, già a 14 anni Luis desiderava passare sotto i ferri di un chirurgo plastico per perdere man mano il suo aspetto umano e assumere quello di una creatura immaginaria. D’altro canto, la gente lo trova già strano così com’è.
Oggi ha 25 anni e ha già subito un enorme numero di interventi chirurgici, ma non ha affatto intenzione di fermarsi qui (ne sta già pianificando altri per diventare più alto). Perché in fondo il suo desiderio è essere visto da fuori come si sente anche dentro, e incarnare quel senso estetico che è proprio dell’immaginario plasmato da Tolkien e dalle matite di Alan Lee, John Howe, Ciruelo e tutti gli altri artisti fantasy.
La vicenda è già diventata un caso mediatico a livello mondiale, e per questo noi di Isola Illyon abbiamo voluto saperne di più facendo due chiacchiere col diretto interessato: ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Luis! Come è iniziato il tuo amore per il genere fantasy? C’è un libro o un film che consideri la tua “iniziazione”, o perlomeno il tuo preferito?
Ciao a tutti! Sì, il primo film fantasy che ho amato è stato Labyrinth. La protagonista è una ragazza che non ha amici e finisce intrappolata in un mondo fantastico in cui vive avventure pericolose e incontra nuovi compagni. Mi ci identifico molto, ed è per questo che è uno dei miei preferiti.
Ammetto che anche io sono stato appassionato degli elfi fin da giovane, e mi piacerebbe sapere come mai li trovi speciali, più di altre razze fantastiche. Hai mai pensato di trasformarti in qualche altra razza fantasy?Amo gli elfi più di ogni altra razza perché sono creature di luce, belli dentro come fuori. Sono misteriosi, puri, delicati e saggi, e anche io vorrei essere così. Tuttavia, il mio aspetto è anche ispirato a vampiri, fantasmi, alieni e pleiadiani (una presunta razza di alieni umanoidi molto diffusa nell’immaginario ufologico, ndr): insomma, qualsiasi personaggi che abbia in qualche modo una bellezza particolare.
In quest’epoca di cosplayer professionisti, la tua differenza fisica ti rende naturalmente più adatto per questo ruolo di chiunque altro. Hai mai considerato i cambiamenti che stai apportando al tuo aspetto fisico come l’apertura a una potenziale carriera in questo campo?
Non credo che i miei interventi mi diano particolari vantaggi in proposito: oggi chiunque può fare il cosplayer, non importa che aspetto abbia. Certo, me la cavo bene con il trucco, ma avrei bisogno di altri che mi realizzino i costumi, perché non ci so fare con il cucito. Il cosplay deve essere un’attività divertente e che renda felici. Sicuramente, comunque, può essere un’opportunità di carriera. Ultimamente molte importanti aziende mi hanno contattato per reality show ed eventi: è una cosa che mi spaventa un po’, ma è anche una sfida fantastica che potrebbe aiutarmi a crescere e a realizzare i miei sogni.
Qual è la cosa che hai trovato più difficile nel processo di trasformazione?
Il tempo. È il mio peggior nemico, perché ci vuole un sacco di tempo per riprendersi dagli interventi, e non puoi compiere il passo successivo prima di esserti ripreso totalmente dal precedente. E poi c’è il tempo che serve a risparmiare soldi per gli interventi, e quello che passo a viaggiare per farli. Sempre il tempo, e la vita vola!
La tua vita sociale è cambiata da quando hai iniziato con la chirurgia plastica?
Certamente! Non solo la vita sociale, ma anche il mio lavoro, le relazioni familiari, l’autostima e tante altre cose. Tutto è cambiato per il meglio e sono felice.
Saluto Luis, e mi sento spiazzato dal contrasto tra i suoi modi semplici e cordiali e il suo aspetto quasi alieno. La sua storia bizzarra sembra essere a lieto fine, e di questo me ne rallegro.
Mi chiedo se il suo rimarrà un caso isolato, o se ci stiamo davvero avvicinando a un’epoca in cui il proprio corpo potrà essere cambiato a mo’ di vestito, come nel romanzo Hyperion.
Ma soprattutto mi chiedo perché, in fondo, finiamo sempre col voler essere qualcun altro, in un altro luogo, un altro tempo, e un altro corpo.
–Daniele Gabrielli–
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