Se c’è una cosa che ci insegnano i miti greci è che gli dèi sono imperfetti. Sono le storie degli immortali, più che quelle di uomini e donne, a farci fare esperienza della vita. Perché loro vivono gli stessi amori, paure, sogni ed emozioni di ciascuno di noi, solo lo fanno al massimo della potenza, senza freni. Noi, poveri umani, non possiamo che immedesimarci nei loro momenti di gloria più fulgida, così come in quelli di inaspettata debolezza. Non importa quanto alto si voli, la caduta è sempre rovinosa. E fa male dentro.
Una delle storie d’amore più sofferte dei miti antichi è quella che racconta della controversa passione fra il dio Apollo e il giovanissimo e bellissimo principe Giacinto, e oggi andiamo a riscoprirla attraverso una graphic novel realizzata da Martina Masaya, ed edita da ManFont.
Sappiamo tutti come nell’antica Grecia il rapporto pederasta fosse socialmente riconosciuto, se non addirittura caldeggiato. Sì, perché trovare una figura che facesse da modello, da maestro delle arti, della cultura e dello sport, durante il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta era normale per i giovani greci, e ciò poteva comprendere anche un rapporto di tipo erotico. Ed è proprio questo che vuol essere questa storia, narrata nel X Libro delle “Metamorfosi” di Ovidio, cioè un’allegoria del rito di passaggio dalla giovinezza alla maturità.
Quella che ho fatto era una precisazione doverosa, perché questo tipo di rapporto pederasta appare di certo disturbante ai nostri occhi. Ma allora, soprattutto a Sparta e ad Atene, era normale – facciamocene una ragione. Altro discorso è se siete di quelli che inorridiscono e provano disgusto solo a sentir parlare di omosessualità: in questo caso, smettete di leggere, andatevene a quel paese e non tornate più sui lidi di Illyon. Ecco, sappiate che la storia in questione non lascia niente all’immaginazione: pure Ovidio non lesinava particolari, ma è chiaro che un conto e leggere e un conto è vedere. Comunque, seppur con la leggerezza che trasmette questo fumetto, i temi trattati sono profondi e vanno ben oltre l’erotismo e la pederastia. Insomma, questo mito non era il semplice racconto del perché il fiore Giacinto si chiami così, e Martina Masaya lo sa bene.
Veniamo alla trama, che vi delineo ovviamente senza alcuna anticipazione, anche se molti di voi la storia di Ovidio la conosceranno già. Giacinto è il bellissimo ed efebico principe di Sparta, talmente affascinante da far perdere la testa ad Apollo, dio delle arti e del Sole, e a Zèfiro, il vento che soffia dall’ovest. È il primo dei due a vincere il cuore del giovane, e l’amore che nasce è tanto grande da distogliere il biondo figlio di Zeus dai suoi doveri, divenuto presto l’inseparabile maestro e amante di Giacinto. Ma come nelle più grandi storie d’amore, c’è sempre qualcuno tremendamente geloso che si mette in mezzo, e in questo caso è l’altro spasimante, il vendicativo Zèfiro, a intromettersi nel rapporto idilliaco nato tra i due, giocando un ruolo decisivo nel finale tragico della vicenda.
Masaya riscrive il mito senza snaturarne il significato, ma rendendolo in qualche modo attuale con il suo stile pittorico, dai colori densi e dal segno leggero. Le tavole sembrano quasi quelle di un cartone animato, una via di mezzo tra Pollon – ricordate? – e un classico Disney, tanto l’autrice riesce a trasmettere le emozioni attraverso le espressioni dei volti. Uno stile forse già visto altrove, ma di certo personale e riconoscibile. Perché c’è di più: il movimento della chioma dorata di Apollo contrapposta al blu e al grigio con cui è disegnato Zèfiro, la sensualità di Afrodite che riesce a fare anche la sorella premurosa, la fermezza che trasmette Zeus quando richiama al dovere, e infine la malizia malcelata di Giacinto che sa di essere bello, sono tutti elementi che intervengono nella storia e contribuiscono a renderla viva, vera. Una scelta di stile che rende fresca e godibile questa graphic novel.
Gli interessati possono acquistarla qui. Vedremo altre opere di Martina Masaya con argomento le affascinanti e meno conosciute storie del mito? Noi speriamo di sì, anche perché non c’è solo la mitologia greca da cui lasciarsi ispirare. E ci piacerebbe vedere quest’autrice misurarsi anche con altre narrazioni delle origini.
–Michele Martinelli–
Giacinto – Recensione del fumetto
Michele Martinelli
- L’amore tragico è raccontato senza veli, in tutta la sua potenza;
- Sapiente uso del colore che diventa un vero e proprio elemento narrativo;
- Il mito è rispettato e restituito al lettore senza censure;
- Stile, per quanto attuale e personale, non originalissimo;