Negli ultimi tempi abbiamo visto come Lovecraft si stia declinando ormai in tutte le salse, e davvero non si contano più i giochi di ruolo o i boardgames in cui ritroviamo riferimenti al suo universo. Cthulhu ha acquisito l’onnipresenza quando si parla di horror, un po’ come per i draghi quando si discute di fantasy. E in mezzo a questa bolgia infernale, troviamo prodotti che si discostano parecchio dallo spirito originale dell’autore di Providence, inserendo elementi del tutto estranei a quelli dei racconti (vedi ad esempio le derive comiche).
Devono aver pensato qualcosa del genere gli autori Becky Annison e Joshua Fox, che si sono posti l’obiettivo di creare qualcosa di fedele alle opere originali, ma al tempo stesso diverso da qualsiasi prodotto partorito fino a oggi, addirittura unico nel suo genere. È così che è nata l’idea di Lovecraftesque, un GdR approdato nel 2015 su Kickstarter, dove ha raggiunto (e superato abbondantemente) l’obiettivo prefissato di 4.500 sterline.
La struttura di questo prodotto, bisogna ammetterlo, è effettivamente diversa da quella degli altri suoi colleghi ai quali siamo abituati. Innanzitutto dimenticatevi i classici gruppetti di investigatori che si mettono sulle tracce del mostro: qua abbiamo un solo protagonista che a poco a poco prende atto dell’esistenza di qualcosa per lui estraneo, terribile e devastante, in un’escalation di scoperte e prese di coscienza che avranno un culmine abbastanza prevedibile. Ciò è effettivamente vicino allo stile lovecraftiano più di quanto lo siano altri giochi simili: la maggior parte dei racconti sono infatti narrati dal punto di vista di un singolo personaggio, piuttosto che di un “party”.
La seconda innovazione strutturale che balza all’occhio, e probabilmente la chiave del gioco intero, risiede nell’assenza di un vero e proprio Master a dirigere la scena. Sono i giocatori a creare la storia, vestendo contemporaneamente i panni di personaggi e narratori esterni. Il sistema prevede, infatti, che a turno essi possano interpretare il protagonista e inserire elementi nella trama per farla proseguire. Oltre a dar vita alla storia, si possono generare le creature lovecraftiane, come un vero e proprio “crafting”.
La terza innovazione, stando a quanto dichiarato dagli autori, risiederebbe nello spirito del gioco, che si pone tra gli obiettivi anche quello di sfatare alcuni stereotipi insiti nei racconti originali, come quelli legati al maschilismo (la stragrande maggioranza dei personaggi lovecraftiani sono infatti maschi), del razzismo e della sanità mentale, che qua dovrebbe avere un approccio più scientifico. Sebbene questa mossa possa essere spiegata dal tentativo di modernizzare i miti lovecraftiani, annuso un certo olezzo di politically correct che stona alla grande. Se nei primi anni novanta il razzismo e il maschilismo erano dilaganti, oggi non c’è nulla di male a interpretarli in un momento di gioco, soprattutto se si è persone mature e abbastanza intelligenti da essere in grado di separare realtà da finzione.
Ma si tratta di un piccolo neo in un progetto che complessivamente pare avere delle buone basi di partenza: di certo si tratta di un titolo che non dovrebbe mancare nella libreria di un appassionato del Solitario di Providence, ma potrebbe essere interessante anche per un qualsiasi giocatore che avesse voglia di sperimentare un sistema diverso dai soliti. In attesa di poterci mettere le mani sopra per un’analisi approfondita, vi segnalo intanto il sito da cui poter acquistare il gioco sia in formato digitale che cartaceo. Il prezzo varia dalle 10 alle 30 sterline, a seconda dell’edizione che sceglierete.
–Andrea Carbone–