Appassionati di fantasy, oggi torniamo nel mondo del GdR di Paizo parlando del secondo libro della serie “Pathfinder Tales” arrivato in Italia grazie alla casa editrice Tre60 (del primo, “Il signore delle Rune”, trovate la nostra recensione qui). “L’Isola del traditore” è un romanzo ambientato su Golarion e scritto da Tim Pratt, vincitore del Premio Hugo con il racconto “Impossibile Dreams” e autore di libri fantasy e sci-fi.
Pratt non è nuovo al mondo di Pathfinder: prima de “L’isola del traditore” ha scritto per Paizo altri romanzi e un paio di web-fiction. Ed è proprio da una queste ultime che iniziano le storie dei due protagonisti del libro, Rodrick e Hrym, un ladro e una spada senziente di ghiaccio.
Bastano poche righe per comprendere al volo la personalità dei due. Rodrick è il classico individuo che parla fin troppo: ruba per vivere, ma in verità la sua è più una passione che una “professione”, e se non fosse per la sua spada sarebbe già stato accoppato da molto tempo. Non ha nessuna particolare abilità a parte la sua astuzia e la passione per tutti i piaceri della vita. Malgrado il suo “lavoro”, comunque, Rodrick ha un codice d’onore: non uccide e non fa del male se non per difendersi. Hrym, invece, è sì un’arma, ma parla e si lamenta (molto). Il suo passato è un mistero anche per se stessa, ma la cosa non sembra turbarla troppo. È un po’ il braccio della coppia e, al contrario di Rodrick, non ha alcun interesse per i piaceri fisici del mondo: il suo unico desiderio è dormire su un letto di monete preziose. Appare palese che Rodrick e Hrym siano amici, uniti da mille avventure, furti e fughe rocambolesche per sfuggire ai nemici di turno.
Ed è proprio con una fuga che comincia la loro nuova storia: nelle prime pagine del libro li incontriamo mentre scappano per i vicoli di Absalom inseguiti dalle guardie di un nobile locale. A salvarli arriva, a sorpresa, un Djinn, e la sua sola presenza basta a far fuggire i soldati. Ma la creatura non si trova lì semplicemente per toglierli dai guai: reca con sé, infatti, un messaggio di Thakur, sovrano dell’isola di Jalmeray, il “Regno Impossibile”, con cui invita il ragazzo e l’arma alla sua corte.
Se ci pensate, basta davvero poco per cambiare completamente i canoni classici delle Adventure Path di Pathfinder: da Absalom si va nel Jalmeray, dal Medioevo occidentale si passa a quello indiano, ed è qui che iniziano problemi per i nostri due protagonisti. Rodrick e Hrym si troveranno incastrati in una congiura di palazzo, finiranno con l’avere a che fare con un antico e misterioso culto, e si scontreranno con vecchi nemici del regno. Si tratta di una “buddy story”, durante la quale il legame tra Rodrick e Hrym verrà messo a dura prova, dove i due amici dovranno scoprire quanto siano disposti a rischiare l’uno per l’altra, non solo in termini “fisici”, ma anche morali.
È un bel cambio di atmosfera quello effettuato da Pratt, che ha scelto di spingersi oltre i confini del classico fantasy medievale, senza però spaesare il lettore. A guidarci nel racconto c’è lo sguardo stupito e meravigliato di Rodrick davanti alla grandezza e allo sfarzo del Jalmeray, che saprà essere critico quando necessario, nonché rispettoso di una cultura tanto diversa. Le descrizioni sono precise e ipnotiche, realizzate senza dubbio da uno scrittore che sa di cosa sta parlando, che conosce le regole di Golarion, e che ha ben presente quello che vuole comunicare a chi prende in mano la sua storia, avendo cura di far sì che l’immaginario di un luogo basato sulla cultura indiana non cada nello stereotipo. Quindi sappiate che qui la magia è assai comune, le tigri mannare esistono e non stupiscono nessuno dei personaggi per più di due secondi, le divinità di tanto in tanto passeggiano tra le persone, e i maghi vendono incantesimi come se fossero verdure al mercato. Alcune situazioni finiscono col risolversi in modi che sarebbero da considerarsi assurdi in qualsiasi altro universo, ma che in Pathfinder, dove destino e fortuna spesso si intrecciano, sono all’ordine del giorno. Se l’idea di immergervi in un mondo del genere vi spaventa e i Djinn che puliscono le strade vi sembrano eccessivi, allora questo libro non fa per voi. In caso contrario, sarebbe un peccato lasciarsi scappare questa storia, quindi fiondatevi qui!
–Caterina Gastaldi–
L’isola del traditore di T. Pratt – Recensione
Caterina Gastaldi
- Scrittura efficace e descrizioni precise che permettono di entrare in un mondo vivo e vibrante;
- È molto facile legare ed empatizzare con i personaggi, che appaiono estremamente verosimili;
- Pratt ha curato molto la storia in modo che si incastrasse senza problemi nel mondo e nelle regole di Pathfinder;
- Alcune scelte di trama possono apparire troppo semplici;
- I personaggi secondari spesso sono solo abbozzati;
- Non essendo il primo libro della saga, capita di non cogliere alcune citazioni e rimandi a storie passate;