C’era una volta un regno lontano in cui mostri e umani vivevano assieme pacificamente. Almeno fino a quando quest’ultimi decisero di scacciarli dal loro territorio per relegarli lontano da esso.
Inizia come una fiaba “Il regno di Wuba” (o “Monster Hunt“, come è conosciuto in originale), film d’animazione cinese di Raman Hui che ha fatto molto parlare di sé in Oriente per aver distrutto ogni record d’incassi (quasi 400 i milioni di dollari guadagnati), e che adesso giunge fino a noi, a distanza di un anno dall’uscita ufficiale. Forse qui è stato fin troppo poco pubblicizzato, considerando l’enorme successo che ha avuto in patria, dove possiamo ormai considerarlo il loro “blockbuster” per eccellenza. Ma proviamo a scoprire a cosa è dovuto tutto questo successo.
Sebbene i mostri siano stati scacciati, essi continuano a far capolino nei territori degli umani, tra i quali si mimetizzano grazie alla possibilità di utilizzare travestimenti con i quali spacciarsi per persone reali. Ma di che mostri stiamo parlando? Le foto presenti in questo articolo vi aiuteranno a farvi un’idea: tenete in mente che tali creature, a parte l’aspetto fisico e la forza notevole, possiedono capacità comunicative ed emozionali del tutto simili a quelle umane, il che porta a un’enorme varietà anche in termini caratteriali; ci sono mostri che combinano dispetti, altri che hanno solo voglia di distruggere, o altri ancora teneri e coccolosi che di mostruoso hanno solo l’aspetto (e nemmeno poi così tanto, a ben vedere). E poi ci sono loro, i cacciatori di mostri, che si guadagnano da vivere scovando le creature più disparate che si confondono con la popolazione, per poi rivenderle. Xiaonan è una di loro, cacciatrice tanto bella quanto spietata, che incappa in Tianyin, un giovane ristoratore che nulla ha a che vedere con questo mondo. Eppure i due si troveranno coinvolti in una fuga rocambolesca, perché la regina dei mostri in fin di vita ha scelto proprio lui come “madre” per accudire il giovane principe chiamato Wuba, un mostriciattolo dispettoso ma simpatico, che sarà il bersaglio di molti.
Se la trama vi sembra strana, sappiate che questo non è niente: il film è un calderone di idee tanto assurde quanto divertenti, con un trio di personaggi (mostro compreso) che ribaltano i classici stereotipi del genere con uno stile frizzante e mai noioso. Il ruolo del cacciatore di mostri è infatti affidato a una ragazza all’apparenza dolce, ma dall’animo irrequieto, mentre la “principessa da salvare” in questa storia è un uomo. Come se ciò non bastasse, i mostri sono ovviamente ritratti in modo quanto più buffo e simpatico possibile: ricordano da vicino quelli di “Monsters & Co.” di Pixar, essendo grossi, teneri e impacciati – la maggior parte di essi, almeno.
Non manca l’azione, che accompagna l’ilarità grazie a scene degne della miglior tradizione orientale in quanto ad arti marziali. Anzi, le due componenti sono spesso mischiate e danno vita a un qualcosa di estremamente divertente da seguire, merito soprattutto dei due attori che con la loro mimica facciale e una recitazione sopra le righe non possono che sorprendere a ogni scena. Ma il resto del cast non è da meno, poiché anche i personaggi secondari riescono a lasciare il segno: una menzione particolare va alla coppia Marito e Moglie, due mostri alla ricerca del principe che provano di continuo a mimetizzarsi tra gli umani cercando di imitarne gesti e comportamenti.
Unica nota dolente, la veste grafica: se le scene d’azione sono infatti spettacolari, la CGI dei mostri non pare all’altezza della situazione. Questi risaltano notevolmente rispetto alle persone in carne e ossa, rendendo troppo evidente la loro natura digitale, elemento che fa cadere la sospensione dell’incredulità. Ma è un difetto che tutto sommato si può perdonare in virtù del fatto che ci troviamo davanti a un prodotto d’intrattenimento senza grosse pretese, rivolto a un pubblico giovane che magari non si accorgerà nemmeno del fatto che le tecniche non siano al passo coi tempi, concentrandosi su ben altro.
A fine visione non si può che ritenersi abbastanza soddisfatti, per lo meno se siete tra quelli andati al cinema per guardare un film su cacciatori di mostri, senza pretese artistiche troppo elevate. Forse tornerete a casa con una vaga inappetenza dovuta al fatto che nel film si indugia più volte su creature usate come ingredienti per succulenti e cattivissimi piatti. I più complottisti tra voi potrebbero addirittura pensare di trovarsi davanti a un film realizzato per indottrinare le masse, dati gli argomenti che tratta, come uomini che possono partorire figli e vegetarianesimo. Ma sono solo fisime mentali di chi ha visto qualcosa dall’eccessivo nonsense e che adesso ha bisogno di qualche puntata di Don Matteo e una compressa digestiva per compensare la dose di assurdità assorbite durante la visione.
– Andrea Carbone –
Il regno di Wuba – Recensione
Andrea Carbone
- Buona recitazione dei protagonisti;
- I mostri sono ben caratterizzati;
- Scene di combattimento molto avvincenti;
- La grafica digitale usata per i mostri non è all'altezza;
- C'è un eccesso di eccessi;
- Si percepisce un vago sentore di propaganda ambientalista;