Ebbene, è finalmente giunto quel giorno, il giorno nel quale anche Shannara approda sul piccolo schermo, mostrandosi agli occhi di tutti i fan che non stavano aspettano altro sin dal primo annuncio. Appresa tempo fa la notizia della realizzazione di questa serie, non sapevo se esserne felice o meno, se gioire del fatto che, finalmente, un’opera di Terry Brooks apparisse sullo schermo. Così ho atteso questo giorno pieno di aspettative, cercando di cogliere ogni dettaglio possibile dai vari trailer e speciali trasmessi da Sky. Bando alle ciance, e vediamo cosa è riuscita a tirare fuori MTV da questo show.
DISCLAIMER: la recensione, per offrire una lettura completa e di qualità, conterrà inevitabilmente piccoli spoiler riguardanti trama e personaggi. Chiunque non abbia visto ancora l’episodio e non voglia rovinare la sua esperienza è pregato di non proseguire, se non a proprio rischio e pericolo.
I primi due episodi di Shannara, trasmessi insieme venerdì 15 gennaio su Sky Atlantic, ci presentano la trama su cui verteranno tutte e dieci le puntate, senza però snocciolarla tanto da rendere prevedibili gli eventi. Le differenze tra il libro “Le Pietre Magiche di Shannara” e la serie sono palesi ma, nonostante tutto, ben orchestrate in modo da non sembrare che si tirino fuori cose assurde dal cilindro, come accade con le produzioni cinematografiche stravolgi-libri.
Partiamo dai personaggi e dai loro interpreti. Allanon (Manu Bennett) è un druido quasi redivivo alle prese con una situazione poco piacevole nei confronti di Dagda Mor, demone forte e malvagio; Amberle Elessedil (Poppy Drayton), principessa elfica ed Eletta è alle prese con le visioni dell’Eterea, l’albero che dovrebbe proteggere e segregare i demoni, e Will Omhsford (Austin Butler) è un mezz’elfo ingenuotto con ancora molto da imparare dalla vita e dalle sue pietre magiche.Se il primo episodio serve più che altro a presentare personaggi principali e non, il secondo va decisamente a concentrarsi nel cercare di riunire i protagonisti in una causa comune, data da alcuni oggetti misteriosi e sconosciuti. Il resto è un contorno ben delineato ma dal quale, almeno a mio parere, manca la presenza di un cast secondario variegato come succede ad esempio ne “Il Trono di Spade”. Il paragone con questa serie è quasi immediato, seppur questi due prodotti televisivi abbiano ben poco da spartirsi: Shannara deriva difatti da un fantasy adatto ad un pubblico decisamente (e volutamente) più teen, che mostra un mondo cruento e realistico senza disdegnare sangue e massacri, rimanendo però con gli occhi fissi sul suo target. Scordatevi dunque l’eccesso di violenza tipico dello show HBO, o il clima favoleggiante ed epico de “Il Signore degli Anelli”: è una delle premesse che va fatta fin da subito per parlare di questa serie. Gli attori, nonostante la giovane età, se la cavano in maniera decisamente buona (di Manu Bennet parleremo più tardi), si calano discretamente nei loro ruoli e sanno rappresentare bene ciò che la sceneggiatura richiede. Ammetto di aver trovato piacevole Will Omhsford nel suo ruolo di spalla comica di Allanon, e la semplicità dell’amore di Amberle con Lorin, ma devo anche dire che alcuni dei teatrini messi in scena risultano essere irrealistici e creati senza alcun fine logico, se non esigenza di trama. Un esempio? La conversazione nella vasca da bagno tra Will e Eretria (un’Ivana Baquero che, nonostante tutto, sa essere davvero molto, molto seducente). Anche Amberle viene rappresentata molto bene nel suo continuo girovagare tra dubbio e dovere, e si mostra essere già un’elfa piena di risorse.
Allanon risulta giusto nel suo ruolo e, forse, anche troppo combattivo e potente per rappresentare il druido saggio che mi aspettavo: certo, sarà capace di cose indicibili più in là nella storia (chi ha letto il libro mi capirà,) ma secondo me doveva essere un personaggio più ricercato e meno rude.
La presenza di alcuni protagonisti decisamente più maturi di altri, sia per ruolo che per effettiva dote recitativa, è palese, sebbene non crei comunque fastidio nello spettatore. Manu Bennett è una luce per Austin come Allanon lo è per Will, mentre Amberle, ancora, sembra dover trovare la sua vera guida (anche se lo zio Ander, interpretato da Aaron Jakubenko, sembra protendere per questo ruolo). Per essere i primi due episodi, quindi, i ruoli sono ben definiti sia nel cast che fuori, lasciando a chi guarda pochi dubbi. Certo, bisognerà capire se chi si trova dall’altro lato dello schermo sia disposto ad accettare i siparietti amorosi prettamente teen e i massacri decisamente più gore, ma quella è una cosa che dovrete scoprire da soli.
Parliamo ora dei personaggi secondari: Re Eventine (interpretato da John Rhys Davies, che passa abilmente dal nano Gimli al Re degli Elfi), Dagda Mor (interpretato da Jed Brophy, Nori ne “Lo Hobbit”) e perfino lo stesso Aaron Jakubenko sono bravi nelle loro parti, ma rimangono comunque confinati in ruoli di personaggi non portanti, almeno per ora. Anche qui chi ha letto i libri potrà smentirmi, ma questa è la situazione alla luce dei primi due episodi.
Menzione a parte meritano la scenografia e le ambientazioni, collocate quasi completamente in Nuova Zelanda (che ormai può anche candidarsi al premio Oscar come miglior location di sempre per i fantasy), donandoci scorci davvero mozzafiato, seppur arricchiti da necessari effetti speciali. Ed è così, quindi, che attraverso le steppe si intravede il ponte di Brooklyn o lo Space Needle adagiato su di un palazzo adiacente. Shannara, difatti, parla del futuro dopo l’Armageddon, e se nei libri questo appunto è comprensibile solo dopo aver letto “I Figli di Armageddon”, nella serie si è deciso di renderlo chiaro sin da subito. Persino i costumi degli attori non si discostano troppo dagli standard reali, rendendo inizialmente strano il tutto, per poi divenire coerente.
Il comparto sonoro, nemmeno a dirlo, è un misto di epicità e tamarraggine senza precedenti: l’opening riesce a caricare incredibilmente lo spettatore e, lo ammetto, i “Two Steps From Hell” rendono alcune parti decisamente epiche. Per la scena della festa degli Eletti, ad esempio, “Midnight” dei “Coldplay” strizza l’occhio alle generazioni più giovani. Niente opening da quarto d’ora e mezzo nelle quali sorgono città di cartone, quindi!
In definitiva, The Shannara Chronicles si è presentata come una serie davvero affascinante e adatta al 200% al target al quale è rivolta. Niente di più e niente di meno per una serie tratta da un libro scritto quasi trent’anni fa, che riuscirà sicuramente ad attrarre i più e meno giovani verso quel genere di fantasy firmato Terry Brooks.
– Yari Montorsi –
Shannara Chronicles 1×01 e 1×02 – Recensione
Yari Montorsi
- L'opening e le musiche sono davvero fantastiche;
- La sceneggiatura è pulita e magistrale;
- I personaggi sono stati ben presentati;
- Il binomio Teen-Gore è eccellente;
- Manu Bennett con una spada che si genera da sola vale tutto il tempo speso davanti alla tv;
- Poche comparse, se comparate ad altre serie di successo;
- Alcuni siparietti mi hanno annoiato;
- Il primo confronto tra le due protagoniste femminili risulta essere scialbo;
- Dagda Mor non ha ancora il carisma di un vero malvagio;