Dev’essere senza dubbio un record quello dello scrittore di fantascienza Ian McDonald. Il suo prossimo romanzo “Luna: New Moon”, primo dei due libri di cui sarà composta la sua nuova mini-saga, deve ancora essere pubblicato (lo sarà verso la fine di settembre) e i diritti per la trasposizione in serie televisiva alla CBS sono già stati venduti. A quanto pare, sarà lo showrunner Shane Brennan, famoso per la serie investigativa “NCIS”, a scriverne la sceneggiatura adattata per il piccolo schermo e a far parte della produzione assieme allo stesso McDonald.
L’autore britannico non è di certo l’ultimo arrivato. Ha iniziato a scrivere molto giovane e sono ormai vent’anni che lo fa di mestiere, una carriera coronata da un “Premio Philip K. Dick” nel 1991 con “King of morning, Queen of day” e da un “Premio Hugo” per il miglior racconto nel 2006 con “The Djinn’s wife”. Nonostante questo curriculum di tutto rispetto, McDonald non è stato tradotto in Italia con continuità, tanto che della sua produzione considerevole sono arrivati da noi solo cinque romanzi, tra l’altro estremamente difficili da reperire. Ma di questi tempi, si sa, gli adattamenti televisivi fanno miracoli. Romanzi e saghe godono, infatti, di nuova linfa vitale dopo essere rimasti a lungo nel dimenticatoio, “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” comprese. Prova ne è il fatto che quando parlate di libri con i vostri amici – voi isolani affezionati no, lo so che siete i migliori –, la maggior parte di loro neanche sa cosa siano “Le Cronache”, e quando le nominate vi ritrovate di fronte facce dalla stessa espressione inebetita che ho fatto io quando ho visto per la prima volta il selfie di Arisa in versione Joker. Allora, con malcelata calma, dovete menzionare “Il Trono di Spade”, e loro tornano ad avere un viso dalle fattezze umane. Capite? Nella testa della gente è rimasto il titolo – per altro neanche tradotto in maniera fedele – della serie televisiva, e ormai anche la saga di George Martin viene identificata, con mio estremo orrore, con esso. Ma ultimamente stiamo assistendo anche ad un altro strano fenomeno per cui alcuni show sceneggiati per la tv fanno addirittura conoscere opere e scrittori che altrimenti nessuno si filerebbe. Chi è Blake Crouch? Non lo sapete? Beh, è colui che ha scritto “Wayward Pines” – la trilogia di romanzi intendo, non la serie televisiva. Solo che i suoi libri sono arrivati al pubblico che conta solo dopo la messa in onda della fiction trasmessa dalla FOX nel 2015, pur essendo stati pubblicati ben prima, cioè tra il 2012 e il 2014. Quindi stiamo a vedere, gli editori sono tutti matti, potremmo anche assistere ad una riedizione di tutti i suoi romanzi con l’uscita della serie tv, di cui al momento non conosciamo nessuna data indicativa per le riprese, né tanto meno per la messa in onda.
Ma torniamo a “Luna: New Moon”. La storia raccontata da McDonald è ambientata sul nostro affascinante satellite nel 2110, circa mezzo secolo dopo la sua colonizzazione e industrializzazione. Cinque potenti famiglie, chiamate con l’altisonante appellativo di “Cinque Draghi”, hanno in mano il potere e sono in continua competizione tra loro per la gestione delle rispettive imprese commerciali. Così, quello che era iniziato con un piccolo passo per l’uomo, ha condotto alla fondazione di un modello di governo, perpetrato con il pugno di ferro, che ha riportato la società spaziale indietro di secoli fino al feudalesimo. McDonald ha immaginato che nel prossimo futuro la Luna avrà assunto un’importanza strategica in quanto fonte preziosa di risorse indispensabili, quali l’elio-3, il carbonio, il ghiaccio e i metalli rari, estratti ed esportati sulla Terra e di cui nella sua opera le cinque famiglie possiedono il monopolio. In un ambiente per nulla accogliente o suggestivo, dove c’è sempre un motivo per rischiare la vita (che si tratti di saltare il pagamento di una corvée per il cibo, l’acqua e l’aria, oppure di finire coinvolti in una lotta tra le famiglie), ciascuno deve arrangiarsi come può e combattere per guadagnarsi un posto nella società. È quello che ha fatto la protagonista Adriana Corta, leader dell’ultimo nato dei “Cinque Draghi”, la quale detiene il controllo del settore industriale che si occupa del remunerativo elio-3 lunare, dopo averlo sottratto alla Mackenzie Metal Corporation diversi anni prima. Dopo una vita di lotte per mantenere lo status della propria famiglia, ormai anziana ma ancora combattiva, Adriana deve fare i conti con tutta la schiera di nemici che si è fatta durante la sua fulminante ascesa al potere, i quali minacciano la sua quanto mai florida azienda, la Corta Helio. Se la famiglia Corta vuole sopravvivere, l’unico modo è che siano i cinque figli di Adriana a difendere il vasto impero dai numerosi avversari. Ma soprattutto da loro stessi…
Questa la sinossi del romanzo che, in teoria, sarà rispettata anche nella fiction televisiva. Gli elementi per un “Game of Domes” – come l’ha ribattezzato scherzosamente l’autore stesso – ci sono più o meno tutti: esplorazione dello spazio, drammi e intrighi familiari, lotte per il potere, e poste in gioco talmente alte da giustificare ogni azione. Insomma, ciò a cui assisteremo – e che leggeremo – sembra essere un mix tra “Dune” e “Game of Thrones” e le rispettive versioni cartacee: lotte senza esclusione di colpi ai vertici del potere, sia tra influenti società industriali, ma anche all’interno tra i loro stessi membri, mentre l’ignara gente comune si arrabatta come può in condizioni di vita da servi della gleba. Tutto questo, sullo sfondo fantascientifico della Luna colonizzata e deturpata dalla tecnologia, che sembra aver perso del tutto quell’aura magica che ancora ci intriga quando alziamo gli occhi al cielo.
– Michele Martinelli –