Capita sempre, ogni volta che giochiamo a qualcosa di nuovo, che ad un certo punto decidiamo di aprire la mappa per scoprire i confini di quel mondo. E ogni volta che riusciamo ad esplorare tutto, dopo la felicità che succede quella vittoria, una parte di noi vorrebbe non essere arrivata alla fine del regno di gioco. Anzi, vorremmo poter andare oltre e vedere cosa c’è dopo, oltre l’oceano, le montagne, le foreste. Vorremmo riuscire a scoprire cosa si nasconde più in là, dopo l’orizzonte, e avere nuovi luoghi da scoprire e nuove avventure da vivere. Bene, presto – si spera –, potremo avere tra le mani un titolo in grado di farci arrivare ovunque vogliamo: si tratta di No Man’s Sky. Se ci seguite da un po’, ricorderete che l’abbiamo già trattato diverse volte, ma chi non ne avesse mai sentito parlare, sappia che si tratta di un gioco sci-fi, di avventura e sopravvivenza, dove noi, i giocatori, saremo degli esploratori alla ricerca del centro della galassia. Ogni pianeta sarà diverso dal precedente: anche solo per portare a termine le missioni del nostro alter ego ci vorranno tra le quaranta e le cento ore di gioco, secondo quanto assicurato dai suoi sviluppatori, primo tra tutti Sean Murray, padre del progetto. Murray ha poi aggiunto, in un’intervista, di sperare che i giocatori non si limitino a seguire la missione principale, ma che si divertano a visitare e conoscere l’universo messo loro a disposizione.
Il problema è che se davvero qualcuno volesse esplorare tutto il contenuto di No Man’s Sky dovrebbe smettere di giocare a qualsiasi altra cosa per… sempre, più o meno. La galassia sarà generata in maniera completamente procedurale, e sarà possibile vedere ogni centimetro dei circa 18 quintilioni di pianeti che avremo a disposizione. Il numero preciso è 18,446,744,073,709,551,616. Fa quasi paura. Anzi, togliamo il quasi.
E oltre a vagare di pianeta in pianeta, ci sarà anche molto altro da fare! Tanto per cominciare ogni elemento in gioco si può distruggere, analizzare e utilizzare per costruire qualcos’altro. Elementi di luoghi diversi reagiranno in modo diverso, e non basterà seguire i progetti che si troveranno duranti i nostri viaggi per essere certi di come funzioni ogni cosa. In più, durante l’esplorazione ci sarà il rischio di farsi prendere troppo la mano e rovinare i pianeti su cui ci troveremo. Per evitare che ciò accada, esistono delle sentinelle che faranno tornare i giocatori troppo distruttivi sulla buona strana, attaccandoli – sì, non sarà un viaggio semplice quello verso il centro della galassia. Le sentinelle arriveranno a proteggere la fauna e la flora locale, ma non è tutto: se si darà il via ad uno scontro nello spazio ci si dovrà aspettare l’arrivo della polizia, e combattere con loro porterà alla comparsa di forze ancora più pericolose in un’escalation militare.
E visto che, come ho detto, tutto può essere distrutto, questo vale anche per gli esploratori. All’inizio i giocatori non disporranno di molta salute, le navicelle non potranno sopportare viaggi troppo lunghi o distanti, e si dovrà trovare il modo di migliorare i propri mezzi e la propria abilità. Visto che praticamente tutto può essere upgradato, non è una missione impossibile e così, durante tutti i viaggi, si potrà sempre trovare qualcosa di utile per noi che permetta di potenziare le nostre armi, la navicella, e la tuta spaziale. Migliorare i propri mezzi, però, non significa diventare invincibili, e la morte sarà sempre dietro l’angolo. Quando ciò accadrà, il giocatore perderà tutto ciò che non aveva salvato nell’Atlus, una specie di supercomputer che registrerà i progressi ed è presente su ogni pianeta. Attraverso di lui si potranno anche condividere online le scoperte fatte.
Esistono fondamentalmente tre meccaniche basilari. Una è l’esplorazione, di cui abbiamo già parlato, mentre la seconda è il combattimento, che abbiamo visto. La terza, infine, è il commercio. Questo sistema, in No Man’s Sky è autonomo: le civiltà dei vari pianeti andranno avanti senza bisogno dell’aiuto di nessuno, così chi non avrà voglia di occuparsene potrà farlo senza problemi. Tuttavia ogni giocatore che volesse provare, potrà sfruttare i mercati della galassia a proprio vantaggio. Si potrà andare su pianeti ricchi di un determinato materiale per poi rivenderlo a quelli a cui manca, o comprare oggetti a poco prezzo da un rivenditore per spacciarli come prodotti esotici e costosi in luoghi distanti. E ne troverete di posti in cui farlo, visto che anche solo i pianeti, pare, saranno davvero giganteschi.
È già un gioco impressionante, e deve ancora uscire! E come molte cose belle, è nato da un’idea incredibilmente semplice: Sean Murray, cresciuto in un posto sperduto dell’Australia, da piccolo guardava le stelle sognando di fare l’astronauta. Quando poi, crescendo, si è trovato a fondare con un pugno di soci la britannica Hello Games, ha cominciato a lavorare su un gioco che potesse realizzare il suo desiderio. Questa è una parte della storia, l’altra è che dopo il successo del loro Joe Danger, mentre la casa di produzione stava già lavorando sul seguito, Murray ha deciso provare a creare No Man’s Sky per non rischiare di finire in un susseguirsi di sequel incentrati tutti sullo stesso franchise. Così, mentre il team principale lavorava su Joe Danger 2, Murray ha raggruppato quattro persone fidate e, per un anno, ha lavorato con loro, in segreto, sul suo progetto. Ovviamente ora non è più segreto, e sappiamo bene di cosa si tratta. Dopo essere stato annunciato nel 2014, l’uscita dovrebbe essere prevista entro la fine di quest’anno, ma la data, che doveva essere annunciata all’E3, è ancora un mistero, anche se si sa per certo che le versioni PS4 e PC saranno rilasciate lo stesso giorno.
Per ora non si può far altro che aspettare e sperare che l’uscita rimanga prevista per quest’anno… sarebbe un bel regalo di Natale.
– Caterina Gastaldi –