Ammetto che, quando mi giunse Syntechè tra le mani, ebbi quasi un fremito; uno di quei brividi che percepisci, come lettore, non appena ti giunge tra le mani un libro pesante che sa di carta e inchiostro; uno di quei brividi che senti quando vedi l’impaginazione in un font 8 e capisci che quelle 500 pagine in realtà sono 800. Uno di quei brividi che ti vengono nel momento che capisci che, per una volta, hai beccato il libro alla “Il Signore degli Anelli”, grosso, pesante, scritto piccolo e ricco di contenuti, descrizioni e vocaboli strani. Beh, vi confesso che, purtroppo, il mio brivido si sbagliava. Mi tradì come Horus fece con l’Imperatore, più o meno. E la ferita, vi dirò, fa ancora male.
TRAMA
La trama di Syntechè osa molto andando a piazzarsi in un tempo non troppo definito, probabilmente in età contemporanea dove l’umanità è stata punita per le atrocità verso la natura ed ora vive senza apparente tecnologia su alcune sparute isole. Sulle coste di una di queste viene ritrovata, dalla popolazione, una donna incinta che partorisce per poi spirare. Suo figlio, cieco, viene adottato dall’infermiera locale che, con l’aiuto del dottore, gli da il nome di Yannis. La storia fa poi un passo in avanti per mostrare uno Yannis in piena età adolescente. Seppur cieco, si è distinto in mezzo ai suoi simili per carattere e, soprattutto, per essere l’unico a poter attraversare la montagna dell’isola (che tutti ritengono maledetta). Il suo compito è difatti quello di portare domande, richieste e dubbi agli spiriti della montagna, nient’altro che animali antropomorfi che vivono sull’altra parte della suddetta isola. Forse a causa della cecità che lo rende vittima del tipico bullo adolescente, forse a causa della sua natura, Yannis si trova a suo agio in mezzo agli animali, giungendo anche ad iniziare una relazione con Psiche, suo amico. Alla fine della giornata il ragazzo deve, però, tornare al villaggio comunicando ciò che gli spiriti della montagna hanno deciso riguardo alle domande preposte: è un Tramite, un ambasciatore degli animali e della natura. Ma le cose stanno per cambiare….
FORMA e CONTENUTI
Il libro di Carla Saltelli, edito Eifis, è molto altalenante. Le descrizioni dei luoghi, dei colori e dei suoni, soprattutto nelle prime fasi del libro, sono azzeccate e ci riescono a far vedere il mondo con gli occhi di un non vedente (scusate il gioco di parole). Peccato che questa attenzione ai suoni e agli odori spesso sia lasciata vagare anche troppo, andando a stroncare il filo del discorso (il più delle volte) e causando pesantezza nel lettore stesso (se non noia). I periodi e le parole utilizzate sono varie e ostentano un ottimo lessico. La trama, interessante, si sviluppa per circa un terzo del libro sull’isola, patria di Yannis, per poi spostarsi alla ricerca di altre location, seppur non vengano descritte con la minuziosa attenzione utilizzata anche per l’isola. Non so ancora se questo è stato voluto dall’autrice (forse per farci sentire più “a casa?”) oppure per mancanza di tempo e/o spazio, nonostante di cose da descrivere ce ne fossero parecchie. Forse non è stata una gran mossa, ma andiamo avanti.
Le caratteristiche su cui fa affidamento il personaggio principale per risplendere sono, però, lasciate a sé e non approfondite, o addirittura lasciate in disparte durante alcuni frammenti della narrazione; a “uccidere” definitivamente l’argomento “cecità” e tutte quelle descrizioni che potevano essere interessanti per il lettore è anche il fatto che Yan, una volta giunto a contatto con gli animali, semplicemente ci vede. Perché attuare una scelta del genere, quando si poteva giocare di sensazioni, odori ed immagini, ed avere quindi un personaggio, un ambiente e una percezione straordinaria e interessante? Altro punto a sfavore è la storia d’amore che viene presentata immediatamente come punto cardine (o comunque punto saliente), finendo poi a venir trattata in maniera superficiale, nonostante mi aspettassi un po’ più di tatto o comunque interesse.
Fondamentalmente il tema di cui tratta il libro, nonostante tutto il contorno, è Natura contro Umanità (seppur l’umanità, per certi versi, faccia parte della natura stessa). Il ruolo di Yannis (almeno) rimane intatto per tutto il libro: perennemente in contrasto su quello che è e quello che vorrebbe rappresentare, più legato ai Custodi (gli animali antropomorfi/spiriti della montagna) che agli uomini di cui deve portare richieste e domande.
Parlando invece dei personaggi secondari, alcuni sono descritti minuziosamente, con una buona definizione caratteriale, che spicca più e più volte, anche perché spesso aiutano ad insaporire il protagonista o ad imboccarlo nelle sue scelte. Alcuni colpi di scena, gestiti molto bene, riescono anche a farvi rimanere un po’ sorpresi – anche se non è sicuramente un giallo, quindi non vi sono grandi complotti o cose simili. A chiudere il tutto abbiamo un finale un po’, a mio modesto parere, rammendato sulla fretta di concludere un libro che era partito con altri intenti. La dubbia morale delle azioni finali, assieme allo stravolgimento di tutta la trama, lascia un po’ con l’amaro in bocca: non tanto per il suo essere finale in sé, bensì per non aver cambiato di una virgola il mondo stesso. Un libro che si chiude in maniera completamente auto conclusiva ma che da spazio a dei sequel, senza però accennare nulla, né dare incipit alla futura trama. A rovinare il tutto (o a dare il colpo di grazia, se vogliamo essere drastici oltre ogni limite) c’è un impaginazione che lascia alcune volte a desiderare, con parole spesso sbagliate, frasi che si ripetono, formattazione errata e così via.
Syntechè purtroppo non ci è piaciuto. Voi lo avete letto? Come vi è sembrato? Fatecelo sapere qui sotto!
– Yari Montorsi –
Syntechè di Carla Saltelli – Recensione
Yari Montorsi
- Lunghe e precise descrizioni di luoghi e ambienti
- Buoni due o tre personaggi secondari, ben caratterizzati e con un po' di pepe
- Ottime le premesse iniziali...
- ...che però vengono trattate poco o fondamentalmente lasciate stare
- le descrizioni sono ben fatte, ma spesso si scontrano con il filo narrativo
- alcune cose inerenti alla trama non vengono spiegate
- il libro è fondamentalmente auto conclusivo (sia per il finale che per il modo nel quale finisce) ma lascia presagire un futuro. Quanta indecisione!