Che durante una sessione di ruolo la dieta non sia propriamente mediterranea è cosa nota. Guida Semiseria alla Sopravvivenza Nutrizionale del Neofita Gdr!!
Nel purtroppo recente fiorire di anatemi, scagliati da pulpiti più o meno autorevoli, al fantastico mondo del gdr è stato addebitato – letteralmente – di tutto. Si va dalle accuse ecclesiastiche di favorire tra i giovani pratiche di Magia Nera (non sto scherzando. D’altronde chi, dopo una sessione a Ravenloft, non esce sparando dalle mani fulmini di energia negativa su innocenti passanti?), agli strali di pseudoanalisti alla Crepet riguardo fantomatiche predisposizioni all’autismo di giovani traviati dai GdR, e via farneticando. Manca giusto l’abigeato e poi abbiamo fatto l’en plein. Sfogliando e risfogliando le analisi dei Campioni della bacchettonaggine, salta all’occhio però l’assenza di emuli italioti della pur carismatica Michelle Obama nel crocifiggere forse l’unico danno davvero provocato dai GdR: le malsanissime abitudini alimentari di chi si riunisce attorno ad un tavolo dotato di dadi, matite e schede personaggio. Nella mia personale esperienza, in tre lustri di avvincenti duelli a colpi dell’ultimo d20, di miriadi di avventure con personaggi sempre diversi e di master convinti di essere la reincarnazione di defunti dittatori, mai, ripeto MAI, una sessione di gioco si è svolta senza che libagioni e abboffate fossero presenti, tanto da far sorgere il legittimo dubbio che il GdR fosse esclusivamente un pretesto per celare sotterranee attività pantagrueliche, in puro stile carbonaro. Ogni buon giocatore di ruolo, per contratto, non è tale se non mastica minimo 8 varietà diverse di patatine durante ogni sessione e non ingurgita almeno 1-2 litri di bevanda iper-gassata dai prevedibili effetti sulla biologia umana. Questa dieta, da notare, è assolutamente indipendente da qualsivoglia regime alimentare segua il giocatore lontano dai tavoli delle sessioni (vegetariani e vegani compresi: il tavolo da giocata è, per i giocatori, una specie di Zona Franca Alimentare dove è concesso tutto, un po’ come le Isole Cayman per gli evasori). La cosa dà vita nel tempo ad un simpatico quanto involontario paradosso: se tra i personaggi giocanti i bicipiti monumentali del barbaro, il possente torace del nano e l’addominale a scacchiera dell’elfa la fanno da padrone, i fisici dei corrispettivi giocatori di solito non si possono definire esattamente palestrati, né forgiati nell’acciaio. Pettorali flaccidi e cellulite dominano.
Nmmeno se le persone riunite attorno al tavolo fossero atleti olimpionici in procinto di gareggiare potrebbero sottrarsi alle poche ma ferree regole che dominano l’alimentazione ruolistica dalla notte dei tempi, in rune scolpite a fuoco nei grassi vegetali idrogenati: a) i cibi devono essere quanto più chimici possibile, e quanto di più lontano concepibile dalle loro fonti primarie dopo innumerevoli processi di trasformazione industriale; b) in mancanza del punto a, i cibi devono comunque essere iperspazialmente calorici e ad elevata concentrazione di zuccheri raffinati e grassi saturi; c) per quanto riguarda le bevande, l’acqua naturale va tenuta al minimo. Tutto il resto deve essere o di provenienza industriale, zuccherata inutilmente e assurdamente gasata, oppure di gradazione alcolica non inferiore ai 20 gradi d) frutta, verdura e roba sana in qualunque forma o manifestazione sono assolutamente bandite e chi le contrabbanda può essere soggetto a massicce rappresaglie. All’interno di queste linee guida tuttavia si sono affermate nel tempo delle sottocategorie nutrizionali basate essenzialmente sulla stagionalità e sulle abitudini di chi ospita la sessione. Ecco alcuni esempi:
Menù invernale
In inverno non mancano mai patatine di tutti i tipi, da quelle catarifrangenti oggigiorno in voga, agli ormai inflazionati cornetti di mais al formaggio o alle vetuste marche presenti già negli anni 70 sulle tavole dei nostri genitori. Vanno tutte bene, la cosa fondamentale è che le suddette abbiano visto patate, formaggio, mais e quant’altro da molto molto lontano, e col binocolo. La sezione “dolci dopo il salato” è affidata ai classici biscotti (wafer, sfogliatine, cialde…) dalla consistenza del compensato di pioppo, o alle torte. Le torte sono solitamente fornite da mamme, nonne e zie di qualche giocatore, e sono spesso gli alimenti più energetici mai concepiti da mente umana: dal tiramisù la cui porzione per comodità viene calcolata direttamente in Megawatt, alla frolla così tuorlescamente densa da collassare su sé stessa come un buco nero, degna erede della mitica Pasticceria da Lancio dei Nani. Le bibite invernali sono le classiche gassate, spesso a temperatura ambiente, insieme ad ogni tipo di generosi alcolici, tutti “super”, che servono per brindare alle azioni migliori (perfidi quei master che esaltano con un bicchierino ogni tiro di dado dei giocatori, in modo da poterne disporre in agilità una volta ubriachi).
Menù estivo
Le patatine sbucano sempre sul tavolo, anche con climi equatoriali da 40°C e 90% di umidità atmosferica, ben sapendo che questo è l’unico periodo nel quale l’acqua fa timidamente capolino sui deschi di gioco. Viceversa, la sezione dolci viene rivoluzionata (con un netto guadagno in salute) tramite l’introduzione del gelato, che va da quello artigianale ai classici barattolini industriali. Purtroppo, date le temperature, usualmente detto gelato finisce sciolto in pochi minuti ovunque (mani, schede personaggio, dadi, matite, miniature, plance ecc.) tranne che negli stomaci degli interessati. Nel reparto bibite, servite ora rigorosamente ghiacciate, escono di scena i superalcolici, soppiantati da più tenui drink lievemente alcolici, lievemente dissetanti ma pesantemente insulsi. Occhio all’imprevista vodka gelata in bicchierino gelato. Gli effetti vanno dalla congestione secca con occhio vitreo ad altri effetti meno gravi ma altrettanto sgradevoli e sempre ampiamente prevedibili sulla consueta biologia umana.
Estate/inverno
Non si sa perché, ma qualche individuo da ricovero trova interessante la disposizione di un menù fisso che copra un po’ tutti i casi, come quelli che ordinano al ristorante il primo e la pizza mari-e-monti. Fatto sta che a volte ci troviamo davanti, nel momento ludico topico della serata, l’elemento sconcerto: fuori ci sono -13°, in casa appena 16°, stai affrontando un drago dei ghiacci in una landa polare e qualcuno ti arriva sul tavolo col gelato fumante, appena uscito dal freezer ad azoto liquido. Roba che nemmeno l’avventuriero più incallito potrebbe sopportare. O in estate, quando ormai le bibite sono finite e hai in gola una siccità da fare invidia al Sahara, ti si presenta davanti l’ennesima scatola di cracker Arsura; asciutta come il suolo marziano prima che ci scoprissero l’acqua sotto. Se gli omicidi aumentano nel periodo estivo, ci sarà pure una ragione.
Gargantua e Zio Scrooge fantasy
Ma che dire della mera quantità delle vivande sul tavolo? Talvolta i cibi sono tanti e tali da costituire un secondo pasto rispetto a quello generalmente appena prima ingurgitato. Gli stomaci non sanno come fare a contenere tutto quello che la bocca passa loro. C’è chi sostiene che, nell’invenzione delle borse conservanti di D&D o nelle sacche dimensionali, lo stesso Gygax si sia ispirato alle pance dei suoi amici di gioco. Roba da far arrossire Obelix nella famosa prova de “Le dodici fatiche di Asterix”. Antitetico all’abbondanza, essenziale nel Gioco di Ruolo, l’ospite dalle braccine corte offre invece un sacchetto di patatine da cinema per tutti e una lattina di Pepsi ogni 3 persone, forse per far provare sulla pelle dei giocatori come si possono sentire i personaggi dopo aver finito acqua e razioni da viaggio nel Deserto dell’Anauroch. Questi giocatori si riconoscono dal fatto che portano tutti inspiegabilmente la taglia 42.
Il riciclatore folle
Se avete del cibo che non vi piace, degli alimenti che non riuscite a rifilare nemmeno al cane randagio di quartiere e che il gatto di casa rifiuta sdegnato, non gettatelo ma proponetelo ai vostri amici di dado. Vi è mai capitato di vedere sempre sbucare sul tavolo da gioco quel materiale semicommestibile che pensavate di aver finito il mese scorso, o quel liquido indefinibile che starebbe meglio nello scarico di un lavandino piuttosto che nel vostro stomaco? Purtroppo succede e si sente dire di gente che da tre mesi mangia canestrelli al rafano e beve Pastis (liquore all’anice francese) senza che chi li somministra abbia capito che al prossimo propinamento si ritroverà le ruote dell’auto squarciate.
L’alternativo GdR
Quattro parti di nerd, quattro parti di ecologista e due parti di radical chic, specie assai rara ma presente e protetta da tutte le associazioni ambientaliste di cui fa peraltro parte. Paladino/a di Elhonna, ma soprattutto dei cibi sostenibili, dell’agricoltura biologica e del consumo responsabile, è ammirato/a e sostenuto/a da tutti per le sue sacrosante battaglie etiche. Almeno finché, nel proporre il classico desco da GdR senza uscire troppo dal cliché ma tenendo fede alle sue convinzioni, non vi propone fantastiche gallette di riso dal sapore di poliuretano espanso, imperdibili sfoglie di un cereale impronunciabile del Nicaragua o del meraviglioso matè vergine in lattina che rifiuterebbe persino un gaucho della Pampa.
Cibo a tema
Quando si vuole davvero entrare nel mondo di fantasia in cui si muovono i nostri alter ego, niente di meglio che bere e mangiare come farebbero loro. Già mi immagino aspiranti stregoni trincare idromele o sidro, chiamare l’oste a go-go e ingurgitare salsicce speziate. C’è chi sta peggio, si pensi ai giocatori di Vampiri: ve li immaginate a bere succo di pomodoro o di arance rosse tutta la notte? Per dirla come il buon caro Abatantuono: “Giàccihossete, giàcihossete!!!!”
Al di là di queste categorie, avete qualcosa da aggiungere della vostra eventuale esperienza nutrizional-ruolistica? Il menù è ampio, in fondo…
– Luca Tersigni –