Il capitano Kirk avrebbe rottamato il suo comunicatore se avesse visto un Iphone? Scopriamolo insieme!
Indubbiamente la fantascienza, per sua stessa natura, ha fornito nel corso degli anni innumerevoli anticipazioni riguardo quello che sarebbe stato il futuro di chi, di volta in volta, si fosse seduto in una sala cinematografica, avesse aperto un libro o quant’altro (tanto che Ridley Scott stesso ha dedicato all’argomento un interessantissimo documentario che consiglio decisamente). Che si trattasse di futuri ambientati in universi immaginari o ucronie del nostro futuro più o meno prossimo, spesso la fantascienza ci ha azzeccato come nemmeno il miglior Mago di Segrate avrebbe potuto. La cosa da rilevare di questo genere letterario è che le “visioni” futuristiche spaziavano dal politico (Orwell e il problema del controllo dell’Informazione, le varie distopie su futuri regimi totalitari che sarebbe troppo lungo elencare), al sociale (Dick e i suoi disoccupati ibernati, piuttosto che i limiti dell’ingegneria genetica dei replicanti), alla tecnologia in senso stretto. Ed è proprio su quest’ultimo argomento che vogliamo imbarcarci in una cavalcata semiseria riguardo cosa la fantascienza ha immaginato a livello tecnologico e cosa invece ci ritroviamo tra le mani al giorno d’oggi. Da cosa partire se non dalla serie tv che ha l’indiscusso primato delle invenzioni fantatecnologiche, tanto da essere stato coniato apposta per lei il neologismo “technobabble” (il bla bla pseudotecnico privo di senso): Star Trek. Ci imbarchiamo, dunque, rigorosamente su un’astronave federale dotata di gondole di curvatura!
Là dove nessuno è mai giunto prima
Da cosa cominciare la nostra disamina se non dall’esperienza fantascientifica per eccellenza: il viaggio nello spazio. E subito troviamo un gigantesco problema. Secondo la fisica relativistica un oggetto qualsiasi può viaggiare al massimo alla velocità della luce, perdendo tutta la propria massa. Sappiamo tutti che la stella più vicina al sole dista quattro anni luce, quindi per raggiungerla, per bene che vada, ci vorrebbero quattro anni. Ora, una serie fantascientifica che impiegasse tre-quattro stagioni solo per descrivere un viaggio di avvicinamento di tale durata, non avrebbe molto futuro (battuta!). Ecco quindi che il viaggio iperluce diventa una necessità narrativa o l’intero genere sarebbe rimasto soffocato nella culla. Star Trek (parliamo qui principalmente della serie classica con qualche incursione nella TNG, ovvero anni 60-70 e 80-90) sfida l’argomento con un approccio leggermente più sofisticato del resto della fantascienza: le navi federali viaggiano a velocità maggiori della luce grazie al Motore a Curvatura (warp engine). Per non ignorare il buon Einstein le astronavi di Star Trek proiettano tramite le gondole di curvatura dei campi gravitazionali talmente forti da distorcere lo spazio davanti e dietro di sé. In tal modo la nave non viaggia nello spazio ma ci scivola attraverso dentro una specie di onda, con lo spazio nelle immediate vicinanze della nave che viaggia con essa. Si può intuire il meccanismo ponendo il vostro modellino dell’Enterprise, faticosamente costruito, su un foglio elastico. Se spostate il modellino lungo il foglio, esso è soggetto alla relatività e non può viaggiare più veloce della luce. Provate ora a pizzicare il foglio davanti al modellino e tirarlo verso il basso. Abbiamo distorto lo spazio, la nave si è mossa con il foglio (lo spazio) e quindi abbiamo viaggiato più veloce della luce. Ma cosa c’è di scientifico in tutto questo allo stato attuale delle cose? Poco meno di un anno fa una equipe di ricercatori della NASA ha ipotizzato che sia effettivamente possibile, almeno a livello teorico, un motore a curvatura. Basandosi sull’equazione formulata nel 1994 dal fisico Alcubierre e sulle teorie dello scienziato sovietico Pavel Cherenkov (il motore Cherenkov delle machissime astronavi di Fanteria dello Spazio altro non è che un motore a curvatura), la NASA ritiene che sia possibile teoricamente produrre un motore che curvi lo spazio-tempo. Il principale ostacolo sono le immense quantità di energia necessarie per produrre le distorsioni spaziotemporali in questione. Quindi, il motore a curvatura rischia di essere teoricamente ipotizzabile ma praticamente irrealizzabile, e, nella migliore delle ipotesi, molto in là da venire.
Polvere di stelle
Il discorso sulle quantità di energia ci porta direttamente alle fonti utilizzate dalle navi spaziali per un sistema di viaggio così costoso. In Star Trek, tali immense quantità vengono fornite dal cuore del motore che fa reagire tra loro materia ed antimateria. Si tratta del processo fisico più efficiente dell’universo, dato che si avvicina al 100% di rendimento. Ovvero, tutta la materia viene convertita in energia. Le navi si riforniscono di antimateria sulle stazioni federali, così come noi faremmo il pieno alla nostra utilitaria, mentre la materia viene raccolta direttamente durante il viaggio nello spazio interstellare. Ebbene, l’antimateria è ormai un dato di fatto anche nel 2014. Poco più di tre mesi fa i fisici del CERN sono riusciti, grazie all’acceleratore di Ginevra, a produrre ed isolare per un tempo significativo 80 atomi di anti-idrogeno, la cui esistenza prima di allora era solo supposta e mai sperimentata. Il problema, anche qui, è che per produrre quegli 80 atomi gli scienziati hanno dovuto impiegare più energia di quanta se ne ricaverebbe dall’annichilazione di detti atomi colla materia. Bilancio negativo, quindi, ma sicuramente in questo caso si è più avanti.
Beam me up, Scotty
Eccoci alla tecnologia che più di tutte simboleggia Star Trek, quella che tutti vorremmo avere quando perdiamo il tram: il teletrasporto. Il meccanismo è, tutto sommato, semplice: uno scanner legge la posizione e lo stato atomico di tutti gli atomi di un dato oggetto (esseri viventi compresi), lo immagazzina in memoria, lo smaterializza, trasferisce la materia a decine di migliaia di chilometri di distanza e lo rimonta in loco, esattamente nello stato in cui era. La faccenda, oltre a sollevare un vespaio di questioni filosofiche (se fosse possibile, potremmo duplicare qualunque essere umano prendendo atomi da un’altra parte, e trasformando il tutto in una gigantesca fotocopiatrice…dove va a finire l’anima?), pare abbastanza improbabile pure dal punto di vista tecnologico: la quantità di Terabyte necessari ad immagazzinare le informazioni di tutti gli atomi di un corpo umano è un numero al di là della nostra comprensione, e in ogni caso il raggio di confinamento che materialmente agisce sembra appartenere più all’ambito della magia fantasy che a una tecnologia, sia pure da fantascienza. Nonostante ciò, destò un certo scalpore nel 2013 l’annuncio che un’equipe dell’università di Tokio fosse riuscita a teletrasportare dei bit fotonici da una stanza ad un’altra. E’ da notare però che si teletrasportarono pacchetti di informazioni (energia) e non materia fisica, e comunque i risultati di quell’esperimento rimangono ampiamente dibattuti ancora oggi. Tra tutte, questa sembra la tecnologia destinata a rimanere “fantascientifica” più di qualsiasi altra.
Me da du’ etti de Parma, tre de bufala e una mole di aminoacidi a catena ramificata, grazie?
Una tecnologia che invece appare a portata di mano, almeno per certi aspetti, è quella dei replicatori di materia. Questi simpatici aggeggi, sparsi un po’ per tutte le astronavi della serie, pescano in una riserva di atomi e molecole base e, tramite un simpatico database di progetti in memoria, possono replicare di tutto: dal pezzo in duranio dello scafo rotto maldestramente a craniate dall’inutile Guardiamarina, all’impepata di cozze ricetta originale ordinata al Bar di Prora.
Avremo quindi giganteschi replicatori industriali e piccoli replicatori alimentari attorno cui riunirci a spettegolare cogli altri membri dell’equipaggio, equivalente delle macchinette del caffè del XXI secolo. In realtà al giorno d’oggi sta cominciando ad essere disponibile al pubblico una tecnologia che, molto più rozzamente, per certi aspetti simula la tecnologia dei replicatori di Star Trek: le stampanti 3D. Come dite? Certo, prima che una stampante 3D sforni un fritto misto degno di tal nome passerà molta acqua sotto i ponti, ma la strada è tracciata.
Per parlare col Capitano premere 1, per ordinare una Bath’leth premere cancelletto
Infine, le tecnologie che forse sono progredite così velocemente da sorpassare e forse anche doppiare le tecnologie immaginate in Star Trek: i dispositivi di comunicazione e organizzazione. Vi ricordate il comunicatore col quale il Capitano Kirk chiamava l’Enterprise? Alla fine degli anni 60 sembrava il non plus ultra, un vero oggetto da fantascienza. Ora farebbe la figura del più tristanzuolo dei cellulari di prima generazione. Ma come?! Non è neanche triband, non ha la dual sim e nemmeno una mestissima fotocamera da 1.3 megapixel, figurarsi android, whatsapp e tutto il resto! Nasconditi, Jim! E i pad sui quali smanettano i membri dell’equipaggio della Next Generation a occhio paiono essere ampiamente superati dai nostri tablet più avanzati.
L’elenco sarebbe lunghissimo e potrebbe andare avanti per pagine e pagine ma, mentre ci replichiamo il nostro meritato tè earl grey nella Sala Tattica dell’Enterprise, preferiamo lasciare la parola ai lettori: quali altre tecnologie secondo voi sono state precorse nei vari Star Trek? Attivare!
–Luca Tersigni–