Per inaugurare la nuova ondata di Sci-Fi che sta esplodendo su Isola Illyon, rendiamo omaggio ad uno dei più grandi fondatori del genere: Isaac Asimov!
Salve a tutti, cari isolani! Come avrete già capito, la nostra Isola ha aperto le porte ad una nuova branca del fantasy: lo Sci-Fi. Questo perché, finalmente, ci siamo tutti convinti che è ultra fico parlarne e perché fa tanto ganzi. Ma di ciò non si può parlare se prima non rendiamo omaggio ad uno dei più grandi scrittori fantascientifici dell’ultimo secolo: considerato da molti il maestro indiscusso in questo campo, stiamo naturalmente parlando di Isaac Asimov.
Per trattare in questo articolo della sua “filosofia” e del suo impatto sul mondo (culturale e non), ho voluto improntare il discorso in maniera un po’ più sistematica, dividendo per punti le argomentazioni. Come avrebbe voluto lui forse, essendo stato prima di tutto uno scienziato. Ma vi prometto che non mi soffermerò troppo su numeri e didascalie, riportandovi soprattutto idee e curiosità che tanto fanno bene alle nostre menti affamate di sapere.
- Chi era?
Isaa Asimov nacque il 2 gennaio 1920, in territorio sovietico. Ci restò molto poco e già all’età di 3 anni si stabilì a New York con la famiglia, ottenendo, dopo circa 5 anni, la cittadinanza americana. Sebbene fosse un po’ cagionevole di salute, riuscì comunque a frequentare l’università, laureandosi in Chimica. In quel periodo iniziò a pubblicare i primi racconti su giornaletti scolastici e riviste di serie B, fin a quando non incontrò il suo capo/compagno di avventure John Wood Campbell, anch’egli considerato padre della fantascienza. Iniziò cosi per il giovane Isacco una grande “età dell’oro“ che non a caso corrisponderà alla stessa età dell’oro che vivrà lo Sci-Fi in quel periodo. Insomma, le opere di Asimov erano già proiettate verso il successo mondiale, e il giovane scrittore aveva solo 19 anni.
- Che diceva?
Finalmente possiamo addentrarci meglio nel regno delle “idee asimoviane” e scoprire veramente chi era quest’uomo. Già nel suo tempo egli era considerato un uomo con idee futuristiche e avveniristiche, capaci tanto di sorprendere, tanto di generare stupore e perplessità. Quando scriveva, egli non si definiva scrittore, ma divulgatore scientifico. Le sue opere erano considerate tali, ricche di un sopraffine gusto per lo scientismo che però rimane sempre moderato, senza mai decadere nel trattatello scientifico di divulgazione spicciola (aspettate il terzo punto per saperne di più). Insomma Asimov, nelle sue opere, superò brillantemente la paura dell’incombere nel grigio e noioso didascalico, rendendo anche la più noiosa delle conversazioni scientifiche un interessante passaggio da assaporare e comprendere. Se pensiamo a ciò che Asimov scrisse nei suoi romanzi, è facile rimanere turbati dalla semplicità con cui il nostro autore ha saputo ipotizzare il futuro (che nient’altro è che il nostro presente). Una prova scioccante è un articolo che scrisse dopo esser rimasto deluso dall’Expo di New York del 1964: dopo aver girato la fiera in lungo e in largo, non trovò nulla che gli facesse pensare al “futuro”, e cosi prese carta e penna e immaginò ciò che sarebbe potuto essere l’Expo 2015, 50 anni dopo. Ecco le sue parole:
(…) Ci saranno sempre più gadget che allevieranno le nostre fatiche, le cucine saranno sempre più tecnologiche: macchine prepareranno automaticamente il caffè, i pasti non si dovranno più cucinare ma conservare già pronti. Gli apparecchi elettrici saranno senza fili e i televisori riprodurranno immagini a tre dimensioni. Le macchine faranno i lavori di routine e la noia diventerà un grave problema sociale (…)
Quando anch’io ho letto le sue parole, non nascondo che qualche brivido l’ho avuto. Sia quando accenna ai televisori in 3D, sia quando parla della noia come problema sociale. Un problema mai così attuale. Se fin da adesso abbiamo capito almeno in minima parte cosa diceva il vecchio Isacco, ci viene da domandarci “in che modo egli si esprimeva? Come ha raggiunto il successo da romanziere, se era un divulgatore scientifico?”
- Come lo diceva?
Questo punto ci riconduce anche alla questione del “didascalico o non didascalico”. Molte critiche mosse ad Asimov (c’è sempre qualcuno che rompe gli scatoloni) riguardarono proprio questo tema: il suo stile era considerato per lo più scarno, arido e povero di caratterizzazione dei personaggi. Anche nelle sue opere, in particolare in quella sua più grande (che è anche il ciclo fantascientifico più venduto al mondo), “La Fondazione“, non mancano alcune controversie. Se la si confronta con altre saghe spaziali, essa apparirà a prima vista molto meno ricca e povera di quei grandi temi che affascinano il lettore: l’infinità del cosmo, armi e tecnologie futuristiche, paura e stupore dell’ignoto, restano sempre in secondo piano e persino il ritmo della narrazione non sembra essere adatto ad un viaggio tra le stelle. Cosa lo rende allora così irresistibile? La risposta unificatrice è una sola: “La Fondazione”, e in generale tutte le opere di Asimov, puntano più sull’evocativo che sul descrittivo, facendo apparire la Galassia che ne è protagonista come estremamente credibile e grandiosa. Questo perché Asimov non tenta di descriverla in pompa magna, non l’affronta a spada tratta, ma la cela tra le sue righe, in attesa di essere scoperta. Il tutto è condito da una gran dose di solennità e pacatezza quasi maestosa, che attraggono il lettore a scoprire il mistero che l’autore propone.
Chi trova ostico quello che sto dicendo, probabilmente non ha mai letto nessun opera di Asimov. Vi invito a farlo, perché se saprete contestualizzare i contenuti ai periodi giusti, vi ritroverete di fronte un’opera grandiosa. Cosi come lo è il Ciclo della Fondazione, il Ciclo dei Robot e cosi via.
- Curiosità
Sebbene molti dicano di conoscere Asimov, in realtà c’è qualcosa che forse sfugge ai più “distratti”. Per prima cosa, chiunque pensi ad “Io, Robot”, il film, è molto lontano dal capire la filosofia di Isaac. La pellicola è sicuramente piacevole da vedere, ma non rappresenta la reale storia del romanzo. Prima di tutto “Io, Robot” è formato di 9 racconti, e non è una storia omogenea. Seconda cosa, il tema della “ribellione robotica” è toccato solo in alcuni punti e, anzi, il perno fondamentale della stessa è quello di esorcizzare la paura dei robot aggressivi e privi di intelligenza, tentando di raccontare storie sul comportamento umano e sensibile che i robot assumono, grazie alla loro programmazione mediante le Tre Leggi della Robotica. Proprio queste ultime saranno la chiave del successo di Asimov. Sono le tre leggi che vengono accettate all’unanimità da tutti gli scrittori di Sci-Fi che in un modo o nell’altro, in maniera latente o manifesta, ne rendono omaggio nelle loro opere. Altra curiosità riguarda soprattutto queste Tre Leggi. Forse non lo sapevate, ma esse in realtà sono quattro. Non si tratta di espansioni non autorizzate di fanatici o altro, ma di un nuova regola, introdotta proprio da Asimov, in uno dei suoi racconti. Aggiunta circa quarant’anni dopo la pubblicazione delle Tre Leggi, questa quarta assunse il nome di “Legge Zero”, in modo da indicare l’assoluta dominanza della nuova entrata su tutte le altre. Essa è identica alla prima, tranne che per il soggetto: invece di essere “l’umano” è “l’umanità”:
Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.
Ciò apre un panorama di incredibili scelte e situazioni surreali e interessanti, che la maestria di Asimov sa suggerirci. È opportuno ricordare che questa aggiunta avviene nel libro “I Robot e l’Impero“, dove il primo robot agisce secondo la Legge Zero, surclassando il pericolo che la Prima Legge gli suggerisce.
Ultima curiosità: il fantastico film “L’uomo bicentenario” si basa su un racconto proprio di Asimov e, all’inizio del film, Uno/Robbie Williams recita proprio le Tre Leggi, per confermare quale sia la base della sua programmazione. Come se non bastasse, abbiamo un richiamo anche nei videogiochi: perché secondo voi il protagonista di Dead Space si chiama Isaac? La risposta mi sembra lampante.
- Conclusioni
Come potete verificare voi stessi, i richiami e i rifacimenti alle opere asimoviane sono massicci e imponenti in ogni angolo della fantascienza e, anche quando ciò non è voluto, inevitabilmente ci si sofferma su un terreno già “idealizzato” dallo scrittore. Quindi non possiamo far altro che chinare il capo in segno di rispetto, verso uno dei più grandi maestri della fantascienza. Ora che lo Sci-Fi è libero di sviscerarsi tra i meandri di Isola Illyon, sono sicuro che assisteremo ad una gran mole di argomenti trattati, ognuno diverso e originale, ma che in qualche modo si ricondurrà sempre al grande genio di Asimov. Fateci caso con me, e vediamo quanti richiami riusciamo a trovare!
Spero vi sia piaciuta questa piccola “riesumazione” e che non vi abbia annoiato troppo. Purtroppo non è questa la sede adatta ad espandere l’argomento, perché ci vorrebbe una vita intera per descrivere in maniera esaustiva Isaac Asimov.
A presto miei cari, Giulio è lieto di poter servire!
– Giulio Marciello –