Galeotto sia il libro e in carcere vada chi lo ha scritto. La sovrappopolazione delle carceri italiane e il sistema legislativo nazionale purtroppo non prevedono pene per cattivi “scrittori” o per quelli che si credono capaci. Per fortuna esiste il mercato, che colpisce con verghe fantasy le mani di coloro che scrivono con velocità vorace libri di serie Z. Ma basterà?
La letteratura ha ormai un nuovo binario che la attraversa, e costruisce tasselli e mattoni di un nuovo profilo della stessa: la capacità e possibilità per chiunque di creare dei contenuti che, grazie ai formati elettronici, diventano veri e propri libri. Tutto questo ha stravolto determinate logiche che l’autopubblicazione cartacea non era riuscita a fare. Sono un sostenitore della modernità e di ogni sua forma, e il libro digitale non mi dispiace. Il problema non è però il supporto, ma quei benedetti contenuti che si travestono da opere magistrali mentre sono empie riproduzioni del male sulla terra.
Il nostro genere preferito, il fantasy, deve il suo successo proprio alla letteratura mitica e fiabesca che l’ha costituito da tempi immemori, rendendolo quello che è oggi con i suoi stereotipi e caratteristiche precipue. Ai giorni nostri, editi da case editrici o meno, esistono in giro dei vomitevoli racconti che intasano e deformano la bellezza di questo genere e delle sue storie con il successo o l’insuccesso che possono avere, offuscando, magari con la loro fastidiosa mole, capolavori del genere.
Questa analisi riguarda trasversalmente libri editi ed opere autoprodotte, senza considerare le simpatiche strutture editoriali a pagamento, che sono la cosa peggiore dopo George W. Bush e la serie tv tratta dal libro di Goodkind “La Spada della Verità.”
Nomi e autori che con cadenza mensile popolano le pagine dei social network, le classifiche di ebook di Amazon, e gli store di libri online ci danno un’immagine di cosa sia il risultato finale di una democratizzazione barbara della pubblicazione di storie. Evviva la libertà di pensiero, evviva la possibilità di poter scrivere ciò che ad ognuno pare. Ma creare un libro ignorando che un lettore dovrà seguire quelle folli e tortuose (nonché incollate e scopiazzate) idee che vengono fuse in taluni di questi (digitali e non), disinteressandosi ad ogni tipo di lavoro di editing e riversandosi, mentre si scrive, già sul pensiero della prossima opera da sfornare, costituiscono qualcosa di decisamente orrorifico.
Non possiede alcun senso costruire forni sputalibri, senza editing alcuno, formattati col sedere e soprattutto privi dell’idea stessa di opera d’arte e di opera letteraria, o di opera che comunichi un cazzo di qualcosa. Vuoti, inutili, scritti male. Case editrici che urlano al nuovo Tolkien, ragazzini che alternano i titoli dei loro libri ai video di Andrea Diprè, finti commenti e votazioni che fanno credere a qualche disgraziato che stia comprando un ebook di valore, sono alcuni dei mali della letteratura odierna. Questi fenomeni non entreranno mai nel grande circuito letterario, che ha anche i suoi difetti e non è per forza sintomo di qualità, ma costituiscono un aspetto che corrode la bellezza dei prodotti offerti e che porta ad alcune conseguenze per lo più fondamentali.
La prima è quella di togliere spazio a promettenti selfpublishers o a gente capace che si ritrova incartata e assoggettata a prodotti scadenti che ne determinano un pregiudizio allargato. La seconda determina lo stesso effetto negativo per piccole case editrici, che vengono giudicate male in funzione di qualche titolo assurdo e penoso che loro aziende concorrenti lanciano sul mercato. La terza è che, così, le grandi case editrici vengono continuamente viste come il porto sicuro per il successo e come strumenti di lancio delle uniche realtà credibili, mentre altre idee e storie geniali non vedranno mai la luce.
Non do tutto questo potere a quattro ragazzini lagnosi e a case editrici che non sanno cosa sia un editor, ma penso che anche prodotti schiaffati a quattro centesimi sul web e genti che oggi si dicono autori debbano un attimo essere presi per le pinze, e un po’ anche a calci in culo. Da noi lettori, e magari anche da se stessi. Scrittori non si nasce per forza, ma non tutti lo possono diventare. Anche se sanno usare la funzione di word: Salva in Pdf.
-Luca Scelza-