Il celebre maghetto è un personaggio così forte da riuscire a mantenere alta l’attenzione su di lui in maniera autonoma, anche dopo la fine della saga cinematografica?
Personalmente, non posso negare di dovere molto alla serie di Harry Potter: è stato il fenomeno che mi ha introdotto al mondo della lettura “per piacere”, specialmente quella di tipo fantasy. Sono passati 15 anni dall’uscita nelle librerie italiane di Harry Potter e la Pietra Filosofale, e da lì fino al 2011 di questo magico universo di certo non ne abbiamo mai potuto sentire la mancanza, tra adattamenti cinematografici, libri spin-off, videogiochi e merchandising.
Adesso, a due anni dall’uscita nei cinema di Harry Potter e I Doni della Morte: Parte II, cosa si legge in rete? L’autrice J.K. Rowling, che ha dimostrato più volte di meritarsi tutto il successo che ha avuto – e non solo con Harry Potter – ha deciso di occuparsi della sceneggiatura di un nuovo film sulla serie, che però non vedrà come protagonisti i vecchi personaggi, ma sarà ambientato 70 anni prima delle vicende narrate nei romanzi. L’avventura sarà incentrata sulla storia di Newt Scamander, il fittizio autore del libro “Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli” che gli alunni di Hogwarts utilizzano durante le lezioni di Cura delle Creature Magiche, e sarà suddiviso in varie parti, come ormai è maledettamente di moda.
Prima di fare qualsiasi commento sulla notizia, c’è da riflettere su una cosa: a mio avviso Harry Potter è un prodotto particolare, che ha un numero di appassionati talmente ampio da non necessitare di alcun tipo di rilancio. Tanti negozi e fumetterie hanno intere stanze completamente dedicate alla saga della Rowling (e non a roba tipo Il Signore degli Anelli, cioè ci rendiamo conto?), ed è difficile non trovare attività incentrate sul mondo del maghetto all’interno delle fiere. Allora, se leggo che in arrivo c’è un nuovo film basato sul mondo di Harry Potter, devo iniziare a farmi alcune domande che potrebbero non avere le risposte scontate che mi darei se al posto del maghetto ci fosse, ad esempio, Twilight, proprio perché non ci troviamo di fronte ad una moda passeggera. I vampiri della Meyer hanno creato un fenomeno di massa per uno specifico target, fenomeno che è esploso col primo film della saga, e si è spento con l’ultimo della stessa. Harry Potter ha, invece, dato un grande contributo al mondo della narrativa fantasy, risultando un prodotto apprezzabile sia dai ragazzini che dagli adulti (dopotutto la storia raccontata nei sette volumi si evolve pian piano da favola per bambini ad epica lotta contro il male).
E allora, perché? È inutile fare il discorso dei soldi: è chiaro che la Warner Bros. abbia intenzione di sfruttare quanto più possibile i diritti sul marchio. È il suo lavoro, e accontentare i fan che chiedono di non “violentare” più del necessario la loro serie preferita non le permetterà di certo di portare il pane in tavola, funziona così. Ma ritengo che la Rowling sia una scrittrice intelligente, che ha più volte dimostrato di avere un’incredibile voglia di mettere su carte le sue idee, e che quasi certamente non si sarebbe fatta problemi a bloccare sul nascere il ritorno al cinema di Harry Potter, se avesse ritenuto che gli otto film fossero stati sufficienti (se c’è qualcuno che economicamente non si può lamentare, è lei). Evidentemente ha davvero qualche idea valida per questo film spin-off. Ora la vera domanda è: siccome Harry Potter è un brand che riesce a reggersi da solo sulle proprie gambe, ha veramente senso investire tempo e denaro nel proporci altro materiale cinematografico (ma il discorso si potrebbe estendere anche a quello letterario) col rischio di mancare l’obiettivo e rilasciare un prodotto scadente? Perché non sfruttare il talento della Rowling per lanciarsi in un progetto inedito e proporci qualcosa di veramente nuovo? Non dimentichiamoci che ha scritto con successo altri due romanzi totalmente differenti.
Voi che ne pensate? Preferireste che la vostra amata serie fosse “lasciata in pace”, o siete pronti a rischiare un’overdose di mediocrità magica pur di poter tornare al cinema?
– Mario Ferrentino –