Isola Illyon oggi esplora la figura di Liv Tyler, la forte e dolce mezz’elfa del colossal Il Signore degli Anelli!
Io: “La Trilogia del Signore degli Anelli è meravigliosa! Era tutto bellissimo! Le musiche! I paesaggi! Il trucco!”
Me stesso: “Sì, è vero, però… C’erano anche tante cose che non andavano! Tom Bombadil…? Perché Arwen sostituisce Glorfindel nel soccorrere Frodo e gli hobbit guidati da Aragorn?!?”
Io: “Ma era tutto meraviglioso! E gli olifanti! E le battaglie! E il Fosso di Helm! E l’assedio di Minas Tirith!”
Me stesso: “Non dire sciocchezze, tessorrro! Dove saremmo senza di me, oggi? Frodo che giunge ad Osgiliath?!? Faramir che vuole prendergli l’Anello??? E Frodo che sta per offrire l’Anello ad uno dei Nazgul in una città che nemmeno dovrebbe raggiungere?”
Io: “Ma gli Ent erano ganziali! E la morte di Boromir e di Gandalf commoventi! E l’amicizia tra Frodo e Sam! E Legolas e Gimli che si riconoscono amici, l’un l’altro? Gollum! Gollum!”
Me stesso: “Gollum! Gli Ent sono tutti sbagliati! Non vogliono scendere in guerra finché non si trovano costretti a farlo! E quanto hanno reso Gimli una macchietta?”
Io: “Ti odio! Gollum, Gollum! Lasciaci stare, lascia stare il povero Smèagol, va via! Va via e non farti più vedere!”
Quello cui avete assistito non è (anche se potreste pensarlo) l’effetto di qualche strana droga sul sottoscritto, ma un esempio di scontro interiore tra il mio “io” Fan ed il mio “io” Purista: uno scontro che, credo, in tutti sia sorto quando hanno assistito alla proiezione dei film della celeberrima trilogia di Peter Jackson, e che in genere si sono risolti, ne sono convinto, con un sostanziale accordo tra il vostro “io” fanatico e l’“io” purista, decretando che, comunque la si veda, Il Signore degli Anelli (vero mito™) è il più grosso ed importante fenomeno fantasy, da un lato, ed una delle saghe cinematografiche (senza tener conto del genere) più importanti di tutti i tempi (come dall’epoca di Star Wars trilogia classica non si vedeva- e se qualcuno prova solo ad accennare alla nuova trilogia che funge da prequel, specialmodo a La Minaccia Fantasma, o al nuovo progetto di un ennesimo Star Wars con lo zampino della Disney lo strangolo con la Forza…).
Se comunque si potrebbe opinare sulla effettiva fedeltà della trilogia di cui sopra, rispetto al libro (comunque convertito in maniera egregia, a mio modesto parere), NON si potrebbe MAI contestare o aver dissociazioni di personalità come quelle in apertura (che, a proposito, è una citazione voluta di una celeberrima striscia tratta da Dork Tower del mitico John Kovalic) circa l’effettiva gnoccolosità di colei che ha interpretato la figlia di Re Elrond Mezz’elfo, Arwen Undomiel, ovverosia Liv Tyler, in una parte ritagliata appositamente per lei, verrebbe da dire, nella cui romantica trasposizione ha saputo dare un taglio insospettabilmente maturo e veritiero, eterea quanto vicina, casta quanto passionale.
In realtà, sarebbe ingiusto dire che Liv (in norvegese, “vita”) Rundgren (cognome con cui si faceva chiamare all’epoca, fino agli undici anni, quando riteneva erroneamente di essere la figlia del compagno della madre, Todd Rundgren) fosse alla sua prima parte di rilievo: al di là di apparizioni nei video del padre, Steven Tyler, la cui celeberrima bruttezza avrebbe dato ben più d’un motivo di ritenere la povera Liv fosse figlia di qualcunaltro,
almeno finché ella non si accorse che l’altra figlia di Steven, Mia, le assomigliava come una goccia d’acqua, ella ebbe diverse occasioni per mettere in luce le sue doti artistiche: ricordiamo un poco conosciuto ma di sicuro effetto Rosso d’Autunno, che però le diede quel misto di notorietà e calcionelsederecheaiutasemprequandosivuoleaveresuccesso tale da far si che il nostrano Bertolucci la notasse e la utilizzasse per il celebre Io Ballo da Sola, che fruttò al regista molteplici riconoscimenti e premi oltre a diverse nomination ai David di Donatello e alla Palma d’oro di Cannes, del quale però molti ricordano solo la copertina (perversi che siete!)
La sua consacrazione avvenne, comunque, con il classico blockbuster (leggi: americanata) di stampo catastrofale che fu Armageddon: in questo caso non si sa se la catastrofe fosse quella raccontata nel film oppure il film stesso, perché al di là di trovarlo gradevole o meno (cosa che non gli ha impedito di prendere valanghe di premi e guadagnare quasi quattro volte quello che è costato), esso ha dato un nuovo slancio al filone cinematografico che prevede plot abbastanza semplici (rischio d’estinzione dell’intera razza umana salvo un gruppo di valenti astronauti NASA che rigorosamente lo impediscano) e che di solito non ha consegnato alla storia film meritevoli di menzione (salvo un tre, quattro, tra i quali l’ottimo Sunshine, non foss’altro per le musiche). In questo film, ad onor del vero, la futura principessa degli elfi non è che brilli per ruolo o recitazione, ma ci dobbiamo accontentare di una interpretazione tutto sommato onorevole, tipo la foto che vedete qui sotto, che mostra una scena così complessa e pericolosa che l’ha recitata una controfigura.
Successivamente, la nostra Liv si dedica al gioviale, ragionato e forse sottovalutato Dottor T. e le donne, e ad un meno efficace Un Corpo da Reato (titolo azzeccatissimo, in realtà) per poi approdare alla trilogia che l’ha resa famosa (leggi: famosissima) e molto (leggi: moltissimo) più ricca (leggi: ricchissima) di quanto già fosse: Il Signore degli Anelli.
A dire la verità, molti hanno criticato l’eccessivo spazio concesso alla mezz’elfa degli Aereosmith, dal salvataggio degli Hobbit già citato, passando per la fuga fino al Guado di Bruinen tallonata da nove dei Nove fino al “miracolo” di ridestare un Aragorn in fin di vita dopo un rovinoso volo da una rupe nella Terra di Rohan (artifizio cinematografico) o aver momentaneamente tradito l’amore che la legava ad Aragorn (che nel frattempo stava ricevendo le attenzioni di Eowyn di Rohan, ma non state a guardare il capello…) e aver deciso di abbandonare la Terra di Mezzo, salvo poi ripensarci a seguito di una visione (anche questa una licenza del film). Tuttavia, ella è riuscita ad imprimere una carica di passionale tenerezza e di dolce sensualità ad un personaggio sul quale Tolkien aveva scritto non tantissimo, ad eccezione di quanto emerge dalle Appendici ed alle quali Peter Jackson si è pure rifatto. Si può quindi concludere che il personaggio in sé è stato reso con cura, abbellito quanto bastava, e dotato di quella forza che è lecito attendersi da donne , in questo caso mezz’elfe, di un contesto fantasy.
Tra i detrattori, invece, pare che sia proprio l’aver rubato spazio alla figura di Glorfindel, uno dei Signori degli Elfi, che ha fatto un po’ storcere il naso ai puristi: eppure, molti si dimenticano che ciò non è una novità, essendo accaduto lo stesso nel famoso cartone animato del 1978 (una vera chicca che vi consiglio di riscoprire) quando al posto del già citato Glorfindel c’era invece un Legolas leggermente strabico, assai poco maschio e vestito con un completino grigio bianco da fare invidia a Freddy Mercury (vedi foto). In buona sostanza, da ciò si evince che puoi essere un Signore degli Elfi finché vuoi, ma i registi non sono tenuti affatto a doverti inserire in una loro produzione, ne a fare accenno al fatto tu esista. Pazienza, non si può avere tutto…
Tra le curiosità da segnalare, invece, pare che Liv durante le riprese de Il Signore degli Anelli abbia dimenticato le sue orecchie elfiche di scena sul cruscotto della autovettura… finendo per ritrovarle interamente sciolte, al suo ritorno. Cosa che non è risultata particolarmente divertente a Peter Jackson, il quale aveva bisogno di lei per le riprese del pomeriggio e che dovette commissionare d’urgenza altre orecchie di gomma e lattice ai truccatori. Tuttavia, dato che per l’intera produzione pare siano state utilizzate almeno 2200 paia di piedi hobbit, è lecito credere che sostituire una coppia di orecchie sciolte non sia stato troppo difficile, mentre non si hanno notizie sulla sorte del cruscotto della autovettura di Liv Tyler.
Resta quindi inutile criticare il ruolo recitato da Liv come Arwen, così come c’è da perdonarla se, L’Incredibile Hulk a parte (il film del 2008, cioè), negli ultimi anni non si sia distinta granché per grandi film o produzioni impegnative. E sì, forse c’è da perdonarla anche per L’Incredibile Hulk.
–Leo D’amato–