Dato che presto il cinematografo ne darà la sua versione, mi pare il caso che se ne tratti per quella cartacea. E quindi eccoci qui a trascorrere qualche istante a parlare delle delle avventure del signor Baggins: del resto non aveva qualcuno sull’isola già accennato di Nani e di Draghi?
Intanto sono sempre qui nella Biblioteca di Gana, visto che il posto è piacevole e si sta anche abbastanza freschi, il sole non batte e tutta questa carta è sufficientemente comoda. Il tempo sembra trascorrere lentamente, nell’attesa di trovare chi tormentare si passa il tempo a sfogliare e leggere libri (che poi finiscono irrimediabilmente sul pavimento).
Il Signor Baggins, Contea, Vicolo Cieco, Sottocolle, era una persona rispettabilissima. Tutti i Baggins lo erano stati. Gente per bene i Baggins, mai avuto avventure o fatto cose imprevedibili. E anche Bilbo Baggins, figlio di Bungo, era così. Almeno fino a quando un certo stregone non lo trovò sulla soglia di casa, e riuscì così a risvegliare quel lato Tuc che gli veniva da parte di madre. Perché fu per colpa dello stregone che il povero signor Baggins venne investito del titolo di “scassinatore” e si ritrovò, suo malgrado, a vivere un’avventura. Perché lo stregone sulla porta era Gandalf, e di Gandalf si sapevano parecchie cose, riguardo avventure, draghi e fuochi d’artificio. E il Signor Baggins, che era una persona per bene, educatamente si affretta a congedarlo dicendogli che poteva passare l’indomani per un tè, ma avventure, no grazie.
* Questa parte contiene spoiler*
Il giorno dopo, il nostro povero signor Baggins si vedrà entrare in casa non solo lo stregone, ma un intero esercito di Nani (sempre che tredici possa considerarsi un esercito). Sono Dwalin, Balin, Kili e Fili, e poi Dori, Nori, Ori, Oin e Gloin e infine Bifur, Bofur, Bombur e Thorin, che poi è quello maggiormente interessato a questa spedizione, con Gandalf al seguito. Dopo aver mangiato e bevuto, cantato e festeggiato tutto a spese del nostro povero Hobbit, ecco che finalmente si prende a discutere di quella che sarà l’avventura: sconfiggere il Drago Smog, che dimora sotto la Montagna dove un tempo regnavano gli antenati di Thorin. C’è perfino una mappa, data a Gandalf dal padre di Thorin stesso, che la ricevette da suo nonno, che mostra una porta laterale segreta dalla quale i nostri eroi dovrebbero fare accesso. E così, senza un perché e senza un percome, Bilbo si trova a intraprendere questo viaggio (forse per colpa del lato Tuc, perché quello Baggins aveva più volte cercato di declinare l’offesa). Il viaggio non sarà certo senza pericoli. Incontreranno Uomini Neri, sosteranno alla casa di Elrond, verranno fatti prigionieri dagli Orchi. E nelle loro caverne, Bilbo incontrerà Gollum, con il quale gareggerà in una gara di enigmi dove la posta è la vita stessa dello Hobbit, che però ne verrà fuori grazie a una singolare domanda, “Che cosa ho in tasca?“. E in tasca Bilbo ha un certo Anello che fino a quel momento era appartenuto a Gollum. Ma di questo Anello si tratterà in un’altra storia: basti sapere, qui, che questo Anello trarrà fuori di impiccio Bilbo e i Nani parecchie volte. E ancora, verranno salvati dalle Aquile, ospitati da Beorn, e attraverseranno il Bosco Atro. Verranno pure catturati prima da ragni e poi dagli Elfi, e finalmente arriveranno nei pressi di Dale, dove riposeranno. Qui c’è solo da scalare la Montagna e cacciare il drago. Riusciranno ad aprire la porta, e per due volte Bilbo si inoltrerà nel covo di Smog. E questo, per vendicarsi del piccolo furto dello Hobbit e dell’intrusione nel suo covo, distruggerà la porta secondaria per poi dirigersi verso la città dove verrà ucciso da Bard. Eppure i guai non son finiti qui. Perché sono in molti a reclamare diritti sul tesoro, e sembra quasi di essere sul punto di scatenare una battaglia fra Uomini, Nani ed Elfi, se non che si trovano tutti a doversi alleare contro gli Orchi. E con questa vittoria termina l’avventura vera e propria e si parla del ritorno a casa.
*Fine Spoiler*
Cosa dire? È un libro chiaramente per tutti. Tolkien l’ha scritto perché anche un pubblico più giovane vi si possa approcciare. Il linguaggio è diretto all’interlocutore, e lo coinvolge. Un titolo che andrebbe bene sotto la descrizione de “Il mio primo fantasy”. Datelo da leggere ai vostri figli quando ne avrete o leggeteglielo voi stessi. Del resto Tolkien è un maestro del genere e dubito che esista qualcuno in grado di contestare questa affermazione. L’avventura del signor Baggins, che di avventure non ne voleva. L’antefatto de Il Signore degli Anelli e questo già di per sé è fonte di garanzia. Ovviamente, a differenza dell’altro capolavoro Tolkeniano, questo è consigliabile anche ai più pigri. È una favola, sostanzialmente, una favola di un piccolo eroe alto la metà di un uomo. L’eroe dalla mente acuta e il passo furtivo. Onestamente il tipo d’eroe che a me piace più del cavaliere senza macchia e senza paura, forse perché più reale e vivo: gente comune come tanti altri, che pure vive la propria avventura.
KeiLeela
–Eleonora Carrano–