Se, leggendo il titolo della notizia, avete pensato di aver trovato finalmente l’Università che fa per voi, ci duole avvisarvi che no, non hanno ancora inventato la Laurea in Giochi di Ruolo. Eppure quel che è accaduto alla Winthrop University del South Carolina è quanto di più gli si avvicina. Nell’ateneo è stato, infatti, avviato un corso di scrittura per Giochi di Ruolo tabletop che ha portato, a fine semestre, alla creazione di un’avventura di 64 pagine come supplemento al gioco Pathfinder.
È iniziato tutto da un’idea di Krysten Hudson, una studentessa di 22 anni appassionata di fantasy, che ha coinvolto i suoi colleghi di corso nell’ideazione di un’avventura corredata da personaggi, luoghi e avvenimenti. “Amo davvero raccontare storie e vedere come queste possano essere affrontate dagli altri” ha affermato la ragazza, che pare avere un radioso futuro da Master davanti a sé.
Affiancati da Christina Stiles, un’esperta del settore con esperienza decennale, i ragazzi coinvolti nel corso hanno dovuto apprendere le regole del gioco, studiando il manuale base, quindi sono passati all’ideazione dei personaggi principali, inserendo informazioni dettagliate e ponendoli in una città nominata Ravensberg. A questo punto, si sono divisi in quattro gruppi in modo da diversificare le idee, aggiungendo nuovi dettagli come una prigione, un maniero e una cattedrale. E c’è perfino chi tra di loro ha sfruttato il progetto per scrivere una tesi dove mettere in risalto l’importanza del Gioco di Ruolo come elemento formativo nella giovane età.
L’iniziativa è interessante, ma gli appassionati ed esperti del settore non stanno scoprendo nulla di nuovo: ci sono alcuni concetti fondamentali alla base del GdR che possono essere trasposti nella vita reale, ovvero la capacità di cooperare con un team per superare un ostacolo, il dover prendere decisioni in situazioni di stress, o lo “scontro” con chi ha opinioni diverse dalle proprie quando si vuole raggiungere lo stesso obbiettivo. Elementi che molti di noi conoscono bene, ma che forse non sono ancora stati ben compresi dal resto della società, che si divide tra chi li ritiene giochi da bambini e chi strumenti satanici.
La Stiles e i suoi alunni si sono ritenuti estremamente soddisfatti del lavoro, tanto che hanno pensato di mettere in vendita l’avventura devolvendo i fondi all’Università, oltre a riproporre l’esperienza ad altre classi.
In attesa che arrivi un corso di laurea interamente dedicato, possiamo ritenerci soddisfatti di questo piccolo traguardo, almeno da un punto di vista mediatico: dopotutto, se vogliamo che il genere possa essere sdoganato nella società, bisogna almeno iniziare a parlarne. I più ottimisti potrebbero vedere in ciò l’avvio di applicazioni sociali come l’educazione di bambini e ragazzi problematici, cosa che qualcuno ha già provato a fare e che andrebbe ulteriormente stimolata, dato l’enorme potenziale educativo e ricreativo di questo mezzo.
E allora cosa aspettate, Illyoners? Parlatene al vostro professore a lezione e venite a raccontarci eventuali sviluppi!
– Andrea Carbone –