Nel ritrovarmi davanti alla pubblicità di un gioco che vanta l’opportunità di combattere dinosauri robot a colpi di frecce esplosive come il Rambo dei tempi d’oro, la mia reazione più immediata sarebbe afferrare il portafogli e iniziare a scagliare banconote nella direzione generica dello schermo sperando di farne comparire magicamente una copia. O almeno, lo sarebbe se i nostri amici di Guerrilla Games non avessero deciso che il loro nuovo titolo, “Horizon: Zero Dawn”, esclusiva per PlayStation 4, non debba ancora avere una data d’uscita precisa, al di fuori di un generico 2016.
Il gioco è ambientato nell’anno 3000 dopo Cristo (o giù di lì), e la Storia ha decisamente preso una piega per nulla favorevole alla razza umana. La civiltà odierna è scomparsa del tutto, rimasta solo nelle leggende dei sopravvissuti sugli Antichi e le loro città-torri, tramutatesi in tombe silenziose: la causa di tale improvviso declino appare sconosciuta, o più precisamente dimenticata del tutto (e per un valido motivo, almeno secondo gli sviluppatori). La natura non ci ha messo molto a riprendersi tutto ciò che le avevamo tolto, riconquistando le terre abbandonate dall’uomo e ricoprendole di nuova vita. Sono tempi duri per i discendenti dei sopravvissuti, ridotti a un livello tecno-preistorico, e costretti presto a fare i conti con una nuova razza dominante del pianeta: un assembramento di misteriosi costrutti bio-meccanici. Cosa questi ultimi siano, da dove vengano, e quale sia la loro funzione, restano misteri aperti alla più folle speculazione: l’unico modo per scoprirlo sarà quello di rivestire i panni di Aloy (nome assai simile all’inglese “Alloy”, letteralmente “lega metallica”), una cacciatrice dalla chioma fulva (ogni riferimento a Ygritte di Game of Thrones è puramente intenzionale) che si ritroverà a girovagare per il vasto mondo alla ricerca di risposte, soprattutto su se stessa e sul proprio destino.
Date le premesse, per le mani abbiamo già un bel po’ di informazioni solide e concrete trasmesseci dagli sviluppatori, dal trailer e dai gameplay circolanti in rete, condite poi da una buona dose di speculazioni e supposizioni. Indubbiamente, il più grosso punto di forza qui sono gli iconici costrutti che pullulano per il mondo di gioco: se ne distinguono numerose specie differenti, alcune di dimensioni davvero considerevoli (il Thunderjaw è un carro armato bipede di 24 metri per 10, con cannone laser e lanciamissili incorporati), ciascuno dotato di una propria forma inconfondibile e un certo pattern comportamentale decisamente animale. Branchi di Grazer simili ad antilopi pascolano tranquillamente nelle praterie, sorvegliati dai vigili Watcher e protetti dagli elementi alfa, che non esiteranno ad affrontare i cacciatori per permettere al resto del gruppo di scappare: non parliamo, dunque, di macchine di sterminio alla Terminator, ma una vera e propria fauna meccanica.
L’obiettivo dichiarato dello stile di gioco è quello dell’RPG esplorativo, con una certa enfasi sulla personalizzazione della protagonista, sulla raccolta di risorse e il crafting, e su un approccio ai combattimenti tattico e ragionato. A tal proposito, la nostra Aloy è indubbiamente una tipa piena di risorse: la vediamo armata di un arco dalla struttura metallica, un’arma a distanza secondaria, e una lancia per gli scontri ravvicinati. Dei tre, è il primo chiaramente a farla da padrone, con la possibilità di fabbricare diversi tipi di frecce esotiche, a testata esplosiva o recanti effetti secondari particolari; la seconda, una sorta di balestra, offre dei vantaggi meno “frontali”, con la possibilità di costruire trappole e arpionare la preda; la terza è stata vista in azione solo per le uccisioni furtive. Pur con tutti questi strumenti di morte a propria disposizione, tuttavia, la potenza degli avversari negli scontri diretti farà riflettere adeguatamente anche i giocatori più assetati di sangue, che troveranno negli ambienti di caccia numerosi terreni specifici per avvicinamenti stealth. La modalità furtiva è una delle tre opzioni di specializzazione per l’eroina (le altre due riguardano la produzione di nuovi e più letali tipi di freccia, e la creazione di trappole), che raccogliendo esperienza con quest e scontri potrà sbloccare una serie di perk che garantiranno un buon grado di personalizzazione. A completare il tutto, sarà previsto un sistema di loot dei cadaveri delle creature uccise (si tratta pur sempre di prede), che fornirà le risorse necessarie per fabbricare armi, munizioni, vestiti, e armature.
Tanto gioco di ruolo e tanta esplorazione, dunque: l’atmosfera cui si punta, più che una romantica contrapposizione uomo contro natura, è di meraviglia e di scoperta, sia in senso esteriore (con una mappa, sebbene di dimensioni ancora incerte, per lo meno piuttosto affollata) che introspettivo (vista la natura particolare, ma anche qui non specificata, di Aloy e del suo rapporto con le creature meccaniche), con una certa attenzione al tema della dipendenza reciproca e del rispetto per i vari elementi di un sistema complesso. Insomma, un mondo di gioco affascinante e meno scontato del previsto, con varie culture differenti (sia tribù semi-nomadi di cacciatori-raccoglitori, sia civiltà più sedentarie e strutturate) e una storia immersiva e centrata sulla figura del protagonista, dove il cammino di vita del personaggio si fonde con la più grande narrazione degli eventi nel loro complesso (per la stesura della quale Guerrillia Games non ha esitato a richiedere la collaborazione del John Gonzalez di “Fallout: New Vegas”).
Il verdetto finale? Quello lo si potrà dare solo col controller alla mano.
– Federico Brajda –