Ho ancora fresche e vivide le sensazioni che mi ha lasciato la lettura del romanzo di Francesca Angelinelli, “Chariza – Il soffio del Vento“. Potrei dire che queste sensazioni sono fredde come “ombra di gelo”, ma sarebbe una battuta che capirebbe solo chi ha letto il suo libro. Non farò battute, invece: vestirò il mantello della “critica”, quelle figure che si arrogano il diritto di recensire, commentare e giudicare, in modo giusto, schietto, sincero. E se avete dubbi che io sia così, ve lo dimostrerò con quanto segue la mia arringa (e alla fine avrò l’Ammazzadraghi per placare ogni contesa…)!
LA PAROLA CHIAVE È: ANTICO ORIENTE
Mescolate un po’ di Cina, un po’ di Giappone, un po’ dell’epoca medievale dell’estremo Est e avrete l’ingrediente speciale di questo romanzo. E questo ingrediente, personalmente, mi garba. In “Chariza – Il soffio del vento”, l’autrice ha deciso di fondere questo elemento dentro una storia dalle sfumature che solo il fantasy sa ricreare. Dalle prime pagine troviamo subito chiaro l’intento della Angelinelli di dare alla sua protagonista, Chariza, uno spessore forte e freddo che, proseguendo nella lettura, si arricchisce di tante altre sfaccettature. La scrittura è gonfia di epicità, di frasi piene e ridondanti, di una penna per nulla scialba e ignorante, ma (il solito “ma” guastafeste) più della metà del libro si perde in questa epicità – il freddo che ho provato nel finire il libro, è stato per questo. Ma non penso sia colpa dell’autrice: si vede palesemente lo sforzo che ha compiuto nel decorare una tela che non avrebbe avuto bisogno di altri colori. Diciamo che sarebbe bastato semplicemente un lavoro di editing un po’ più attento, e forse un’analisi più accurata di molte delle frasi nelle quali sono incappata, a mio avviso un po’ lunghe e disordinate, che finivano col perdere efficacia (ed è un peccato, perché alcune frasi come “Giacigli di fortuna fatti di erba e di stelle” sono davvero squisite). Nelle frasi dove le azioni venivano allungate, l’effetto veniva dilaniato, mutato nella sua sostanza, insomma.
CHARIZA NON È UN POKÉMON
La storia è molto elegante, sofisticata, leggera come il soffio del Vento (ah no, scusate…non dovevo fare battute citando il libro… è più forte di me), e il punto di vista in terza persona permette di sondare tutti i personaggi, dando al lettore la possibilità di affezionarsene. I Draghi, che qui vestono i panni di umani regnanti e non di creature mitologiche (…più o meno), hanno uno spessore, non sono mere figure di passaggio. Sono stata tuttavia un po’ incerta sulla credibilità di alcuni comportamenti, specialmente nei confronti di quello che dovrebbe essere “l’Imperatore”. Ma la protagonista, Chariza (il cui nome significa “chiarezza”, malpensanti allevatori di Pokémon che non siete altro), si fa perdonare questo comportamento e amare nonostante la sua fulgida freddezza. Il rapporto che la lega al cavaliere Yukai e all’Imperatore Yoshio muta nel corso della storia: la trama, tuttavia, specialmente nel secondo libro, fa capire di non voler puntare solo su questo, bensì anche sull’epicità di questa terra inventata dall’autrice, sull’attenta ricostruzione di un mondo antico e dal gusto agrodolce (dove le costruzioni sono in legno e il riso abbonda), sugli intrighi di una corte imperiale, sulla delicatezza di uomini che sono stati investiti del potere divino (ma rimangono pur sempre umani), e sull’innocenza di un bambino, di nome Suzume, su cui pesa il futuro del Regno. Tutto ruota attorno ad una persona e alla sua maledizione, che la porta a desiderare tutto ciò che “è raro e prezioso”… come anche l’amore? Particolarmente delicato e apprezzato il dettaglio che “non c’è nulla di più raro e prezioso del sorriso di una donna”.
Per concludere, vi invito a leggerlo anche per avere il vostro parere, acquistandolo qui su amazon, e a visitare la pagina Facebook dedicata ai libri, perché nonostante io sia critica, sono anche un amante del genere orientale e devo dire, sommessamente: “è meglio così… o il sole avrebbe bruciato le foglie del ciliegio”.
– Elisa Erriu –
Chariza – Il soffio del Vento: recensione
Isola Illyon
- La combinazione tra diversi stili, epico e orientale;
- I dettagli sui personaggi;
- La copertina;
- Alcune frasi, che vogliono avere un largo e maestoso respiro, ma potevano essere strutturate meglio;
- Il finale, che scioglie dei nodi che si erano intrecciati durante tutta la trama in modo troppo sbrigativo;