Non sono una fan sfegatata de Il Piccolo Principe, ma posso dirvi perché diventarlo, nonché come prepararvi ad accogliere la sua piccola maestà al cinema dal primo gennaio 2016 (coccolandovi, intanto, il trailer, che trovate a fine articolo).
IL VOLO DEL PICCOLO PRINCIPE, DAL LIBRO AL CINEMA
Il libro di Antoine Saint-Exupéry è molto poetico, quasi visionario, e in un modo leggiadro e confacente per ragazzi, come può esserlo una fiaba, con le sue allegorie spiega importanti valori quali i sentimenti e il senso della vita. Ma non è tanto questo ad aver reso Il Piccolo Principe uno dei più grandi capolavori letterari di sempre, vendendo oltre 145 milioni di copie e venendo tradotto in 270 lingue. No, probabilmente bisogna partire dal giorno della sua pubblicazione, il 6 aprile del 1943, quando fu reso disponibile in inglese e poi in francese, in un contesto mondiale tutt’altro che avvezzo ad allegorie e messaggi sentimentali. Da quel momento, il volo del Piccolo Principe ha toccato i cuori di tanti con le sue storie che lambiscono l’eternità, l’infinito, le risposte alla morte e l’amore assoluto, osando ancor di più nel portare in quei periodi bui messaggi religiosi, grazie ai numerosi riferimenti biblici (la presenza e il mistero di Dio è uno segreti più nascosti tra le sue pagine). Ma non so se è per questo che sia diventato così grande, oppure per la delicatezza con la quale un bambino insegna ad alcuni adulti quanto essi siano “bizzarri”. In ogni caso, se avete avuto modo di conoscere tutto quello che vi ho appena raccontato nel formato cartaceo, preparatevi a gustarlo anche in quello cinematografico: Mark Osborne (regista di Kung Fu Panda e del film di Spongebob), dopo una settantina di anni dall’uscita del libro, ha deciso di portarlo sul grande schermo. Certo, ci avevano già provato altri registi, con stili diversi dal suo (e probabilmente con diversi risultati), come ad esempio la pellicola realizzata negli anni ’70 e diretta da Stanley Donen, oppure la serie animata prodotta nel 2013 dalla Sony Pictures, ma Mark Osborne ha osato di più (forte anche di un budget decisamente più generoso!). Attenendosi alle illustrazioni originali disegnate da Saint-Exupéry stesso, Osborne ha voluto riprodurre l’atmosfera surreale e fiabesca del libro, realizzando la sezione di storia con il Piccolo Principe in stop motion, mentre le altre vicende, quelle con la bambina che ascolta le vicissitudini del piccolo lord, sono ricreate in computer grafica. Due storie, due tecniche visive diverse, un unico capolavoro.
LA MAGIA DEL PICCOLO PRINCIPE
Il tocco di genio di Osborne di riscrivere una versione sua, quasi personale, del Il Piccolo Principe, potrebbe ridare fiato a una storia che bene o male tutti noi conosciamo, donandogli quel tocco di magia in più che merita. Forse il valore sentimentale che lo ha legato al libro (pare che glielo avesse regalato la fidanzata durante gli anni del college) gli ha dato questa marcia in più: la storia della bambina che deve affrontare la crescita e gli studi per aspirare a una vita facoltosa che la madre le caldeggia è uno sfondo perfetto su cui intrecciare nuovamente le vicende del Piccolo Principe e i suoi valori. Per realizzare questa animazione in CG e la parte in stop motion, Osborne si è affidato a talenti di prim’ordine, 250 professionisti per la precisione, provenienti da Disney, Pixar e Dreamworks. Per citarne alcuni: Peter De Sève (L’Era Glaciale, Mulan, Alla ricerca di Nemo), Lou Romano (Monsters & Co., Up), Hidetaka Yosumi (Bolt), Bob Persichetti (Wallace & Gromit, Il gatto con gli stivali), e Jason Boose (Lilo & Stitch, Cars, Wall•E). In più, la colonna sonora sarà curata dal maestro Hans Zimmer (il compositore de Il Re Leone, de Il Gladiatore, de I Pirati dei Caraibi, e tanto altro), che insieme a Richard Harvey e alla cantante Camille hanno riadattato alcuni brani francesi per dare il giusto sfondo tanto caro all’autore. Per quanto riguarda il doppiaggio italiano, sono state annunciate le voci di Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Toni Servillo, Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassman, e Pif, mentre il Piccolo Principe sarà Lorenzo D’Agata (Arlo ne Il Viaggio di Arlo), e la bambina, invece, Vittoria Bartolomei (Chihiro ne La città incantata).
La magia che sono riusciti a rendere reale, concreta, tangibile, nel film è data dalla novità (e l’originalità) di affidare la parte “realistica”, appunto, al Piccolo Principe. La stop motion permette allo spettatore di vedere che quel Piccolo Principe di cui spesso ha sognato, prende forma direttamente dalle pagine del libro, ed è fatto di carta e colori. La sua storia si discosta da quella grigia e anonima della bambina, resa così a causa della sua vita già programmata dai genitori, ovviamente perfetti, regolari, precisi, amorfi, e che resta tale fin quando la giovane non conosce il vicino di casa, che non a caso è l’Aviatore, il quale le dona alcuni fogli su cui c’è scritto “C’era una volta un Piccolo Principe”, un bambino, come lei, che ricorda agli adulti la magia di essere piccoli (ma ancora più grandi). E quindi riscopriremo, attraverso di lei, attraverso la storia dentro la storia, uno stile che ha sempre affascinato sin da tempi di Amleto, la magia di guardare il cielo, di ammirare l’essenziale invisibile agli occhi, di addomesticare una volpe (o venir addomesticati da essa), di coltivare una rosa, e, soprattutto, di ridere al pensiero che da qualche parte una pecora che non conosciamo possa aver mangiato una rosa oppure no…
– Elisa Erriu –