Negli ultimi tempi Miyamoto e soci non se la sono vista benissimo sotto il punto di vista finanziario: il calo “fisiologico” nelle vendite di Wii (ormai ce l’hanno anche i sassi) e il lancio di Wii U decisamente sottotono (causato anche da un rilascio di informazioni poco chiare sulla console – c’è ancora chi non ha capito che Wii U e Wii sono due cose diverse) hanno costretto l’azienda di Kyoto a ridurre le previsioni di guadagno degli ultimi anni. Col tempo, fortunatamente, c’è stata una ripresa, e proprio qualche giorno fa il presidente della società, Satoru Iwata, ha rivelato che una delle strategie che la casa giapponese intende adottare per assicurarsi qualche entrata extra “sicura” è quella di puntare sul porting di vecchi giochi. Il primo esempio lo abbiamo visto proprio di recente: vi siete accorti che è stata introdotta la possibilità di scaricare, su Wii U, dei titoli apparsi originariamente su Wii (come Super Mario Galaxy 2 o Metroid Prime Trilogy) a prezzi estremamente contenuti? No? Ora lo sapete.
Un altro dei piani della società è quello di proporre agli utenti dei remake di vecchi capolavori, restaurati con una grafica più consona agli attuali standard, allineandosi così all’andamento attuale del mercato dei videogiochi: se, però, molti remake che approdano oggi nei negozi non hanno senso di esistere (un gioco riproposto in versione “remastered” due anni dopo l’uscita dell’originale, francamente, a me non sembra altro che un metodo spudorato per spillare qualche soldino in più agli utenti), ce n’è qualcuno che invece non solo arricchisce il parco titoli della piattaforma su cui viene pubblicato, ma permette anche ai nuovi giocatori di conoscere prodotti che hanno davvero fatto la storia dei videogiochi, ben diversi sia in meccaniche che in idee dalla tanta spazzatura che affolla oggi gli scaffali dei negozi. Uno dei titoli che rientra a pieno in questa categoria è The Legend of Zelda: Majora’s Mask, disponibile da qualche giorno in versione 3D su Nintendo 3DS. Che poi di questo remake ne siano più felici i giocatori veterani che i novizi, è tutta un’altra storia.
A proposito di storia, credo sia doveroso fornire qualche piccola informazione sul titolo originale a chi non ebbe il piacere di giocarlo al tempo della sua uscita originale: Majora’s Mask fu pubblicato sul mitico Nintendo 64 nel 2000, circa due anni dopo quello che ancora oggi è ricordato come uno dei migliori titoli della storia dei videogiochi, Ocarina of Time, essendone tra l’altro il seguito diretto. Il nostro caro Link, subito dopo aver sconfitto Ganondorf ed essere tornato nel passato, mentre attraversa una foresta viene attaccato dallo Skull Kid, uno strano ragazzo col volto coperto da una maschera, che gli ruba la preziosa Ocarina del Tempo e fugge via. Nell’inseguirlo, Link si ritrova catapultato a Termina, un mondo parallelo ad Hyrule, che si trova in una situazione non proprio delle migliori: in pochi giorni sarà completamente devastato dalla caduta della luna, ad opera, guarda un po’, proprio dallo Skull Kid. Tocca al nostro eroe in verde, quindi, trovare un modo per evitare che ciò accada.
La particolarità dell’avventura è che, per impedire il disastro, abbiamo a nostra disposizione solamente tre giorni (da qui il “3 dì” del nome… vabbe’ era pessima questa, ma quando mi ricapita l’occasione?): l’Ocarina del Tempo torna quindi a ricoprire un ruolo fondamentale, permettendoci di rallentare, velocizzare e riavvolgere il tempo per poter risolvere i vari enigmi. Altro elemento cardine sono le maschere che Link può ottenere nel corso del gioco, alcune delle quali in grado di trasformare il nostro alter ego donandogli nuovi poteri e abilità.
Per quanto lo scheletro del gioco ricalchi bene o male quello di un classico The Legend of Zelda, è innegabile che Majora’s Mask sia anche l’episodio che più di tutti si discosta dalle atmosfere classiche del franchise, decisamente più dark, più cupe, più opprimenti. Quando fu pubblicato la prima volta, divise critica e pubblico: nonostante fu giudicato come un grande gioco, un degno esponente della serie, eccetera eccetera, la difficoltà maggiore rispetto a Ocarina of Time, il fatto di essere più concentrato sulle missioni secondarie (i dungeon, quelli come li avete conosciuti nel prequel, sono effettivamente solo quattro) e di richiedere continuamente all’utente di riavvolgere il tempo, hanno scoraggiato l’acquisto a molti, e impedito ad altri di completarlo… peccato, non sanno cosa si sono persi!
Il team Grezzo, che si è occupato già del remake di Ocarina of Time – sempre su 3DS –, ancora una volta ha fatto veramente un ottimo lavoro, riuscendo nel non facile obiettivo di rendere il gioco fruibile a tutti. Lo specifico subito, per tranquillizzare gli appassionati: Majora’s Mask 3D ha mantenuto intatto il suo livello di sfida, e ad oggi è sicuramente uno dei titoli più impegnativi disponibili sul portatile Nintendo. Ma ovviamente il gioco non poteva rimanere identico a 15 anni fa, sia perché il passaggio da console da salotto a console portatile richiedeva per forza di cose un sistema che permettesse di usufruirne anche per brevi sessioni, sia perché i marmocchi di oggi non sono abituati al grado di difficoltà di una volta, che in qualche modo andava smussato. Ed è proprio quello che ha fatto Grezzo, apportando alcuni cambiamenti che non hanno intaccato l’esperienza originale: come chi ha giocato Majora’s Mask su Nintendo 64 ricorderà fin troppo bene, era possibile salvare la partita presso le statue-gufo; una volta caricata la partita, però, il sistema eliminava quel checkpoint dalla memoria, costringendoci a muoverci con cautela fino al successivo punto di salvataggio (ve possino…). Su 3DS, invece, è possibile salvare e caricare lo stesso file senza nessun limite – in tutta onestà una modifica che approvo totalmente. Ritorna qui il Taccuino dei Bomber, ma potenziato in maniera esponenziale: adesso sul documento è possibile trovare elencate tutte le missioni da compiere, il luogo in cui recarsi e l’ora del giorno in cui farlo per raggiungere un determinato obiettivo (con tanto di possibilità di attivare un promemoria che ci avviserà quando dovremo prepararci per recarci in un luogo!). Vi sembra troppo facile? Tranquilli, nulla vi vieta di sbattervene altamente, ignorandolo e giocando come se aveste di fronte il Majora’s Mask originale.
Anche sotto il punto di vista tecnico, pollici in su: graficamente sono stati ripresi i modelli già utilizzati per Ocarina of Time 3D, migliorando tutto ciò che riguarda gli effetti di luce, le ombre, le animazioni e le texture. Avere la possibilità di consultare la mappa e gestire le operazioni più comuni tramite touch screen, poi, è di una comodità incredibile, e risparmierà a tutti diversi “viaggi” all’interno dei menù. Nulla da dire anche sull’ottima traduzione in italiano, come sempre curatissima da parte di Nintendo, e funziona bene anche l’effetto tridimensionale, per quanto a mio avviso continui a rappresentare un’aggiunta assolutamente marginale. Se avete a disposizione un Pad Scorrevole Pro (o acquisterete il gioco insieme al New Nintendo 3DS), sappiate che potrete utilizzare anche il secondo stick per gestire la telecamera, per quanto già di suo si adatti quasi perfettamente ad ogni situazione.
– Mario Ferrentino –
The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D – Recensione
Mario Ferrentino
- Rigiocare uno dei più bei titoli della storia vi farà piangere di gioia;
- Completare l'avventura è impegnativo oggi come ieri;
- Il team ha fatto un ottimo lavoro sotto il punto di vista tecnico;
- Alcune modifiche al gameplay hanno reso il titolo adatto ad un pubblico più ampio;
- Qualche giocatore alle prime armi può trovarlo comunque troppo difficile;
- Non si è capito perché nuotare con la maschera degli Zora è meno comodo che in passato...;