Può un gioco sconosciuto sviluppato da un team sconosciuto avere successo senza essere in alcun modo conosciuto? Anche un bambino saprebbe cosa rispondere, eppure durante la generazione di videogiochi che si è appena conclusa si sono viste tante situazioni di questo tipo, specialmente nei confronti di titoli giapponesi importati in Occidente (vi ricordate Infinite Undiscovery?). Noi di Illyon siamo degli esperti nel trovare prodotti snobbati dal grande pubblico (sarà un dono naturale?), e sappiamo quanto voi lettori siate affamati di conoscenza del più piccolo angolo di fantasy che possa esistere, quindi oggi ho il piacere di presentarvi un videogame pubblicato ormai quattro anni fa su PlayStation 3 e Xbox 360 e passato quasi del tutto in sordina, ma che è stato capace di regalare molte soddisfazioni agli appassionati di Giochi di Ruolo che gli hanno concesso una possibilità: NieR.
Sviluppato da Cavia, piccolo team che, come ho già detto, è praticamente noto solo ai parenti degli stessi dipendenti, questo titolo è stato pubblicato da Square Enix, e si presenta come uno spin-off della serie Drakengard – questa dovete averla per forza sentita almeno nominare –, nello specifico come seguito del quinto dei finali alternativi del primo episodio, approdato originariamente su PlayStation 2 nel 2003. Pensate che in Giappone NieR è stato distribuito in due versioni diverse, che differiscono nel protagonista (un adulto sulla console Microsoft e un ragazzo su quella Sony) e in alcuni dettagli della trama. Per l’Occidente si è scelto di pubblicare su entrambe le piattaforme l’edizione col protagonista adulto. Tutto sommato va detto che non si è trattata poi di una scelta così sbagliata: per una volta non ci troviamo ad impersonare il solito, stereotipato sbarbatello con pettinature stile manga. Il NieR “europeo”, infatti, è addirittura padre, e la trama inizia a delinearsi proprio con delle vicende riguardanti sua figlia, Yonah, colpita da una sorta di maledizione che rischia di farla passare a miglior vita da un momento all’altro: lo scopo dell’uomo è dunque quello di trovare una cura per salvare la ragazza.
Di base ci troviamo di fronte ad un classico RPG con combattimenti in tempo reale: si possono esplorare diversi dungeon e ambienti, dove vedersela con nemici, qualche enigma e gli immancabili boss. Il nostro prode padre di famiglia può combattere utilizzando spade, spadini e spadoni di ogni tipo, ma anche sfruttando Weiss, un libro parlante dotato di devastanti poteri magici (e di una pungente ironia british). Ad affiancare il protagonista non manca una controparte femminile, cioè la sexy e irascibile Kaine, e dopo poche ore di gioco si fa anche conoscenza col piccolo Emil, un bambino vittima di alcuni esperimenti che gli hanno donato il potere di pietrificare ad una semplice occhiata. Col procedere dell’avventura si delineano meglio i profili di tutti i personaggi, e con grande piacere si scopre una trama più profonda di quanto non possa sembrare all’inizio. Mi ha sorpreso in positivo anche la direzione artistica, con ambienti stile steampunk molto evocativi. Ma ciò che più mi ha lasciato spiazzato è stata la colonna sonora: davvero non ricordo l’ultima volta che ne ho sentita una così epica e così adatta ad un gioco del genere (le tracce cantate sono eccezionali).
Per essere completato, NieR richiede circa 25 ore (sì, una media decisamente bassa per un RPG), ma grazie ad un espediente tanto subdolo quanto ricorrente nella saga di Drankengard, queste aumenteranno di almeno una decina: portata a termina l’avventura la prima volta, infatti, è possibile ricominciare il gioco per assistere ai restanti 3 finali alternativi, nei quali si vengono a scoprire molte altre informazioni sulla storia, tra le quali il vero motivo dell’ostilità dei nemici e un’inedita retrospettiva sull’incredibile segreto che si porta dentro (in tutti i sensi) Kaine. Completare più volte lo stesso gioco non è mai piacevole, ma in questo caso si può fare un’eccezione e vi assicuro che non ve ne pentirete, anche perché in realtà non va riaffrontata tutta la storia, ma soltanto la seconda metà. Insomma, peccato che questo gioco sia stato trattato piuttosto male, venendo distribuito in sordina e senza neanche una localizzazione in italiano (infatti anche acquistandolo nel nostro Paese lo troverete soltanto in inglese, e se non siete ferrati con la lingua di Albione è praticamente inutile giocarci). Oggi non dovreste avere problemi a reperirlo a pochi spiccioli: ora che si avvicina il Natale aprite il portafogli e fatevi un bel regalo.
– Mario Ferrentino –
Perle dimenticate: NieR
Mario Ferrentino
- Trama più articolata e appassionante di quanto non sembri all'inizio;
- Ottima direzione artistica;
- Colonna sonora straordinaria;
- Tecnicamente leggermente sotto la media della generazione;
- Il fatto che ci siano finali alternativi potrebbe comunque non invogliarvi a ricominciare l'avventura;
- Se sperate di aver trovato un gioco che vi tenga impegnati lo stesso quantitativo di ore di Skyrim, avete sbagliato prodotto;