Per i nostalgici degli anime anni ’80, quelli che “era meglio prima“, portiamo alla loro attenzione la notizia dell’esistenza di questo divertentissimo film!
Partiamo da questa doverosa premessa: è venerdì sera di un aprile 2012, non ti sei ancora asservito all’Unico e Vero Anello del Potere sposato e torni a casa; i tuoi genitori sono via, hai tre amici con cui incontrarti per passare una serata in allegria, tra pizze, birre e fesserie varie; di giocare alla PSX non se ne parla, Munckhin e Bang non ti vanno, e siete troppo pochi per giocare a Lupus in Tabula o a Si Oscuro Signore; alche, come nella tradizione migliore, il lampo di genio, la lampadina che si accende sulla tua testa e ti porta a dire quanto segue:
“Oi, ragazzi, io ho un film da parte che non ho mai visto. È la trasposizione in lungometraggio degli Yattaman!”
“Chi? Cosa?”
“Gli Yattaman, dai che li ricordate! Quelli con il cane robotico, Yattacan che poi veniva sostituito da Yattaking! Quelli dove c’era il Trio Drombo”
“Ahhh, sì, quelli con la sigla Yattaman, Yattaman, al gran filone d’oro...”
“Beh sì, se volete possiamo…”
“Ah, me li ricordo, quelli con Miss Dronio sempre mezza nuda e le esplosioni ed il fungo atomico a forma di teschio!”
“Sì, certo, quelli, quindi se…”
“Ma non è che è come Devilman – fatto da cani – o Kyashan, che per capirlo serviva una mente illuminata?”
A quel punto non puoi far altro che bluffare: sai anche che se stai dicendo una fesseria sarai lo zimbello della serata. E così esclami:
“NO! Vedrete, è divertente! Ne ho sentito parlare bene…” E poi, per sicurezza, aggiungi: “… apriamo un’altra birra, magari? Eh..? Eh…?”
Ma quelli no, una basta, il film vogliono goderselo. E tu sai di essere spacciato.
Invochi Chthulhu, ti raccomandi ai Valar, chiedi un aiutino anche a Tempus, dio della guerra, mentre inserisci il DVD.
E…..? Beh è andata bene.
Yattaman- Il Film è un lungometraggio del 2009 che si presenta come un doveroso omaggio all’anime degli anni ’80, Time Bokan Series: Yattaman nel suo nome originale, serie prodotta dalla Tastunoko (Ugo il re del Judo, L’Ape Maga, Ippotommaso, Le Nuove Avventure di Pinocchio, Kyashan Il ragazzo Androide ed un’altra marea di prodotti tra cui Gigi La Trottola e Neon Genesis Evangelion) che ha curato anche Calendar Man, probabilmente più dinamico e divertente della serie a cui si è ispirato il film di cui stiamo discorrendo.
Dato che si tratta di una produzione che doveva miscelare adeguatamente attori reali e CGI, si è deciso di affidare il progetto al regista Takashi Miike (The Call – Non rispondere, la trilogia di Dead or Alive, Il Canone del Male) che nella carriera ha alternato produzioni abbastanza discutibili a film inaspettati e più che piacevoli, e si è scelto di puntare interamente sull’affetto dei fan verso l’opera, sia in patria che fuori.
Si è evitato quindi di fare l’errore comune a molte produzioni anche americane, ovverosia contestualizzare trame ispirate da fumetti e videogiochi (gli orridi film di Ken Il Guerriero, Tekken e Street Fighter gridano ancora vendetta) e rinarrare “per il grande pubblico” la storia già nota agli appassionati, sovente con risultati al limite dell’imbarazzante. In questo caso, va detto, si è scelto invece di puntare sui fan e solo su coloro che conoscevano i personaggi e ad essi s’erano affezionati nel corso degli anni e delle innumerevoli repliche: e la scelta è risultata vincente perché, non dovendo perdere tempo ed energie per contestualizzare allo spettatore la trama – semplicissima, va detto – propria di un cartone animato, non ci si è persi per strada nulla di ciò che si voleva trasmettere, ovverosia omaggiare la serie con un film.
Un lungometraggio, questo, che sembra semplicemente la trasposizione sul grande schermo di una puntata normale della serie animata. Tant’è che, alla fine, lo stesso Yatta 1 dà appuntamento al pubblico “alla prossima settimana”, quasi con un ideale prosieguo.
Ma di che cosa tratta, la serie animata Yattaman?
Un trio di truffatori e ladri (la conturbante, saccente, petulante ed un pelo fetish Miss Dronio, il geniale ed allampanato Boyakki, invaghito di lei, ed il fido per quanto pasticcione energumeno Tonzula) è alla ricerca dei frammenti della Dokrostone, un artefatto di pietra suddiviso in quattro pezzi, riuniti i quali otterranno per il loro losco mandante, il dott. Dokrobei (ma quanti malvagi sono dotati del titolo accademico nei cartoni? Ci avete pensato?), il tesoro che questi persegue. Ovviamente spetterà agli Yattaman, Yatta 1 e 2 (Ganchan e Janet), il compito di ostacolarli, secondo un canovaccio gustoso, semplicissimo ma divertente, che vede il trio ricevere gli ordini da Dokrobei di compiere un certo furto, ordire in seguito una truffa per raccogliere soldi con cui costruire robot buffissimi da pilotare dall’interno – nella miglior tradizione animata giapponese – per raggiungere le mete dove compiere i furti e scontrarsi con gli Yattaman, che li raggiungono grazie ai propri robot (il padre di Ganchan costruisce giocattoli robotici avanzati). Questi riescono quasi a prevalere sugli eroi, salvo poi perdere per un concorso di situazioni tra cui la sfiga, la stupidità di uno del Trio, oppure una improvvisa forza svelata dal robot utilizzato dagli Yattaman; l’epilogo, spassosissimo, vede sempre il Trio fuggire su un tandem a tre poco prima che il dott. Dokrobei faccia partire una “punizione” per i suoi inetti tirapiedi, accompagnata dalle prime note della 5° di Beethoven. L’ilarità era alle stelle, in quei punti.
Il film mantiene perfettamente le aspettative: trattandosi di un omaggio ad una grande opera animata degli anni ’80 e, come detto, rivolgendosi ai fan, esso ci catapulta fin dall’inizio in una battaglia tra il Trio Drombo e gli Yattaman, dando già per scontato che lo spettatore sappia di chi e di che cosa si parli; si tratta di una mossa azzardata, ma solo in apparenza, perché il film è stato trattato col giusto rispetto, diventando non a caso campione di incassi nel 2009 in Giappone (oltre 30 milioni di dollari guadagnati).
La storia è grossomodo simile a quella già nota, con la ricerca della Dokrostone (dotata qui di poteri legati al tempo ed allo spazio) ed infarcita di un sacco di citazioni evidenti, da Indiana Jones all’Uomo Tigre, dall’Ape Magà a Rocky, dai robot femminili come Venus Alfa al Mago Pancione, conditi con un’ironia tipicamente giapponese ma del tutto pertinente a chi ha familiarità col cartone animato.
Colpiscono le atmosfere, le ottime scenografie e la recitazione (c’è tempo anche per un triangolo amoroso e per il cameo dei tre doppiatori originali dei personaggi del Trio, che recitano nel film) nonché una CGI non invasiva ed anzi godibile per 111 minuti di intrattenimento di solito abbastanza alto, salvo un paio di momenti più lenti. Colpiscono soprattutto gli attori, che sono stati resi somiglianti oltre ogni attesa alle loro controparti animate, ed i dialoghi, special modo nell’adattamento italiano, dato che Officine UBU (distributore per l’Italia) si è avvalsa della collaborazione attiva e costante di un grosso fan club nostrano che ha suggerito anche talune frasi e battute assenti nella versione originale.
Ora scusate, vado a tirar fuori Yattaking, perché devo portarlo al parco a fare i bisognini.
– Leo d’Amato –