Chi non ne hai mai sentito parlare? Chi non ne ha mai letto uno? Che siate degli esperti o dei neofiti, questo è un buon momento per un tuffo nel mondo dei librogame!
Sono sicuro che la maggior parte di noi ha, almeno una volta nella sua vita, letto o quantomeno visto un librogame. No? Poco male perché adesso vi spiegherò brevemente di cosa si tratta: sono all’apparenza dei normali libri, per lo più di avventura a sfondo fantasy/fantascientifico, anche se non mancano quelli di tipo poliziesco o drammatico; la loro particolarità è in quella parolina “game” che trasforma una semplice avventura cartacea in un’esperienza ancor più coinvolgente. “Come diavolo fanno?” vi starete chiedendo. Semplice: si fondono gli aspetti dei classici libro con quelli dei giochi di ruolo, per dar vita ad una sorta di racconto interattivo, in cui veniamo posti di continuo davanti a scelte, bivi, dubbi e anche prove con dei dadi e di intelletto. La bravura richiesta nel comporre un’opera del genere è quindi amplificata. Prima di tutto perché bisogna (come sempre, e questa è la base) saper scrivere una storia che coinvolga e che sappia intrigare il lettore senza annoiarlo, e secondo saper inventare delle “scelte” intelligenti che vadano ad implementarsi correttamente nella totalità della storia, senza stravolgimenti o forzature.
È evidente, però, che per scrivere uno librogame non si possa seguire la classica struttura dei libri, ovvero che lo scorrere delle pagine corrisponda allo scorrere della storia, ma bisognerebbe saper “confusionare” i paragrafi, mischiandoli e invertendoli, come se fosse una specie di labirinto. Altra cosa interessante è che nei librogame di rado si assiste alla presenza di un protagonista esterno: gli eroi siamo noi, i lettori, che diventiamo parte della storia. A tal proposito è importante anche ricordare che son scritti quasi sempre in seconda persona.
Ora che ne sappiamo un po’ di più, prima di guardare il loro presente e il loro futuro, diamo un occhio al passato e chiediamoci: chi li ha inventati? Come si sono diffusi? Qual è la loro storia?
Domande intelligenti che purtroppo non hanno delle risposte così facili: è difficile innanzitutto risalire al loro primo inventore, anche se uno dei primi utilizzatori delle tecniche adoperate nei librogame fu uno dei più grandi scrittori del XX secolo: Jorge Luis Borges. Molte sue opere, infatti, presentano proprio caratteristiche simili, come la lettura labirintica, contorta, e i finali multipli. Ovviamente è passato un po’ di tempo prima dell’arrivo dei veri e propri librogame di cui ancora oggi si parla. Erano i primi anni ’70, e la loro diffusione era appena iniziata: America e Regno Unito le terre più colpite da questa nuova moda, per poi giungere anche in Italia dopo una decina di anni.
Nel nostro Paese la quasi totalità di questi libri è stata curata dalla E. Elle Editori, che ha saputo trasformare questo trend in un’ondata di successo per circa una decade. Già intorno alla metà degli anni novanta, infatti, non se ne sentiva più parlare a causa dell’imminente ed esplosivo successo dei videogiochi. Proprio questi ultimi, in fondo, si possono considerare i discendenti dei librogame, con aggiunta però di effetti visivi, grafici e audio. I videogiochi al posto dei libro-giochi, che ne pensate? Qualcuno avrebbe voluto che andasse diversamente? Se ne sente la mancanza? Se vi può aiutare, il mio parere è il seguente: sono un appassionato di videogiochi, ma anche di librogame, e dico che la nostalgia è forte al solo pensiero. Vederli lì, buttati sulle bancherelle della domenica tra polvere e indifferenza fa molta tenerezza, ma crea anche un po’ di disagio. Il discorso è più prettamente di tipo “nostalgico”, visto che in quei libri c’è molta della mia – e scommetto anche della vostra – infanzia. La magia che creavano non è la stessa che si ha con i prodotti videoludici di oggi. C’era più spazio per la propria immaginazione.
Chiusa questa piccola parentesi malinconica, vi invito ad aprirne un’altra che, però, si affacci al futuro dei librogame, con più ottimismo. “Ma quale futuro, non erano finiti?” – vi starete chiedendo di nuovo. Ma come siete attenti! Anche se i videogiochi hanno dato filo da torcere ai nostri eroi, qualcuno è sopravvissuto e alcuni autori non si danno per vinti continuando a pubblicare storie interattive sempre nuove. È il caso di fare qualche nome, come quello di Markus Heitz e Wolfgang Hohlbein.
A dare un nuovo barlume di speranza è stata anche un’iniziativa che ha visto la luce proprio ieri: una delle più grandi saghe librogame di sempre, Lupo Solitario di Joe Denver, è arrivata per la prima volta sotto forma di un (lasciatemi passare il termine) “libro-gioco-video-gioco”: un RPG basato proprio sulle storie narrate dal famoso scrittore inglese, che è disponibile sia su Google Play che App Store. Prodotto da un team italiano, si presenta come una sorta di GdR classico ricco però di sequenze quick time event e di narrativa, il tutto rigorosamente rispettando i canoni del Lupo Solitario classico. È questo l’inizio di una sorta di coalizione? Avranno nuova vita i librogame? Difficile dirlo, lascio a voi le conclusioni e le riflessioni.
Ah! E per chi pensa erroneamente che i librogame siano qualcosa di prettamente giovanile o infantile, dico che vi sbagliate di grosso: sfatiamo il mito che indica il “gioco” come lo svago appartenente solo per i giovani. Non vi ho convinti? Beh vi dico che esistono molti librogame su temi politici, economici… ed erotici.
A voi le conclusioni!
A presto!
– Giulio Marciello –