“Il suo nome era Geralt di Rivia. Era uno strigo, uno sterminatore di mostri…”
Questa frase potrebbe fungere tranquillamente da incipit per la serie tv, da poco annunciata da Netflix, incentrata su The Witcher.
Chiamatelo strigo, chiamatelo witcher, chiamatelo come volete, ma l’attesa per questa trasposizione è davvero alta. Tuttavia mi chiedo: quanto sarà difficile tradurre in formato televisivo una saga così particolare e complessa, per la sua struttura narrativa, come lo è l’opera di Sapkowski? Probabilmente penserete che esagero, anche tenendo conto dei risultati ottenuti con opere come Game of Thrones, ma vi invito a leggere bene le avventure di Geralt prima di poter dire che sbaglio.
Ho provato a esaminare possibili trame partendo dagli eventi narrati nei romanzi, e sono arrivato alla conclusione che probabilmente la parte più difficile da realizzare sarà la puntata introduttiva. Gli sceneggiatori, per presentare il personaggio, pescheranno storie dai primi due volumi di racconti, oppure questi ultimi saranno utilizzati come filler, per concentrarsi invece sulla “saga di Ciri”?
Visto che effettivamente le storie di Geralt si svolgono nell’arco di svariati anni, personalmente io partirei col racconto “Una questione di prezzo” contenuto nella raccolta Il Guardiano degli Innocenti, il più adatto a introdurre uno dei più importanti nodi della narrazione, ovvero la “Legge della Sorpresa” (un’antica usanza che consiste nella ricompensa che un uomo deve a un altro uomo che gli ha salvato la vita), che nei racconti di Sapkowski ha un’accezione positiva, soprattutto per il nostro strigo. Oltre a presentare il personaggio, il racconto funge da incipit per la già citata “saga di Ciri”, in cui si narrano le storie del regno di Cintra, e che ha un’importanza fondamentale nella situazione geopolitica del universo creato dallo scrittore polacco.
Un’altra storia interessante è certamente “Il male minore”. Anche questo racconto narra vicende slegate dal filone principale che ha caratterizzato la “vita” del witcher, ma è comunque fondamentale per comprenderne la psicologia. Da quanto i libri ci raccontano, Geralt è tenuto a mantenere la propria neutralità nei confronti del mondo, che si tratti delle leggi delle città che visita, o dei rapporti durante le guerre. L’unica mansione che ha uno strigo è uccidere mostri, nel caso non riesca a spezzare la malia che li ha resi tali. Questa sua neutralità non sempre è vista di buon occhio, e non di rado viene confusa con ignavia. In più, Geralt spesso viene messo a dura prova nel cercare di scegliere sempre il male minore nelle questioni del mondo, ma le sue scelte in questo racconto lo portano anche a guadagnarsi uno dei molti soprannomi che lo contraddistinguono, quali “Gwynbleidd” o “il Carnefice di Blaviken”. È proprio ne “Il male minore” che ottiene quest’ultimo appellativo, a seguito di una neutralità che purtroppo non sempre riesce a mantenere.
Per adesso non possiamo fare altro che sognare e sperare, visto che non si hanno notizie né sul cast, né sulla data d’arrivo della serie, ma l’attesa di scoprire chi vestirà i panni di Ranuncolo (Dandelion) o del migliore amico di Geralt Emiel Regis Rohellec Terzieff-Godefroy, senza tralasciare la difficile scelta per le due maghe Triss Merigold e Yennefer di Vengerberg, resta altissima (tra l’altro, vi invitiamo a leggere le nostre idee sul cast, qui).
Voi che avete letto i libri, invece, che racconti usereste?
–Riccardo Gallori–
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