Ci sono cicatrici che non si rimarginano così facilmente, ferite invisibili agli occhi di chi non sa osservare che neanche il tempo può curare. Questo è il tema portante de Il maestro d’arme, graphic novel ideata da Xavier Dorison e illustrato da Joel Parnotte, una storia di dolore, intima redenzione e soprattutto di Onore, nella concezione più ampia del termine.
L’opera, edita dal Panini Comics, vede come protagonista Hans Stalhoffer, maestro d’arme di sua maestà Francesco Primo e pluripremiato cavaliere. È un guerriero di altri tempi, capace di straordinarie imprese e dalla indubbia abilità nel combattimento corpo a corpo: ma a volte neanche le proprie straordinarie abilità possono nulla contro l’evolversi dei tempi. La storia inizia con Stalhoffer che duella con un rivale al titolo, tale Malastrazza. La battaglia finisce con la quasi decapitazione del primo cavaliere, seppur in maniera ambigua. Malastrazza, infatti, per battere il pluripremiato guerriero utilizza un espediente al limite del regolamento, che gli conferisce sì la vittoria, ma non il riconoscimento delle sue abilità e quindi la dovuta credibilità per sostenere un ruolo importante come quello del maestro d’arme. Stalhoffer, dal canto suo, grazie alla straordinaria forza di volontà e alle capacità mediche del suo amico Gauvin, riesce a sopravvivere alla terribile ferita inferta dal nemico: ma la sconfitta gli brucia dentro, e per questo decide di ritirarsi dal titolo di maestro d’arme, concedendo una mezza vittoria a Malastrazza, ma rifiutando di offrirgli un nuovo duello per dimostrare le sue capacità e quindi riconoscere le sue abilità di guerriero. Inizia quindi un lungo inseguimento da parte di Malastrazza, nel tentativo di costringere Hans a un nuovo scontro alla pari, ma quest’ultimo ha già i suoi demoni da affrontare. Tutto cambia quando Gauvin, insieme al suo discepolo, ricompare nella sua vita, chiedendogli aiuto per un’impresa storica, portare una Bibbia scritta in volgare oltre le Alpi, a Ginevra, per permetterne la libera diffusione, contro il volere delle alte cariche ecclesiastiche e della Sorbona. Costretto, in parte, dal debito nei confronti di Gauvin e dalla sua situazione attuale, Hans inizia un viaggio che lo porterà a rivalutare le sue priorità e forzatamente a guardarsi indietro e dentro di sé.
La storia, semplice nel susseguirsi degli eventi narrati, è estremamente articolata grazie alle tematiche più o meno nascoste che vengono suggerite. Dorison, riesce, in maniera naturale e senza artifici, a fondere insieme tre nuclei narrativi che concorrono in maniera assolutamente omogenea a portare avanti le vicende.
Il primo nucleo è l’evento storico: la scelta del Basso Medioevo e di un evento così poco sfruttato come la stampa della Bibbia in volgare è a mio avviso la scintilla che caratterizza in maniera definitiva l’opera. Esso conferisce, con le dovute aggiunte narrative, un tocco di epicità alla vicenda, rendendola assolutamente interessante e godibile. Dall’inizio alla fine sembra di avere a che fare con una di quelle storie raccontate oralmente, che superano il tempo e il cinismo sempre più imperante dei tempi che avanzano. Un quasi-mito che viene raccontato per portare avanti un messaggio più importante, che poi è il senso più evidente e che più facilmente si coglie in questo lavoro.
In secondo luogo, Hans (ma come in realtà tutti i protagonisti di questa storia) è un personaggio estremamente credibile: un uomo tutto d’un pezzo, proveniente da un periodo in cui erano altri i valori di riferimento, che si trova a dover affrontare un cambiamento che non mette solo alla prova le sue abilità, ma anche il senso stesso della sua vita, presente, passata, e di conseguenza futura. Tutto quello che ha fatto fino a quel momento, tutte le scelte che ha portato avanti e le battaglie che ha combattuto, sono buttate al vento in un secondo da un duello che non è solo istituzionale, ma anche generazionale, uno scontro tra modi di intendere la battaglia e la vita che si affrontano e si sfidano con l’unico risultato di portare questo carismatico personaggio a vivere un proprio limbo personale. Hans è troppo fiero per fuggire, ma allo stesso tempo troppo orgoglioso per ripudiare una sconfitta, seppur immeritata.
Come terzo punto, scavando a fondo nel lavoro di Dorison si giunge a quello che è il vero senso di tutta la vicenda: l’onore. Tutti i personaggi presenti si confrontano con questo valore, filtrandolo in maniera personale e a seconda delle proprie esigenze: Malastrazza nel tentativo di dar valore alla sua nuova posizione ricoperta, Gauvin in quello di portare avanti qualcosa di più grande della sua stessa vita, e i montanari nello sforzo estremo di difendere la religione che ritengono unica e vera. E poi c’è Stalhoffer, l’unico personaggio perso in se stesso, alla ricerca di quell’onore che ha guidato per anni il suo agire, ma che ha sempre scambiato e visto in maniera diversa rispetto a quello che era veramente e che ora, allontanatosi da esso, lo porta a perdersi in un purgatorio auto inflitto, ma che paradossalmente lui stesso vive come un modo, seppur alterato, per preservare l’onore di un tempo.
Questi tre elementi vengono fusi in modo così sapiente e fluido da risultare pezzi perfettamente combacianti di un puzzle dalle mille sfumature, rappresentati in maniera estremamente vivida dalle tavole di Parnotte. Uno stile realistico che si sposa perfettamente con le tonalità fredde scelte per raccontare una storia che, seppure presenti delle connotazioni così eroiche, mostra la crudezza della lotta. Intere tavole passano dal bianco, al grigio, al blu, per venire poi lacerate dal rosso vivido del sangue versato per la causa: una visione volutamente allegorica messa più volte in evidenza anche dalle parole di Dorison, espresse tramite la voce di Stalhoffer.
Ma in tutto questo gelido freddo che circonda i tempi che stiamo vivendo, il messaggio che si vuole trasmettere è uno: “L’onore è tutto quello che ti resta, quando non hai più niente”.
–Vincenzo Mirra–
Il maestro d’arme – Recensione del fumetto
Vincenzo Mirra
- Ottima intuizione per l’ambientazione e la scusante degli eventi da narrare;
- Una grafica curata e realistica rende il prodotto estremamente godibile da un punto di vista visivo;
- La storia presenta degli ottimi dialoghi;
- I personaggi hanno una caratterizzazione coerente e ben pianificata;
- Un formato cartonato avrebbe donato molto più valore alla graphic novel;