Il 17 novembre arriva in fumetteria “Guna”, graphic novel che la casa editrice NPE presenterà al Lucca Comics & Games 2016. Si tratta di un lavoro inedito scritto da Giovanni Masi e disegnato dall’esordiente assoluto Nigraz, pubblicato in un curato formato cartonato di 96 pagine a colori, al prezzo di 19,90€. Ho potuto leggerlo in anteprima e sapete cosa ne penso?
Inquietante. Trovo che sia il modo più azzeccato per definire “Guna”, una storia autoconclusiva ambientata in un indefinito momento storico in cui imperversa la guerra e i civili sono costretti a fuggire e nascondersi. Non ci sono riferimenti di alcun tipo, il mondo sembra precipitato nel baratro più profondo che si possa immaginare. Gli unici personaggi di cui abbiamo notizia sono i componenti di un circo itinerante che si nascondono nel bosco. Il domatore di leoni, l’uomo forzuto, il nano, la donna barbuta e il lanciatore di coltelli, ci sono tutti. Ma non sono questi i protagonisti: la voce fuori campo e il punto di vista sono quelli della scimmia Guna. È lei il fulcro di questa storia che è, in sostanza, una metafora della condizione umana che prende ispirazione dalla dottrina buddista dei Dieci Mondi. Quest’ultima, diffusa tra Cina, Giappone, Corea e Vietnam, sostiene che in ogni essere senziente siano presenti dieci stati emotivo-comportamentali che si possono manifestare in qualsiasi aspetto della loro esistenza.
“Guna” è, insomma, un viaggio tra le emozioni. Non esiste una vera e propria trama, perché tutto pare accadere fuori dallo spazio e dal tempo. E sono le scelte dettate dalle emozioni a definire i personaggi di questa storia, perché le parole sono ridotte al minimo. Non ne conosciamo i nomi, la provenienza, i pensieri, ma ne vediamo le azioni. Dicevo, inquietante.
È la scimmia Guna a dettare i ritmi della vicenda, mentre si sviluppa attraverso le filosofiche dieci fasi: inferno, avidità, animalità, collera, umanità, estasi, studio, realizzazione, bodhisattva e illuminazione. Il layout classico delle pagine cede il passo a disegni che travalicano lo spazio ed esplodono dai pannelli in quei momenti in cui le emozioni, e quindi le azioni, prendono il sopravvento. Ed è allora che il segno grafico si fa più feroce, essenziale, quasi infantile, per trasfigurare i volti in mostri che non hanno più il controllo di se stessi.
Poi, ecco piccoli momenti di gioia che si prendono il loro spazio: l’amore e il sesso che fanno dimenticare la paura della guerra e la ferocia dei soldati che braccano i fuggitivi, o certe inaspettate dimostrazioni di amicizia e fratellanza tra persone che hanno come unico obiettivo quello di rimanere vivi (molto “The Walking Dead”, se vogliamo); momenti di pace, sottolineati dai colori, che sembrano restituirci una parvenza di umanità, estasi, studio, realizzazione. Il disegno scarno, che, come dicevo, a tratti sembra quello di un bambino che rappresenta il male o dei mostri, è una scelta precisa: svestiamo gli esseri umani di tutte le infrastrutture, riportiamoli a uno stato evolutivo primitivo, anzi da primati, e vediamo che succede. Lasciamo che siano le emozioni a parlare. Lasciamo che a farlo sia Guna, allegoria di tutte le emozioni di questa umanità spoglia, autentica.
Personalmente ho trovato la graphic novel piuttosto cervellotica e forse esageratamente filosofica. Ho apprezzato molto la scelta di lasciar parlare il colore e il segno, piuttosto che le parole, e altrettanto interessante è il cambio di punto di vista che ci mostra la vita umana attraverso i pensieri, se così possiamo dire, della scimmia Guna. Devo dire, però, che mi aspettavo un tocco in più di originalità. Penso che una trama dal respiro più ampio e un contesto meno misterioso avrebbero reso la storia avvincente. Quello che mi è mancato è proprio dell’azione in più, perché la poca che si vede è a mio avviso un po’ troppo ripetitiva e scontata. Magari però Masi e Nigraz volevano proprio che fosse così: sarà interessante sapere cosa ne pensano a riguardo gli autori, e quale migliore occasione della kermesse lucchese?
–Michele Martinelli–
“Guna” – Recensione del fumetto
Michele Martinelli
- Uso del segno e del colore che a tratti dicono molto di più delle parole;
- Interessante la scelta di far parlare un animale, come metafora delle emozioni umane;
- La trama prende le mosse dalla ricerca riguardo la teoria orientale dei Dieci Mondi;
- L’assenza di una vera e propria trama a tratti si fa sentire;
- Poca azione;