Salve a voi, Cacciatori di Troll che non siete altro! Oggi voglio parlarvi della novità crossmediale lanciata dal visionario regista messicano Guillermo Del Toro: ‘Trollhunters’. Il signore in questione non ha, di norma, bisogno di presentazioni, ma nel caso aveste trascorso gli ultimi dieci anni in esilio su Jakku, sono qui per rinfrescarvi rapidamente la memoria. ‘Il Labirinto del Fauno’ è il film con cui il regista si è imposto all’attenzione della critica e del pubblico internazionale: arrivata nelle sale nel 2006, la pellicola – che Del Toro ha sceneggiato e diretto – è ambientata nella Spagna franchista del 1944 e immagina che la protagonista Ofelia, tramite la sola forza della propria immaginazione, riesca ad entrare in contatto con una realtà al tempo stesso straordinaria e conturbante, saldamente collegata, per vie traverse, al mondo reale.
Il rapporto con la realtà quotidiana è un po’ il filo conduttore dell’opera di Del Toro: basta pensare a ‘La Progenie’, primo romanzo di una trilogia (pubblicata di anno in anno dal 2009 in poi), successivamente adattata nella celebre serie TV horror ‘The Strain’, in cui il fenomeno del vampirismo viene declinato come se fosse un’epidemia, che ha origine da un aereo carico carico di… persone contagiate, e che segue determinate regole che disciplinano il propagarsi della patologia, mentre una ipotetica cura deve essere ricercata secondo il metodo scientifico. Poi vabbe’, tralasciamo il fatto che la stessa serie TV raggiunga vette di irrealismo che mettono a dura prova la sospensione di incredulità dello spettatore, come ad esempio quando alcune parti di New York sono messe a ferro e fuoco e popolate da orde di vampiri, ma al tempo stesso è possibile chiamare tranquillamente un taxi, oppure traccheggiare sulla decisione di far intervenire i militari per riprendere il controllo della città. Parentesi chiusa.
Non dimentichiamo ‘Pacific Rim’, un’orgia di robottoni che prendono dei giganteschi kaiju a colpi di… petroliera (sì, avete letto bene). In questo caso è chiaro che il realismo non sia la prima preoccupazione, ma è da notare come anche qui non manchi un collegamento alla nostra quotidianità: Del Toro immagina che questi mostri colpiscano non la fittizia città di Metropolis, o una sempre iconica New York City (bersaglio d’elezione di un certo Godzilla), ma l’intero mondo. Il che costringe l’Umanità tutta a cercare una soluzione per il bene – anzi, per la stessa sopravvivenza – comune.
La realtà quotidiana della fine dell’Ottocento, i giochi di potere in mezzo alla borghesia americana, gli intrighi d’accatto di una nobiltà sterile e decaduta proveniente dall’Inghilterra sono invece il focus di ‘Crimson Peak’, horror che merita di essere visto principalmente per la splendida fotografia e in cui – mi tengo sul vago volendo evitare spoiler a chi non dovesse averlo ancora visto – i veri mostri non sono i fantasmi che infestano la casa, ma i suoi inquilini in carne e ossa.
Tutta questa carrellata per arrivare a parlare di ‘Trollhunters’. Si tratta di una serie di romanzi con la quale il regista (e con lui il coautore Kraus Daniel) vorrebbe rivolgersi al pubblico young adult, visto come una sorta di Santo Graal della letteratura – almeno a livello commerciale, mentre è spesso lecito dubitare della qualità – come dimostra il fatto che numerosi scrittori, negli ultimi anni, abbiano seguito uno schema analogo (per tutti, cito Brandon Sanderson con la Trilogia degli Eliminatori e Joe Abercrombie con la Trilogia del Mare Infranto). Nello specifico, ‘Trollhunters’ (il primo volume già stato pubblicato in Italia da DeAgostini Libri) si cala, ancora una volta, nel mondo reale, immaginando che una sera di fine estate, a San Bernardino, una tranquilla cittadina in California, due fratelli vengano separati nel modo più traumatico che si possa immaginare: Jack, il maggiore, viene letteralmente inghiottito dalle ombre sotto un cavalcavia. Solo anni e anni dopo Jim Junior, figlio del fratello superstite, si troverà ad indagare sulla sparizione dello zio e su molte altre, avvenute in circostanze analoghe: possibile che dietro questo mistero si celi per davvero un Troll?
L’età di lettura consigliata per questi romanzi è da dodici anni in su, per cui è ragionevole aspettarsi che Del Toro contenga la sua vena horror in favore di una maggiormente votata al mistery. Se c’è però una vena che il regista-scrittore messicano non è in grado di tenere a bada, è quella che lo porta in maniera quasi compulsiva a trasformare i suoi scritti in prodotti televisivi (come già avvenuto per ‘The Strain’). Risale infatti a pochi giorni fa l’annuncio che ‘Trollhunters’ diventerà anche una serie animata, attesa per il 2016 inoltrato, grazie alla partnership fra Netflix e la Dreamworks Animation (che, incidentalmente, porterà anche al recupero di ‘Voltron’, serie americana nata dal montaggio fra due anime giapponesi… che non c’entravano niente l’uno con l’altro).
E voi, Isolani? Conoscete i lavori di Del Toro? Sarete tra gli spettatori della serie televisiva da lui ideata o leggerete invece i libri? Fatecelo sapere nei commenti!
– Stefano Marras –