A lungo atteso in tutto il mondo, proiettato già a giugno 2014 in Giappone mentre qui da noi, in Italia, non ancora perché oggetto di uno strano balletto di date (da novembre 2014 si è passati a febbraio 2015 per poi fare marcia indietro e annunciare un paio di giorni fa che sarebbe stato anticipato a gennaio, sempre 2015), Saint Seiya – Legend of Sanctuary è un tentativo ambizioso di proporre i Saints e le avventure dei Cavalieri di Atena finalmente sul grande schermo.
La scelta di quale storia narrare è, nemmeno a dirlo, ricaduta sulla saga di certo più famosa e, a voler essere franchi, migliore di tutta la serie, perché essa metteva davvero in luce le debolezze dei personaggi, la loro fragilità e gli sforzi sovrumani di cinque ragazzi che si trovavano a combattere nemici praticamente imbattibili. Perché, diciamocelo, i Cavalieri d’Oro sono stati senza dubbio gli avversari più improbabili da superare, quando ogni cosa era contro i nostri eroi. Stiamo parlando della saga della Corsa delle Dodici Case o comunemente nota come la scalata del Grande Tempio, che nel titolo, La Leggenda del Santuario (Legend of Sanctuary, appunto), viene palesemente ribadito.
Ora, come già lo scrivente aveva anticipato in un primo approfondimento su questo lungometraggio animato, che si avvale della CGI massiccia e di tecniche comunque all’avanguardia per donare espressività ai personaggi (e che potete recuperare cliccando QUI), era sorta una palese perplessità sul progetto a cominciare proprio dalla trama che si voleva riproporre: non si tratta d’essere prevenuti, ma di eccepire una serie di legittimi dubbi sul come sarebbe stato possibile condensare l’equivalente dei primi 73 episodi dei Saints, che ci hanno permesso di conoscerli, approfondirne carattere e motivazione, introdurre i vari antagonisti e metabolizzare i numerosissimi personaggi, per un totale di circa 24 ore, in “solo” un’ora e mezza circa in sala. A quel punto, altrettanto lecito sarebbe stato pensare di portare sul grande schermo un’avventura del tutto nuova ed originale, dando per assunto che i personaggi fossero già noti e che quindi non ci fosse da approfondirne alcun tratto, un po’ come si è fatto per il non troppo recente (Capitan) Harlock in 3D, che se non altro lasciava perdere le spiegazioni e si concentrava unicamente sulla storia.
Il perché di questa considerazione è presto detto: fermo restando che non ci saranno spoiler, se non nella sezione più in basso e fermo restando che attendiamo la versione italiana, nella quale il doppiaggio storico coordinato da Ivo De Palma (col quale abbiamo chiacchierato a QUESTE coordinate) sicuramente darà un valore aggiunto e renderà migliore l’opera che abbiamo visionato in lingua madre con sottotitoli curati da La Quinta Casa, andiamo ad analizzare quello che traspariva abbastanza palesemente già dai trailer e che i vari spezzoni hanno rivelato, spezzoni che sono online da praticamente il giorno dopo l’uscita del film e che ne raccontavano fin troppo del film.
Recensione di Saint Seiya Legend of Sanctuary
Ciò che colpisce principalmente è il comparto grafico: i modelli in CGI sono molto belli, resi benissimo nelle espressioni facciali e particolarmente realistici, non troppo simili alle controparti animate e/o cartacee ma comunque abbastanza identificabili, se parliamo dei protagonisti. I volti sono morbidi, le armature solide e robuste e salvo qualche spigolosità di troppo la grafica al computer ha fatto notevoli passi avanti, rendendo il tutto abbastanza verosimile. Le animazioni, inoltre, sono particolarmente fluide e i movimenti dei corpi realistici tanto quanto è necessario per godersi un prodotto ottimo, da questo punto di vista.
Questo però vale fino a che i vari personaggi non iniziano a combattere: c’è molta caoticità in alcune scene e per quanto i rallenty agevolino la visione e diano un senso di epicità cinematografica, i combattimenti sono troppo veloci per poter essere davvero apprezzati; non che durino poco – relativamente, comunque, in due ore non è che si potessero fare miracoli – ma è proprio la loro dinamica ad essere rapida, perché i colpi e le parate, i corpi e lo sfondo sembrano confondersi un po’ troppo, cosa che è sempre stata il Tallone d’Achille di quella tecnologia. Sempre a livello grafico, non ho apprezzato lo stravolgimento delle cloth/armature che ha reso anche difficile il riconoscere personaggi minori e superflua addirittura la loro presenza ai fini della trama: del pari, vedere scaturire le scintille quando le armature cozzano o impattano con l’asfalto o la pietra mi ha fatto storcere parecchio il naso perché sembra – e sfido chiunque a dire il contrario – di guardare uno qualunque dei film di Michael Bay dedicato ai Transformers: va bene, le armature sono d’oro, d’argento o di bronzo, quindi di metallo, eppure non si è mai dato peso alla loro consistenza da quel punto di vista; oltre a questo, la stessa “vestizione” di Seiya mi ha fatto domandare se non stessi vedendo Optimus Prime/Commander in azione, perché una volta aperto il Box Cloth (evocato con una pratica medaglietta per cani, che al confronto quella minchiata della Clothstone di Saint Seiya Omega era una genialata), l’armatura di Pegasus si muoveva e si componeva proprio come uno dei Trasformers di Bay mentre passa dallo stato d’auto a quello di robot: e questo, sinceramente, non mi è piaciuto affatto.
A livello grafico-concettuale, ho poco da dire: basta incrociare uno dei videogiochi di Final Fantasy, con la visionarietà di Kazushi Hagiwara e del suo Bastard!! – che ha reso demoni ed angeli enormi – e con una più che intensa occhiata a God of War. È un restyle, può incontrare o meno il gusto del pubblico: per carità, ci sono molti che l’hanno apprezzato e questo può restare nell’alveo del gusto personale.
Ciò che è palesemente fuori discussione è lo stravolgimento della storia: sempre senza spoiler, non è che sia diversa da quella che conosciamo, ma è stata privata di quella epicità che l’hanno resa la più famosa e più bella, come più in alto si accennava: condensare la Corsa in poco più di un’ora e mezza di film era proibitivo e, purtroppo, a mio giudizio è stata una scommessa persa, per tutta una serie di motivazioni. Non c’è stato modo di far capire l’effettivo divario di forza tra i bronze e i gold; le motivazioni di molti Cavalieri d’Oro sono superficiali; diversi combattimenti non si tengono o vengono sbrigati in nemmeno un paio di minuti di film (o persino una manciata di secondi); alcuni Gold non offrono altro che comparsate o brevi cammei; e alcuni scontri che avrebbero fatto commuovere chiunque nel manga o nell’anime sono nulla più di un “sono più forte io” “no, sono io il migliore”.
Ma quello di cui davvero si sente la mancanza sono le MOTIVAZIONI: cioè, tutto accade perché deve, non c’è (tempo per una) crescita dei personaggi nella loro volontà di passare dall’essere semplici cavalieri in armatura a veri guerrieri sacri della dea Atena.
Non si può essere più specifici senza rivelare troppo, ragion per cui tutte le informazioni più in basso saranno disponibili per chi il film l’ha già visto.
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Partiamo proprio dalle motivazioni dei personaggi: i cinque bronze sono i difensori di Atena “perché si”, perché “ci siamo addestrati tutta una vita per poter difendere un giorno una divinità”. La cosa sembra già perdere di pathos, perché chi conosce i Saints sa che hanno accettato di diventare cavalieri alle volte a malincuore o perché addirittura obbligati: anzi, è nello scegliere di difendere Saori, che all’inizio, da bambini orfani, detestavano l’importanza della scelta dell’uomo che si eleva a difendere il divino in cui inizia a CREDERE. Poi:
- Seiya/Pegasus: tutto sommato aderente al personaggio, salvi i momenti in cui fa la macchietta – a voler essere buoni – o l’imbecille- a voler essere realistici- è colui che ha più spazio. Non che le sue motivazioni siano di chissà che caratura, ma almeno ci sono, per quanto un po’ lontane dal personaggio che tutti conosciamo;
- Shiryu/Sirio: il secondo in ordine di spazio e tempo che gli è stato dedicato, si è trasformato in un guerriero silenzioso e sempre pronto, quasi il ninja della situazione, colui che deve tenere costantemente alta la guardia. No, stranamente lo scudo non gli viene spezzato.
- Hyoga/Crystal: decisamente poco riuscito. Entra in scena in modo tutto sommato figo, sconfigge un avversario, poi…basta. Il suo scontro contro Camus/Acquarius è degno di essere dimenticato, perché semplicemente non emerge pathos né alcun sentimento che leghi i due o contrapponga reciproche visioni della vita ed obbiettivi.
- Ikki/Phoenix: dice la solita frase di presa in giro a Shun/Andromeda sul fatto che è un debole, ma la dice decisamente fuori contesto, dato che quel povero Cristo si era appena rialzato per combattere dopo averle prese di santa ragione. Sconfigge Tramy/Betelgeuse in modo particolarmente figo, si accapiglia contro Shura/Capricorn venendo sconfitto. Tempo sullo schermo: nemmeno 5 minuti. Saranno contenti i fans, proprio;
- Shun/Andromeda: lo zero assoluto, ma non è la temperatura raggiunta da Hyoga. Attacca uno sgherro esiliandolo dall’altra parte della Terra con le sue catene virtuali (qui infatti le sue Catene sembrano fatte di puro cosmo), viene gonfiato di botte come una zampogna nel duello contro Milo/Scorpio (che qui è una donna, ma lasciamo perdere..) e Shura/Capricorn. Totalmente inutile e nemmeno una frase degna di rilievo.
Sul fronte dei Gold Saints, invece:
- Mu/Mur di Aries: occhialetti da saggio, poco da dire, il suo ruolo è sempre quello di consigliare i Saints, dopo aver fatto loro comunque vedere che non sono alla sua altezza. Fenomeno. Riconosce subito Saori come Atena;
- Aldebaran/Toro di Taurus: anello al naso di una tamarraggine unica, diverse corna a ornare la sua armatura (chissà la moglie…) viene decisamente destinato a farsi prendere a calci nel sedere anche stavolta, ma senza nemmeno la soddisfazione di perdere contro un avversario che inizi a padroneggiare il Settimo Senso. Anche lui riconosce subito in Saori la presenza di Atena;
- Gemini dei Gemelli: La sua casa non solo è vuota, se la sono scordati proprio. In compenso, l’armatura nera da una parte e dorata dall’altra. Non merita nemmeno un commento;
- Deathmask/Cancer di Cancer: se nella serie ufficiale era il personaggio più bastardo e malvagio, qui sembra Jafar di Aladin, dotato di una barbetta odiosa e di una canzone, recitata con l’accompagnamento musicale delle teste di coloro che ha ucciso, da codice penale. Viene sconfitto da Shiryu/Sirio, come da contratto, ma sembra veramente un imbecille e privo di nerbo;
- Ioria di Leo: anche lui dotato di barbetta naif stile pittore maledetto, sembra che gli abbiano fatto recitare solo a metà il suo ruolo. Lo scontro con Seiya/Pegasus è l’unico piacevole, ma non c’è una conclusione degna;
- Shaka/Virgo di Virgo: altro grande “non pervenuto”. Interviene a bloccare Ioria per difendere i bronze Sieya/Pegasus e Shun/Andromeda perché “capisce” che Saori è Atena e si schiera contro il Grande Sacerdote liberando il cavaliere di Leo – non si sa come, perché non viene fatto vedere- dall’influenza del colpo malefico che ne aveva offuscato i sensi. Oh, fossi al posto del Grande Sacerdote avrei cercato collaboratori un pelo più fidati. E’ anche lui a capire che Gemini, che sembrava morto all’inizio del film è colui che si cela nei panni del Gran Sacerdote. Insomma, è evidentemente il Detective Conan del gruppo: già che c’è, risolve anche tutti i cruciverba che aveva nel comodino e risolve dei casi polizieschi senza nemmeno leggerne gli incarti della polizia;
- Libra/Dohko della Bilancia: no, non c’è. Viene a malapena menzionato, ed una informazione simile viene gettata senza nemmeno interesse da Shiryu/Sirio: “Oh, a proposito, il mio maestro è il gold saints della Bilancia” e gli altri “Ah, ok, proseguiamo”. Ricco di approfondimento, questo film;
- Milo/Scorpio dello Scorpione: qui hanno trasformato con un’abile sexchange il prode Scorpio in una donna. Una donna. Direte: ma ha la maschera? Per il fatto che le donne che sono cavalieri devono indossarla per blablabla…? See, cacchio di domande pure voi. Sta per ammazzare i bronze, ma appena arrivano Mur e Soci a dire che il Grande Sacerdote è il male ed è cattivo, subito ci crede e volta le spalle a quel povero Arles che, sinceramente, inizia quasi a farmi pena;
- Aiolos/Micene di Sagitter: è protagonista dell’inseguimento ad inizio film stile Star Wars che fa capire che le cose vanno in una direzione strana. Viene dato un po’ di approfondimento rispetto ad altri personaggi, ma nulla di più. Del suo sacrificio, del suo spirito di giustizia, resta una frase sola: “νέουςαναβάτες πουέχουν έρθειεδώ: γιατο δώροσας τηνφροντίδακαιτη σωτηρίατης Αθηνάς” che tradotto dal greco vuole dire: “Andatevi a rivedere l’anime o rileggere il manga, ché vi fate un regalo”;
- Shura/Capricorn di Capricorno: il portatore di Excalibur qui non muore e non si azzuffa con Shiryu/Sirio ma con Ikki/Phoenix. Ha la profondità psicologica di un nano da giardino;
- Camus/Acquarius dell’Acquario: anche qui, scopriamo che lui e Hyoga/Crystal sono maestro ed allievo giusto quando si scontrano, ché sennò mica c’era modo di farlo presente prima. Viene battuto dalla sua stessa mossa, sebbene non l’avesse mai mostrata prima all’allievo. Laddove nell’anime era un duello che ti lasciava un groppo in gola e la voglia di piangere, con una musica struggente e parole da farti sanguinare il cuore, qui invece la voglia di piangere persiste, ma per le ragioni sbagliate e a sanguinare sono i tuoi occhi per la grafica dell’Aurora Execution;
- Aphrodite/Fish di Pesci: penso che non si possa nemmeno capire quanto sia stato maltrattato questo personaggio. Appare sullo schermo per una MANCIATA di secondi, giusto per avvisare il Grande Sacerdote che “i traditori” stanno avvicinandosi, ma con perfetta logica Arles/Saga di Gemini anziché sfruttarne la dedizione LO AMMAZZA e lo getta giù. Tempo totale, quindici secondi a dir tanto. Certo che sono forti, ‘sti cavalieri d’oro.
IL FINALE
E’ quanto di più pigro e svogliato io abbia mai visto: non sembra nemmeno un vero finale, ma lascia quasi intendere il regista si sia rotto le scatole ed abbia chiuso sottotono la storia dopo uno scontro finale che è, per contro, quanto di più esagerato si possa immaginare. Dovrei aggiungere altro ma, sinceramente, non ne ho nemmeno voglia. Del resto, se il regista si è scocciato di girare e ha dato un finale come quello, posso ben io decidere di non commentare la parte finale di questo film.
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CONCLUSIONI
Scrivendo la recensione mi sono accorto che sono passato da un “ok, tutto sommato è comunque un esperimento che può avere qualcosa da dire” ad un “ma che cacchio hanno combinato?”.
Le motivazioni sono quelle espresse in chiaro e ancora di più quelle esposte nella parte spoiler, quindi ricapitolarle mi sembrerebbe superfluo. Non ho forse nemmeno approfondito tutto quello che si poteva dire contro questo film che, ripeto, andrà comunque visto nella sua versione italiana perché è giusto dargli atto di aver portato sul grande schermo i personaggi della nostra infanzia, con in più l’indiscusso valore aggiunto del doppiaggio storico da parte di De Palma, Balzarotti, Fuochi e compagni. Quindi, è anche una forma di rispetto verso questi professionisti del doppiaggio che, sono certo, si sono fatti un discreto sedere per rendere migliore questo prodotto.
Ma purtroppo, devo anche essere rigido: il film è sbagliato perché è sbagliata l’idea di condensare tanto materiale in così poco tempo; trasporre il tutto in una grafica così lontana dai canoni, affidandosi poi ad un restyling del genere ed avvalendosi della CGI è stato un azzardo notevole; e, a titolo personale, giudico anche un errore metterci così tanto a portare nelle nostre sale un prodotto come questo, quando oramai l’aspetto della curiosità inizia a scemare perché, diciamocelo, non so in quanti parlino bene di questo film, ragion per cui molte persone potrebbero anche non voler spendere soldi per guardare un film figlio di un progetto in cui si aveva difficoltà a credere ben prima che arrivasse nelle sale in Giappone.
Lo stesso Saint Seiya Omega (che in qualche modo ha fatto da precursore a questo film) lo consideravo e lo considero ancora oggi uno stupro della nostra infanzia ai danni di uno dei franchise più belli di sempre: ed anche se un giorno dovessero doppiarlo i professionisti di cui sopra, il prodotto resterebbe comunque orripilante, per me.
Del pari, non posso essere tenero con un film del genere, perché persino la trama sembra gettata li e non affrontata decentemente: non ho nemmeno fatto presente che ci sono un paio di buchi di trama mica da ridere, ma significherebbe dare ancora più spazio a questo film: perciò concludo a metà, in modo svogliato, proprio come si conclude il film.
– Leo d’Amato-
Saint Seiya Legend of Sanctuary: la recensione!
Isola Illyon
- I modelli dei personaggi sono belli e realistici;
- Le animazioni sono molto fluide;
- La colonna sonora sa essere coinvolgente;
- Alcuni sfondi sono davvero meravigliosi;
- Ci sono un paio di momenti che possono trasmettere emozioni.
- Eccessivo stravolgimento nel design delle armature, quasi "robotico";
- Poco spazio destinato all'approfondimento dei protagonisti;
- Trama frettolosamente esposta e alcuni buchi di sceneggiatura;
- Carente o assente approfondimento dei Cavalieri d'Oro;
- Scontri a tratti caotici e poco curati;
- Scontro finale troppo sopra le righe;
- Finale svogliato ed insipido.