Il Professor Tolkien, quinto membro (suo malgrado) della leggendaria band dei Led Zeppelin? Alla scoperta di quanto il rock duro deve al fantasy!
Che l’hard rock e soprattutto il suo diretto discendente, l’heavy metal, siano legati a doppio filo al fantasy (in particolar modo all’Epic Fantasy), è teoria largamente diffusa e condivisa, facilmente verificabile. Basterebbe citare la pletora di gruppi metal, principalmente di provenienza scandinava, che nelle decadi dagli ’80 agli anni 2000 si richiamavano in qualche modo a particolari capolavori fantasy, a cominciare dal nome della band. Ma questo matrimonio culturale che tanti figli ha partorito, da dove ha avuto inizio? Sicuramente in quella irripetibile stagione situata tra la fine degli anni ’60 e la seconda metà dei ’70, nella quale diversi gruppi (di provenienza principalmente britannica) fusero i ritmi (e i temi) delle ballate celtiche e nordiche con i ritmi blues provenienti da oltreoceano, e che ebbero come principali esponenti nomi mitici (in tutti i sensi) quali Deep Purple, Black Sabbath, King Crimson e via dicendo.
Riascoltare una canzone come la struggente “Mistreated” dei Deep Purple vale più di mille parole: c’è dentro contemporaneamente tutto il mistero delle driadi dei boschi e tutto il dolore del cotone di tutti gli schiavi del mondo. Il nome che fece da capofila e che probabilmente iniziò questo torbido e fecondo rapporto però non può essere che quello ormai mitologico dei Led Zeppelin. Robert Plant (voce), Jimmy Page (chitarra), John Paul Jones (basso e tastiere), e il prematuramente e tragicamente scomparso John Bonham (batteria), sono nomi che evocano leggenda nei cuori di tutti i rocker del pianeta. Introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland sono da molti ritenuti “I più grandi di tutti” e di loro si dice che, presi singolarmente, fossero i migliori sulla piazza ai rispettivi strumenti.
Al di là dei gusti personali, non è azzardato attribuire a Robert Plant e soci il primo mattone di questo rapporto proficuo, che avrebbe portato tanta fantasy nel settore più fracassone della musica rock. E i più grandi di tutti non potevano che iniziare prendendo spunto dal più grande di tutti, ovvero Tolkien (d’altronde “Il Signore degli Anelli” era una lettura cult nei campus universitari nel ’68 della Contestazione). Sulla loro scia, hard e metal, specie per quanto riguarda le band europee, si sono avvicinati al mondo di Tolkien forse persino più del prog e del folk, che pure potevano sembrare i candidati naturali (i quali comunque, dai Marillion a Enya, dai Camel agli Styx, dai Rush a Sally Oldfield a Florence and the Machine hanno dato il loro contributo alla causa). A tal proposito il grande Jack Black, presentando i Led Zeppelin in occasione del conferimento del “Kennedy Honors” alla band nel 2012, ebbe a dire che la musica dei Led faceva venire in mente i Vichinghi, il sesso, e i Vichinghi che fanno sesso. John Paul Jones, uomo simpaticissimo, ospite il giorno dopo al Saturday Night Live, interpellato sulla battuta di Black dal conduttore Letterman, raddoppiò dicendo: “meno male che non ha pensato ai Vichinghi che facevano sesso con gli Hobbit!”.
Ecco, in questa battuta ci sono tutti i Led Zeppelin, i quali non hanno mai fatto mistero di essersi pesantemente ispirati a Tolkien, anche in modo esplicito, in diversi loro pezzi. Robert Plant, voce leggendaria della band, grandissimo fan di Tolkien e conoscitore della mitologia celtica, alla domanda se i loro brani fossero ispirati anche agli scritti del Professore, usava rispondere: “Mi pare ovvio, ragazzi!”, salvo poi chiudersi in un silenzio sornione quando veniva invitato a scendere nel dettaglio dei singoli pezzi.
Gran furbacchione del marketing il buon Robert; ragion per cui tentiamo noi una lettura in chiave tolkieniana dei loro testi più significativi da questo punto di vista:
Ramble On
“Le foglie cadono intorno a me/è tempo che io vada/grazie, sono molto obbligato/per una così piacevole permanenza/ora per me è tempo di andare/la luna autunnale illumina la strada/ma ora sento l’odore della pioggia e con esso il dolore/così comincia il mio cammino.”
“Ramble on” è il primo pezzo della band in cui sono presenti evidenti riferimenti tolkieniani: in queste righe in particolare si parla della partenza di Frodo da Hobbitville. La sua partenza coincide con l’inizio della lunga avventura dell’Anello; è infatti l’autunno la stagione scelta per la partenza dagli Hobbit. Il riferimento alla luce lunare che illumina la strada da seguire richiamerebbe le lunghe tappe notturne compiute nel tragitto verso Gran Burrone.
“Parecchi anni fa nei tempi antichi/quando la magia riempiva l’aria/negli scurissimi abissi di Mordor/incontrai una ragazza molto seducente/ma Gollum e la sua metà cattiva/si avvicinò strisciando e se la svignò con lei.”
Qui addirittura i Led Zeppelin fanno nomi e cognomi, citando Mordor e Gollum. La comparsa e la successiva sparizione della fantomatica “ragazza”, della quale non v’è traccia nell’opera di Tolkien, è ancora oggi oggetto di dibattito, ma secondo la maggior parte dei critici simboleggia le emozioni contrastanti vissute da Frodo durante il viaggio.
The Battle of Evermore
“Fianco a fianco aspettiamo la grandezza dei più malvagi fra loro./Odo il fragore dei cavalli giù nella valle.”
Nonostante il nome sia completamente diverso, in questa canzone si parla della Battaglia dei Campi del Pelennor messa in musica, in base a diverse allusioni. Questi due versi probabilmente fanno riferimento ai sentimenti sugli spalti di Minas Tirith in attesa dell’assalto degli eserciti di Sauron, sperando di udire lo scalpitare della cavalleria di Rohan.
“Oh bene, la notte è lunga, il tempo passa lento come un rosario/occhi stanchi al sorgere del sole che aspettano il bagliore dell’oriente./Il dolore della guerra non può superare/il dolore di ciò che verrà dopo.
I tamburi scuoteranno le mura del castello./Gli spettri dell’Anello cavalcheranno vestiti di nero./Cantate mentre sollevate il vostro arco, tirate più dritti di prima.”
Questi versi contengono la descrizione della cruenta battaglia fra il bene e il male che porta dietro di sè morte e distruzione in ambo gli schieramenti, l’attesa degli esausti eserciti dell’Ovest per l’arrivo dell’alba e il terrore dei Nazgul alla testa delle forze di Sauron, non ancora sconfitte.
Stairway to Heaven
“C’è un sentimento che provo quando guardo verso Ovest/e la mia anima chiede di partire./Nei miei pensieri ho visto cerchi di fumo attraverso gli alberi/e le voci di quelli che stanno a guardare.”…”E il nuovo giorno spunterà/per quelli che sono lontani da casa/e la foresta echeggerà di risate.”
Uno dei capolavori dei Led Zeppelin, definita “la più bella canzone di sempre sulla speranza, il riscatto e la scoperta di sè” è infarcita di citazioni Tolkieniane. Difficile qui non pensare allo struggente richiamo verso Valinor, le Terre Imperiture ad Ovest della Creazione, da parte del popolo elfico e di chiunque si affacci sulle rive del mare; oppure agli anelli di fumo di Gandalf mentre viaggia colla Compagnia o con Bilbo, o ancora agli schiamazzi allegri degli hobbit e dei nani e ai rimbrotti esasperati dello stregone stesso.
Over the Hills and far Away
“Hey signora, tu mi hai dato l’amore di cui ho bisogno/oh cara, cara, cara cammina un po’ con me.”
Qui le citazioni partono dal titolo della canzone, che è anche il titolo di uno dei “Racconti Perduti” di Tolkien. I versi potrebbero riferirsi sia al rapporto tra Aragorn e Arwen poco prima della partenza della Compagnia, sia alla vicinanza di Frodo con Baccador, moglie di Tom Bombadil e personificazione del ciclo delle stagioni.
Kashmir
“Seduto con gli anziani di una razza gentile/che di rado ha visto questo mondo./Parole e canzoni di una grazia vivace/il suono ha accarezzato le mie orecchie/non c’era parola che io capissi/la storia era chiara lo stesso.”
Altro giro altro capolavoro, quel Kashmir definito una delle più belle “sinfonie” rock della storia. Gli anziani in questione sarebbero gli Elfi, i canti dei quali affascinano gli Hobbit all’inizio del loro viaggio e li commuovono profondamente, pur non comprendendo essi la lingua. Un’altra interpretazione assegnerebbe il ruolo degli “Elder” (che in inglese significa anche “antichi”) agli Ent, la cui lingua ha un effetto calmante, a tratti ipnotico, su Merry e Pipino.
Misty Mountain Hop
“Faccio le valigie per le Montagne Nebbiose/dove ora vanno gli spiriti/sopra le colline dove volano gli spiriti.”
Anche qui la citazione appare già nel titolo, dal nome della principale catena montuosa presente nella Terra di Mezzo, e anche qui sono presenti un paio di interpretazioni. Una sostiene che “le colline dove volano gli spiriti” sarebbero le profondità di Moria, infestate da demoni antichissimi; mentre un’altra vuole che gli spiriti, che stanno ora viaggiando e volano oltre i monti, potrebbero essere i pensieri dei 13 nani che, immaginandosi oltre le Montagne Nebbiose, già si sentono nuovamente padroni del tesoro perso dai loro avi.
Ci sono molti altri rimandi a Tolkien nei testi dei Led Zeppelin come in “No Quarter” in cui si accenna al viaggio di Aragorn nelle profondità del Sentiero dei Morti, ma mi fermo qui sperando di aver suscitato un po’ di nostalgia in chi ha qualche primavera in più sulle spalle, come me, o della sana curiosità, in chi ne ha qualcuna in meno, nel riscoprire i grandi classici. In fondo, senza questi gruppi non esisterebbe il metal e tutto ciò che del genere è venuto dopo.
Rock will never die!
– Luca Tersigni –