Il futuro del mondo videoludico sarà rappresentato dal mix di generi oppure no?
Con l’avvento della nuova generazione di console e la concomitante uscita di decine di nuovi titoli più o meno attesi, abbandoniamoci ad una piccola riflessione. È ormai assodato che alcuni generi videoludici, soprattutto negli ultimi anni, tendano a prevalere su altri. Senza voler contare i malati terminali di Call of Duty, abbiamo un’impennata significativa nel gradimento provocato da giochi di avventura graficamente superavanzati come The Last of Us o i vari Uncharted; molto di moda sono anche i “cartoon” più o meno seri, come The Wolf Among Us o Don’t Starve; e, infine, ci sono le saghe intramontabili, come Final Fantasy o il futuro Kingdom Hearts III. Ma tutto questo può durare?
Grazie alle moderne tecnologie, alla grande quantità di denaro investita e all’attenzione rivolta ai trend, senza contare il grande apparato pubblicitario che crea enormi aspettative su determinati titoli, i videogiochi moderni tendono ad avere successo anche senza essere particolarmente originali. Certo, non si sta dicendo che ogni Final Fantasy è uguale all’altro o cose del genere, ma a volte manca quel tocco di originale, di “nuovo” che, in molti casi, rende un gioco ben fatto e divertente un vero e proprio capolavoro.
È quindi utile porre l’attenzione su un diverso tipo di prodotto, finora non molto diffuso, ovvero il “cross-genre”, ovvero il mix di generi. Di cosa stiamo parlando? Ecco, immaginate di mescolare un’avventura medieval fantasy, con magie, armi da taglio e mostri vari, con un cartone animato demenziale e totalmente dissacrante ambientato nell’era moderna. I risultati possono essere due: o una cagata pazzesca o una figata spaziale. È il caso di South Park: Il Bastone della Verità, presentato all’E3 di due anni fa. Da quello che si può vedere dai primi gameplay, il gioco si svolge in puro stile GdR a turnazione vecchio stile, il tutto però ambientato nel volgarissimo mondo di South Park. Preparatevi a vedere Gesù armato di fucile entrare in combattimento.
Quel che è certo è che l’originalità è espressa ai massimi livelli. Tuttavia molte sono le incognite su questo prodotto e chissà se, alla fine, non si rivelerà essere una gran pacchianata. Esempi passati di cross-genre ne abbiamo in quantità, alcuni anche molto riusciti. La già nominata serie di Shin Megami Tensei: Persona ne è la prova: questa saga offre un’incredibile mix di simulazione di vita reale e GdR a turnazione, un po’ come fondere The Sims con Final Fantasy. E il successo che ha avuto, al tempo, è indiscutibile. Anche il famosissimo Portal può essere considerato come il primo esempio di mix tra un puzzle game e un FPS.
Altro grande successo per i giochi “mixati” è la recente serie di videogames della Telltale Games, ovvero The Wolf Among Us (al quale dedicammo già un articolo tempo fa) e The Walking Dead. Soprattutto quest’ultimo dà l’esempio di un triplo miscuglio: il gioco è strutturato come una serie TV ad episodi, ma lo stile è cartoon, molto fumettato con i contorni neri e il design che ricorda molto uno schizzo su tela; inoltre, il gameplay si basa su diverse scelte possibili che influenzano la storia, il tutto unito con parti di azione e avventura. Ma non tutti gli “ibridi” hanno successo o lo meritano: giochi come Jericho o Legendary cercano di mescolare l’FPS al gothic/dark fantasy, ma il risultato lascia spesso a desiderare.
Con tutto ciò non voglio dire che le vecchie saghe o videogiochi “mono-genre” siano da buttare. Assolutamente no. È cosa buona e giusta specializzarsi in un determinato ambito e sforzare giochi di ottima fattura. Senza contare che, se si è appassionati ad una serie, fa sempre piacere vederla continuare (cosa sulla quale le case di produzione contano molto, ma questo è un altro discorso). Tuttavia, il mix di generi può rappresentare una fondamentale svolta nella nuova generazione di videogames, portando innovazione dove il classico diventa stantio e dando nuovi sbocchi alla creatività degli sviluppatori e, perché no, anche dei giocatori.
– Giovanni Vietri –